In Francia le rinnovabili al centro del piano energetico. Carbon tax e nucleare nodi irrisolti

Fissati gli obiettivi per le tecnologie pulite al 2023. Il Governo punta a oltre 70 GW di potenza cumulativa installata nelle fonti green. Atteso un boom per eolico e solare. Si parla anche di reti intelligenti, sistemi di accumulo, biometano, auto elettrica. Più complessa la riduzione dell’atomo.

ADV
image_pdfimage_print

Era atteso da un anno il decreto con la programmazione pluriennale dell’energia (PPE, programmation pluriannuelle de l’énergie) che permetterà alla Francia di attuare la legge sulla transizione energetica approvata ad agosto 2015.

Il provvedimento (allegato in basso), fissa gli obiettivi per lo sviluppo delle diverse fonti rinnovabili e un calendario di massima con le aste competitive che assegneranno la nuova potenza verde.

La portata del decreto è ampia, perché non si parla solo di tecnologie pulite in campo elettrico, ma anche di riduzione dei consumi nel riscaldamento, mobilità sostenibile, reti intelligenti, autoproduzione, sistemi di accumulo, rinnovamento degli edifici, immissione in rete del biometano.

Anche se, come vedremo, alcuni punti e aspetti strategici restano incerti o solo accennati, compresa la questione nucleare.

Questa programmazione, evidenzia il ministero dell’Energia presieduto da Ségolène Royal, intende portare la Francia verso un’economia a basse emissioni di CO2, sempre meno dipendente dai combustibili fossili, grazie anche a un taglio progressivo del fabbisogno energetico.

Come mostra la tabella sotto, il traguardo è pari a 71-78 GW di potenza cumulativa installata di rinnovabili nel 2023, con una crescita del 72% circa rispetto al 2014, cioè in un lasso di tempo di nove anni.

L’eolico sulla terraferma, ad esempio, dovrà arrivare ad almeno 22 GW di potenza, con un obiettivo intermedio di 15 GW nel 2018; per l’eolico offshore, invece, il decreto ha prospettato 3 GW di potenza disponibile tra sette anni, che potranno anche essere di più se le condizioni saranno favorevoli (esperienza positiva dei primi progetti realizzati, costi decrescenti, ecc.).

Per il solare fotovoltaico, gli obiettivi sono altrettanto ambiziosi: 18-20 GW di capacità nel 2023, partendo da poco più di 5 GW a fine 2014. Le rinnovabili, nel loro insieme, produrranno così tra 150 e 167 TWh di elettricità alla data considerata.

Nel grafico sotto, invece, vediamo quale sarà la probabile evoluzione dei consumi energetici finali in Francia: da 155 Mtep nel 2012 a 135 Mtep nell’ipotesi di attuare pienamente la programmazione pluriennale stabilita dal decreto (scénario de référence nel grafico, mentre la variante della barra rossa è lo scenario tendenziale).

La riduzione, quindi, sarà del 12,3% con un contributo essenziale del settore residenziale-terziario che passerà da 69 a 56 Mtep. I consumi dei trasporti scenderanno da 49 a 43 Mtep, grazie soprattutto alla crescente elettrificazione delle vetture private – l’obiettivo è 2,4 milioni di auto elettriche/ibride ricaricabili in circolazione – oltre all’uso di biocombustibili avanzati e biometano.

I consumi primari di energie fossili, sempre nell’ipotesi di piena attuazione della PPE, caleranno del 22% nel periodo 2012-2023 con un abbattimento particolarmente rilevante dell’utilizzo di carbone (-37%).

Per quanto riguarda la produzione di calore, le fonti rinnovabili dovranno generare circa 19 Mtep con un aumento della potenza installata superiore al 50% in confronto a oggi (vedi il terzo grafico qui sotto).

Vale la pena ricordare che il governo transalpino, proprio per favorire gli investimenti nell’economia verde e sostenibile in tutte le sue forme, ha annunciato a settembre il lancio nel 2017 di green bond statali per un valore complessivo che dovrebbe attestarsi a diversi miliardi di euro (La svolta ecologica francese: nel 2017 arrivano i green bond statali).

Restano alcuni nodi scoperti. Il primo è come penalizzare il consumo di combustibili fossili attraverso un incremento del prezzo della CO2, che la Francia vorrebbe portare a 56 €/tonnellata nel 2020.

La recente proposta di introdurre una carbon tax nazionale per colpire gli impianti più inquinanti, però, rischia di essere bocciata dal governo, secondo alcune indiscrezioni riportate dalle agenzie.

Un’altra idea è fissare un corridoio di prezzo della CO2 nell’ambito del sistema EU-ETS, anche se pare difficile trovare un accordo tra i vari Stati membri (Portare il prezzo della CO2 a 30 euro per tonnellata: la proposta francese).

Sul fronte nucleare, la proposta di Parigi, peraltro confermata nello stesso decreto sulla transizione energetica, è ridurre il peso dell’atomo nel mix elettrico dall’attuale 75 al 50% nei prossimi anni.

Tuttavia, il documento di programmazione è piuttosto vago su questo punto. EDF dovrà presentare un piano strategico per chiudere una ventina di reattori, iniziando da quelli più vecchi, ma la partita politica si annuncia molto complessa.

Anche perché in aprile ci saranno le elezioni presidenziali e non è certo scontato che il successore di Hollande vorrà proseguire su questa strada di riduzione della generazione dall’atomo.

Il seguente documento è riservato agli abbonati a QualEnergia.it PRO:

Prova gratis il servizio per 10 giorni o abbonati subito a QualEnergia.it PRO

ADV
×