Dlgs carburanti alternativi, parere favorevole delle Regioni e osservazioni

Lo schema di decreto legislativo che recepisce la Directive alternative fuel initiative (DAFI) sulla realizzazione delle infrastrutture per i carburanti alternativi, ha ricevuto parere favorevole dalla Conferenza delle Regioni, ma condizionato all’accoglimento di alcune osservazioni.

ADV
image_pdfimage_print

Lo schema di decreto legislativo, in attuazione della 2014/94/UE, la Directive alternative fuel initiative (DAFI) sulla realizzazione delle infrastrutture per i carburanti alternativi, approvato lo scorso settembre dal Consiglio dei Ministri, ha ricevuto parere favorevole dalla Conferenza delle Regioni sul testo del provvedimento (vedi allegato in basso: pareri e decreto).

Il via libera dato dalle Regioni è condizionato all’accoglimento di alcune osservazioni.

Una prima richiesta è che entro 12 mesi dall’entrata in vigore del dlgs Carburanti alternativi, le Regioni approvino programmi che prevedano la realizzazione, all’interno delle aree di servizio, di un numero adeguato di punti di ricarica per veicoli elettrici, nonché di distribuzione di GNC (gas naturale compresso)e GNL (gas naturale liquefatto), lungo la rete autostradale.

I concessionari delle aree di servizio individuate provvederanno, pertanto, entro i successivi 24 mesi, all’adeguamento.

Nella condizione posta si specifica che i punti di rifornimento devono essere previsti a una distanza non superiore a 100 km l’uno dall’altro.

In Conferenza Unificata si è anche accolto l’emendamento al comma 9 dell’art. 18 del dlgs in merito ai veicoli pubblici: le amministrazioni pubbliche al momento della sostituzione del proprio parco autovetture, autobus e mezzi di raccolta dei rifiuti urbani sono obbligate all’acquisto di almeno il 30% dei veicoli a GNC, GNL ed elettrici, anziché del 25%.

Sul dlgs si sono registrati recentemente molti commenti, alcuni non propriamente positivi, soprattutto perché il provvedimento viene ritenuto scarsamente ambizioso.

E’ il caso di Legambiente che ha chiesto ad esempio di anticipare di 2 anni gli obiettivi previsti al 2020 per lo sviluppo delle centraline e di aumentarne la diffusione in particolare in autostrada, nelle città e nei nuovi edifici.

L’associazione ha poi stigmatizzato il fatto che su 24mila distributori di carburante, non più di un centinaio in tutta Italia saranno obbligati ad avere le colonnine elettriche e distributori di metano. Con il rischio di rendere difficile il rifornimento in autostrada.

Altro punto poco apprezzato è il ritardo nella emanazione dei decreti che dovrebbero aprire finalmente al biometano in Italia. La preoccupazione di molti osservatori è che il Governo guardi con attenzione solo all’utilizzo del gas naturale come combustibile alternativo, quando – spiega Legambiente – da un punto di vista ambientale, questo dovrebbe venire solo dopo la mobilità elettrica e il biometano.

Intanto RSE sta fornendo alla Presidenza del Consiglio, insieme ad altri organismi di ricerca, valutazioni sulle possibili traiettorie tecnologiche di medio periodo sui punti di ricarica per i veicoli elettrica (una roadmap per la mobilità sostenibile), obiettivi, anche numerici, che dovranno essere rivisti ogni tre anni sulla base di una valutazione della domanda nazionale.

I seguenti documenti sono riservati agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×