Greenpeace Italia lancia crowdfunding per un impianto da 40 kW a Lampedusa

  • 30 Giugno 2016

In occasione dei suoi 30 anni dalla nascita Greenpeace Italia lancia “Accendiamo il sole”, una campagna di crowdfunding per donare agli abitanti di Lampedusa un impianto fotovoltaico da installare sul tetto della sede del comune.

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Aggiornamento al 18 luglio: Greenpeace Italia ringrazia le 936 persone che hanno deciso di prendere parte al progetto di crowdfunding “Accendiamo il sole”: in soli 15 giorni hanno donato i 30 mila euro necessari.

 

In occasione dei suoi 30 anni dalla nascita (luglio 1986) Greenpeace Italia lancia “Accendiamo il sole”, una campagna di crowdfunding per regalare agli abitanti di Lampedusa energia pulita e rinnovabile.

Lampedusa è oggetto di un paradosso che accomuna molte delle isole minori italiane non collegate alla rete elettrica nazionale. Nonostante siano ricche di sole e il vento, queste isole producono la quasi totalità della propria energia da derivati del petrolio. Una fonte energetica sporca, inquinante e molto costosa, pagata in bolletta da tutti gli italiani con oltre 60 milioni di euro di incentivi ogni anno.

Con questa campagna, Greenpeace Italia intende finanziare un impianto fotovoltaico da 40 kWp da installare sul tetto del Comune di Lampedusa.

“Per il nostro trentesimo compleanno vogliamo fare un gesto concreto, e con l’aiuto di tutti metteremo un primo importante mattoncino per un futuro 100% rinnovabile per Lampedusa e per tutti noi”, ha detto Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Questo impianto permetterà ai cittadini dell’isola di risparmiare quasi 200mila euro, evitando allo stesso tempo l’immissione in atmosfera di quasi 300 tonnellate di CO2, l’equivalente delle emissioni catturate da oltre 7.300 alberi in 10 anni».

Il progetto di solarizzazione del tetto del palazzo comunale di Lampedusa è già stato autorizzato lo scorso anno sia dall’amministrazione dell’isola che dalla Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Agrigento, ma è stato nel frattempo bloccato da un cortocircuito burocratico che ha impedito l’accesso ai fondi di finanziamento. Greenpeace si è quindi offerta di sbloccare questo stallo burocratico.

Una situazione non nuova nel nostro Paese, in particolare per il settore delle rinnovabili, in cui l’eccesso di burocrazia è spesso la più grande barriera allo sviluppo delle energie pulite, sia per i cittadini che per i grandi investitori, ha spiegato Greenpeace in una nota.

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