Rinnovabili, efficienza, CO2: bene l’Europa al 2020, ma dopo?

Le ultime proiezioni dell’Agenzia UE per l’Ambiente confermano i progressi fatti finora per gli obiettivi del pacchetto 20-20-20. Restano diverse incognite su come raggiungere i traguardi al 2030. Le misure attuali sono inadeguate soprattutto nel campo dei tagli alle emissioni.

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L’Europa è sulla strada giusta per centrare gli obiettivi clima-energia al 2020 e, soprattutto, per raggiungere traguardi più ambiziosi al 2030?

Dopo che la Commissione europa ha pubblicato il suo “pacchetto d’inverno” con tutte le proposte in tema di rinnovabili, efficienza energetica e riduzione di gas serra (vedi analisi e commenti su QualEnergia.it), l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA, European Environmental Agency) ha fatto un nuovo punto della situazione.

Nel rapporto Trends and Projections in Europe 2016 (sintesi allegata in basso) l’agenzia ha misurato il progresso dei 28 Stati membri verso l’economia verde.

Orientiamoci con qualche grafico: il primo che proponiamo qui sotto riassume le proiezioni al 2020 dei tre obiettivi fissati a suo tempo da Bruxelles.

Come si vede, il quadro nel complesso è positivo: le fonti rinnovabili sono già arrivate al 16% circa dei consumi finali lordi di energia e, quindi, sono in linea con la traiettoria indicata dalla direttiva comunitaria.

Per quanto riguarda il taglio delle emissioni di CO2, l’Europa ha toccato il -22% circa nel 2014 e nonostante la risalita osservata lo scorso anno, c’è da aspettarsi un pieno raggiungimento del bersaglio (ma quante delle emissioni sono state “delocalizzate”?).

Per quanto concerne, infine, l’efficienza, l’agenzia osserva che dal 2005 i consumi di energia primaria in Europa stanno calando a un ritmo che permetterebbe ai diversi paesi di trovarsi in regola con i dettami di Bruxelles tra quattro anni.

La tabella sotto riassume invece le posizioni dei singoli Stati membri. In totale, 16 di essi nel 2014 erano già bene allineati con i rispettivi traguardi nei diversi settori del pacchetto 20-20-20.

In particolare, tutti i paesi con l’eccezione di Malta stavano riducendo a sufficienza le emissioni di CO2. Sul fronte delle rinnovabili, 22 nazioni stavano compiendo buoni progressi tranne Francia, Olanda, Irlanda, Malta, Polonia e Portogallo. La buona notizia è che l’Italia figurava sempre nel club dei virtuosi.

Tutto bene, quindi? Non del tutto, prosegue il rapporto, perché gli sforzi fatti finora diventano insufficienti se spostiamo i riflettori sui valori appena proposti dalla Commissione UE per il 2030, quindi 27% di rinnovabili, 30% di efficienza energetica e 40% di riduzione di gas serra.

Partiamo dalla CO2: secondo le proiezioni riferite ai differenti paesi, si legge nel rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente, con le politiche attuali si potrebbe arrivare al massimo ad abbattere le emissioni del 26-29% rispetto ai livelli del 1990.

Passando alle rinnovabili, l’EEA spiega che mantenendo il tasso corrente di sviluppo e investimenti l’Europa potrebbe superare l’obiettivo del 27%, che difatti è sempre stato giudicato troppo prudente dalle associazioni di settore.

Tuttavia, c’è anche il rischio che gli investimenti in tecnologie pulite rallentino a causa di barriere di vario tipo. Ad esempio è da vedere quale impatto avrà l’eliminazione nei prossimi anni della priorità di dispacciamento sul mercato elettrico. Molta incertezza, evidenzia infine l’agenzia UE, rimane sulla concreta realizzazione degli interventi di efficienza per ridurre i consumi energetici nei diversi comparti (edilizia, trasporti, industria).

L’ultimo grafico che proponiamo mostra quanta sia ancora erta la strada da percorrere in un orizzonte temporale più lungo.

Assumendo l’impegno di tagliare le emissioni dell’80-95% nel 2050 in confronto al 1990, infatti, le energie rinnovabili dovrebbero portarsi al 55-75% dei consumi finali lordi di energia, con un tasso di crescita triplo di quello registrato nel periodo 2005-2014.

Sintesi del rapporto EEA (pdf)

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