Energia solare e acqua marina per alimentare nuove fattorie rinnovabili

In Australia il primo esempio al mondo su scala commerciale di agricoltura che sfrutta soltanto risorse potenzialmente infinite - sole e acqua marina - per coltivare pomodori in serra in zone aride. Vediamo come funziona e quali potrebbero essere i suoi futuri sviluppi anche altrove.

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Siccità, inaridimento dei terreni, esaurimento delle risorse naturali: sono gli effetti dei cambiamenti climatici con cui si dovrà misurare l’agricoltura del futuro. È davvero possibile coltivare frutta e ortaggi in aree desertiche? Senza utilizzare pesticidi e organismi geneticamente modificati, sfruttando soltanto energia rinnovabile?

In Australia c’è una fattoria super tecnologica che sta sperimentando un nuovo modello di agricoltura sostenibile.

Tutto è partito nel 2010, con i primi test e progetti pilota su scala ridotta di quella che nel 2016 – proprio in questi giorni – sarebbe diventata la prima serra gigante alimentata unicamente dal sole e dall’acqua marina. È un sistema agricolo quasi autosufficiente, sviluppato dalla società londinese Sundrop Farm, in grado di rendere fertili territori degradati, assolutamente inadatti alle coltivazioni tradizionali.

Vediamo allora come funziona. La fattoria di 20 ettari si trova nella regione arida di Port Augusta ; una condotta di due chilometri porta l’acqua dallo Spencer Gulf a un impianto di desalinizzazione, che fornisce tutto il prezioso liquido indispensabile per irrigare 180.000 piante di pomodoro.

La fonte energetica primaria è una centrale solare termodinamica, con oltre 23.000 specchi – la superficie totale occupata è di circa 51.000 m2 – che concentrano i raggi solari su una torre ricevente alta 115 metri (vedi foto).

Questa centrale, quindi, produce tutta l’energia elettrica e termica necessaria a far funzionare l’impianto di desalinizzazione e riscaldare le serre d’inverno. L’acqua marina è anche impiegata per purificare e sterilizzare l’aria nel sistema di ventilazione delle serre.

L’investimento complessivo è ammontato a circa 200 milioni di dollari australiani, di cui metà finanziati dal fondo globale KKR, Anche lo stato del South Australia ha supportato il progetto con un prestito da 6 milioni di dollari, attraverso il Major Projects Program dei fondi di sviluppo regionale.

La nuova fattoria, appena inaugurata, produrrà oltre 15.000 tonnellate di pomodori l’anno, destinati agli scaffali di una nota catena australiana di supermercati, grazie a un accordo commerciale decennale.

L’obiettivo di Sundrop Farms, spiega il suo fondatore e amministratore delegato, Philipp Saumweber, è creare un modello di agricoltura capace di autosostenersi con input rinnovabili – energia solare e acqua marina – disaccoppiando così la produzione alimentare da risorse “finite” per definizione, cioè carburanti fossili, terreni fertili e acqua dolce delle falde sotterranee.

Va detto che le serre di Port Augusta sono tuttora collegate alla rete elettrica per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza, ad esempio se d’inverno l’irraggiamento solare non dovesse bastare per coprire tutti i consumi elettrici e termici della fattoria, che è la prima al mondo con queste caratteristiche a funzionare su scala commerciale.

Sundrop Farms ha già in programma di realizzare altre serre analoghe in Europa (in Portogallo) e negli Stati Uniti, oltre che in Australia.

C’è anche qualche voce più critica sull’iniziativa. Ad esempio Paul Kristiansen dell’Università del New England osserva che per il momento l’Australia non ha problemi a coltivare pomodori in zone più fertili, senza dover utilizzare impianti così innovativi, ma anche molto più costosi delle serre tradizionali.

Ciò non toglie, ammette lo stesso Kristiansen, che le “fattorie solari-marine” potranno essere la carta di salvezza in futuro se i cambiamenti climatici provocheranno siccità diffuse, con la conseguente desertificazione di suoli che in precedenza erano fertili.

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