La IEA e i trend dell’efficienza energetica spiegati in sei grafici

Standard obbligatori per i consumi dei veicoli e requisiti minimi di prestazione negli edifici, evidenzia l’agenzia internazionale per l'energia, sono alcuni esempi di come le politiche a livello globali stiano contribuendo a disaccoppiare la crescita economica dalla domanda di energia.

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Senza un incremento delle misure di efficienza energetica sarà molto difficile – se non impossibile – sviluppare un’economia a basse emissioni di CO2.

Questo è il messaggio che la IEA (International Energy Agency) ha voluto dare con il suo nuovo rapporto, Energy Efficiency Market Report 2016 (allegato in basso).

Approfondiamo allora un po’ di numeri, scenari e politiche, aiutandoci con una selezione di grafici dell’agenzia. Partiamo da un dato positivo: l’intensità energetica globale è migliorata lo scorso anno, segnando un -1,8% (-1,5% nel 2014), circa il triplo di quanto osservato in media nel decennio 2003-2013. Significa che stiamo consumando meno energia per unità di PIL.

L’altro dato confortante è che questa tendenza non è stata interrotta dai prezzi bassi dei combustibili fossili – pensiamo soprattutto al petrolio – che, al contrario, avrebbero potuto favorire un aumento dei consumi.

Resta il problema che i risultati ottenuti finora sono insufficienti: per raggiungere gli obiettivi climatici sanciti dalla Cop21, infatti, l’intensità energetica dovrebbe migliorare almeno del 2,6% l’anno.

Proseguiamo con una doverosa parentesi cinese. Come evidenzia l’agenzia dell’energia, la Cina è un “peso massimo” che nel 2015 ha consumato il 5,6% in meno di energia per unità di PIL. Senza questo contributo, il guadagno netto mondiale sarebbe stato inferiore (pari a 1,4%). Peraltro, l’economia del paese è cresciuta di quasi il 7% lo scorso anno, mentre la domanda di energia primaria è salita in modo molto più contenuto (0,9%).

Qual è la ricetta più efficace per avviare questo disaccoppiamento (decoupling) tra crescita economica e richiesta complessiva di risorse fossili/naturali?

Il fattore decisivo, spiega la IEA, è l’attuazione di politiche di efficienza nei vari paesi, oltre naturalmente alla riduzione dei prezzi delle diverse tecnologie.

Come evidenzia il secondo grafico che proponiamo, infatti, il 30% dei consumi energetici finali del 2015 era “coperto” da misure/standard obbligatori di prestazione, con punte particolarmente elevate in tre categorie: illuminazione, veicoli passeggeri e riscaldamento degli edifici.

La IEA ha elaborato anche un indice – riassunto nel grafico sotto – per tracciare i progressi effettivi delle misure di efficienza (EPPI, Efficiency Policy Progress Index) e capire, così, quali siano i settori che stanno ottenendo le riduzioni più sensibili del fabbisogno energetico.

Per esempio, gli standard nazionali sui consumi di automobili e furgoni, nel loro complesso, hanno permesso di risparmiare 2,3 milioni di barili giornalieri di petrolio nel 2015, corrispondenti al 2,5% circa delle forniture mondiali.

Anche l’efficienza negli edifici residenziali ha compiuto buoni progressi, precisa l’agenzia, grazie soprattutto alla diffusione dei requisiti minimi di rendimento (MEPS, minimum energy performance standard) che hanno favorito l’installazione di sistemi di riscaldamento e condizionamento sempre più avanzati.

La IEA ha stimato che gli investimenti globali in efficienza energetica si siano attestati sui 221 miliardi di dollari nel 2015, +6% rispetto al 2014, con una punta del +9% nel campo degli edifici.

Come mostra il quarto grafico che abbiamo scelto, il mercato delle ESCo si sta ampliando. Lo scorso anno queste aziende di servizi energetici hanno avuto un giro d’affari di circa 24 miliardi di dollari, di cui oltre metà (13 miliardi) nella sola Cina.

Lo spazio per estendere le politiche mondiali è vastissimo, termina l’analisi della IEA, perché il 70% dell’energia utilizzata a livello globale, per il momento, è rimasto fuori da qualsiasi tipo di regola o standard volto a ridurre i consumi.

Ancora una volta (vedi grafico sotto) è la Cina a suggerire la strada da percorrere, pur tra le sue grandi contraddizioni.

Nel 2014, infatti, la Cina ha risparmiato tanta energia, come conseguenza delle misure di efficienza, quanta è stata l’energia generata dalle sue fonti rinnovabili.

Si comprende bene, quindi, guardando l’ultimo grafico della IEA che proponiamo, che l’efficienza è un vero fattore strategico verde, magari “nascosto”, ma sempre più indispensabile per contibuire ad abbattere le emissioni cumulative di CO2.

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