Rinnovabili e accumuli per centrali elettriche virtuali, nuovi servizi e attori

Esempi di centrali elettriche virtuali (VPP) nel mondo, cioè impianti fotovoltaici, eolici, a biomasse abbinati a sistemi di storage e gestiti in maniera coordinata come se fossero, appunto, un'unica centrale. E’ il futuro per l'equilibrio della rete elettrica, con una remunerazione del servizio.

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La complessità della gestione elettrica in presenza di elevate quote di fonti rinnovabili sta facendo emergere nuovi attori e nuove soluzioni.

Un’interessante opzione che facilita il cambio di paradigma nella generazione elettrica è quella dei Virtual Power Plant (VPP), che consentono di aggregare impianti di produzione elettrica (per esempio: una centrale a gas, dei parchi eolici e migliaia di impianti fotovoltaici) abbinati a sistemi ad accumulo, inclusi veicoli elettrici.

Con in più la possibilità di incidere anche sulla domanda regolando il funzionamento di frigoriferi, boilers, impianti di climatizzazione, eccetera.

In questo modo è possibile interfacciarsi con il mercato come se un unico impianto “convenzionale” stesse fornendo energia e servizi alla rete.

Secondo Navigant Research le soluzioni degli “Aggregatori” o “Virtual Power Plants” invaderanno il mercato nei prossimi anni, tanto che negli Stati Uniti si stima che 28.000 MW verranno gestiti come VPP nel 2023.

La loro diffusione al momento è frenata dalle normative, da problemi di interfacciamento e dai costi dell’elettronica di controllo non ancora standardizzata, ma è ragionevole aspettarsi che nei prossimi anni queste difficoltà verranno superate.

Chi gestirà in futuro queste nuove aggregazioni? Ovviamente le utility guardano con molto interesse a questa prospettiva. Negli Usa la Con Edison di New York ha lanciato un programma che coinvolge centinaia di sistemi fotovoltaici abbinati a sistemi di accumulo da gestire in funzione delle esigenze della rete, mentre la Southern California Edison ha fatto un accordo con Nest, che produce termostati wireless intelligenti, per installare 50.000 dispositivi in altrettanti appartamenti, creando una sorta di centrale elettrica virtuale con una capacità complessiva di 50 MW.

In Germania, la norvegese Statkraft controlla dai suoi uffici di Düsseldorf un insieme virtuale di ben 9.000 MW, che raggruppa, tra l’altro, 4.800 aerogeneratori, 100 centrali solari e 12 impianti a biomassa. Recente è un caso olandese dove si vuole creare una rete di 400 batterie Tesla Powerwall attraverso il programma pilota CrowdNett con l’obiettivo di sviluppare modelli di controllo della domanda elettrica, aggregando diversi dispositivi di energy storage in una sola “centrale virtuale”, in grado di fornire servizi di vario tipo.

Ma le aspettative sono così interessanti da indurre la nascita di nuove società, che competono con le utility nella fornitura non solo dell’energia, ma anche dei servizi necessari a garantire la sicurezza dell’intero sistema elettrico, come la regolazione di frequenza e di tensione.

Next Kraftwerke, nata nel 2009 come spin-off dell’Università di Colonia, ha visto una crescita esplosiva arrivando a gestire 3.600 impianti per 2.100 MW che sono in grado di offrire 9 TWh.

In Italia i limiti stanno nelle regole del mercato elettrico che, tra l’altro, stabiliscono quali unità possono essere abilitate all’accesso al mercato del servizio di bilanciamento, di fatto tagliando fuori le rinnovabili dal mercato dei servizi.

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