Le bioenergie, non tutte sono “pulite”. I prossimi passi della politica europea

Transport&Environment torna a segnalare l’utilizzo spesso improprio delle biomasse, in particolare nei trasporti, nell’ambito degli obiettivi clima-energia 2030. Un position paper con le raccomandazioni che andrebbero inserite nella prossima proposta della Commissione.

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Le bioenergie, tra le fonti rinnovabili, sono quelle che fanno maggiormente discutere sulla loro effettiva sostenibilità ambientale. Dalla Commissione UE, entro la fine del 2016, dovrebbe arrivare una proposta per una nuova politica sull’utilizzo delle biomasse nel riscaldamento, nella generazione di energia elettrica e nei trasporti.

Ed è proprio sui trasporti che si concentrano molte perplessità, riguardo soprattutto quelle coltivazioni intensive da cui si ricava il biofuel.

L’organizzazione no-profit Transport&Environment ha appena pubblicato un documento con una serie di raccomandazioni per limitare lo sfruttamento improprio delle biomasse. Nel position paper “A new EU sustainable bioenergy policy ” (allegato in basso) troviamo diversi suggerimenti per regolare la produzione e l’uso delle materie prime di origine vegetale.

Il problema principale in questo settore, infatti, è che spesso le filiere produttive sono ben lontane dal rispettare tutti gli standard di efficienza e tutela ambientale; in particolare, negli ultimi anni sono emersi parecchi dubbi sulla quantità reale di CO2 risparmiata grazie all’impiego di bioenergie, considerando l’intero processo produttivo “dal bosco al camino” o “dai campi alle ruote”.

Anche in Italia si è dibattuto ampiamente di filiera corta, a km zero o quasi, rispetto a importazioni di materie prime da paesi anche molto distanti, oltre che di qualità e tracciabilità del prodotto; le buone pratiche sono confluite in vari tipi di certificazioni e regole condivise, come il “Biogas fatto bene” (vedi anche QualEnergia.it).

Quali sono le proposte di Transport&Environment? La prima è introdurre un tetto europeo alla quantità massima di bioenergia consentita per raggiungere gli obiettivi su clima e rinnovabili al 2030.

Nel campo dei trasporti Bruxelles dovrebbe eliminare entro il 2020 tutti gli aiuti diretti e indiretti all’utilizzo di biocombustibili ottenuti da piantagioni alimentari, cosiddetti “di prima generazione” per distinguerli dai biocarburanti avanzati, derivati da biomasse di scarto e colture non alimentari.

Entro il 2030, inoltre, l’Europa dovrebbe vietare l’immissione sul mercato di combustibili presunti “verdi” basati su coltivazioni tradizionali, come la palma da olio. Nel frattempo, dovrebbe abbassare la soglia massima consentita di carburanti di prima generazione, ad esempio dall’attuale 7 al 5%, nell’ambito della quota totale di energia rinnovabile nei trasporti al 2020 (vedi anche QualEnergia.it).

Ci sono poi alcune raccomandazioni per assicurare la sostenibilità del ciclo produttivo: ad esempio, non coltivare piantagioni energetiche su terreni agricoli, salvo che questi ultimi siano abbandonati, o su aree naturali protette e ricche di biodiversità vegetale e animale.

Da evitare assolutamente, in sintesi, il cosiddetto ILUC (indirect land use change), cioè il disboscamento per fare spazio alle colture alimentari, a loro volta “spodestate” dall’arrivo delle piantagioni destinate alla produzione di biofuel.

Proprio la deforestazione incontrollata è finita sotto la lente di varie organizzazioni no-profit in una recente indagine con il supporto di foto, video e rilevazioni satellitari. Nel mirino c’è il colosso coreano-indonesiano Korindo, accusato di aver bruciato illegalmente decine di migliaia di ettari di foreste tropicali vergini in Indonesia, allo scopo di liberare terreni da coltivare a palma da olio.

Potrebbero sembrare problemi che non ci riguardano, ma è bene ricordare che il 45% circa dell’olio di palma impiegato in Europa finisce nei serbatoi di automobili e camion, miscelato con l’etichetta di biofuel al resto del carburante.

Ecco perché diventa così importante rivedere la politica UE complessiva sui trasporti, azzerando davvero tutte le importazioni di bioetanolo e biodiesel provenienti da filiere che ben poco hanno di sostenibile e che non permettono, in definitiva, alcuna riduzione delle emissioni di CO2.

Le proposte di Transport&Environment: A new EU sustainable bioenergy policy

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