Firma decreto rinnovabili non FV: i primi commenti

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Le prime reazioni dal mondo ambientalista e delle associazioni all'annuncio, arrivato ieri, della firma all'attesissimo decreto con gli incentivi alle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico, in ritardo di circa un anno e mezzo e che resterà in vigore solo fino al 31 dicembre 2016.

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Soddisfazione per la fine dell’iter dell’attesissimo decreto, ma un entusiasmo smorzato dalla coscienze della portata reale della misura, che, a dispetto delle parole del premier Matteo Renzi resta alquanto limitata, sia per la durata temporale del decreto, che per le risorse messe in campo: quei 9 miliardi, spalmati in 20 anni sono decisamente pochi e l’accesso è assicurato solo fino a fine anno. Una finestra temporale impossibile da utilizzare per molti investimenti.

Potremmo riassumere così le prime reazioni dal mondo ambientalista e delle associazioni arrivate in redazione dopo l’annuncio, arrivato ieri, della firma al decreto con gli incentivi alle rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico, in ritardo di circa un anno e mezzo e che resterà in vigore solo fino al 31 dicembre 2016.

Il DM – ha ricordato il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda – mette a disposizione, a regime, oltre 400 milioni all’anno a favore dei nuovi impianti che verranno selezionati nel 2016. Il periodo di incentivazione avrà durata di 20 anni e nel complesso verranno investiti circa 9 miliardi di euro nel ventennio: questo il dato che ha permesso a Renzi l’annuncio ad effetto, che per molti italiani che non hanno seguito le tormentate vicende del decreto sarà sembrato il lancio di una nuova generosa misura a sostegno delle fonti pulite.

“Sarà ora interessante capire come verranno utilizzati i fondi che Renzi ha promesso di stanziare per incentivare nei prossimi anni le energie rinnovabili. Una cifra davvero bassa“, dichiara Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia. “Inoltre ci chiediamo se il governo intenderà puntare sui grandi impianti a biomasse o se si promuoveranno politiche che aiutino i piccoli produttori di energia fotovoltaica ed eolica, come indica chiaramente la Ue”.

Greenpeace prende atto con soddisfazione dell’attenzione del governo sul tema, ma fa notare la mancanza di interlocuzione dell’esecutivo con le associazioni di rappresentanza dei produttori di energia da fonti rinnovabili. “Associazioni che, evidentemente, al pari delle organizzazioni ambientaliste che da mesi chiedono un confronto in materia con il governo, non sono considerate interlocutori validi.”

Per l’organizzazione ambientalista, quello che sembra certo è che “pare invece essere inesorabilmente ‘evaporato’ uno degli annunci fatti da Renzi durante la campagna per il referendum trivelle, ovvero il raggiungimento del 50% di elettricità da fonti rinnovabili entro fine legislatura.”

Secondo le ultime statistiche, fa notare Greenpeace in una nota, “l’Italia è infatti tra i pochi Paesi in Europa che nel 2015 – e nei primi mesi del 2016 – ha visto contestualmente calare la propria produzione da fonti rinnovabili e aumentare quella da fonti fossili. Non solo. In Europa la posizione italiana è costantemente tra le meno ambiziose per quanto riguarda gli obiettivi legati al clima e alle energie rinnovabili.”

“I fatti e i numeri ci dicono che l’Italia in fatto di rinnovabili oggi vive di rendita grazie all’eredità del passato”, continua Iacoboni. “Speriamo davvero che inizi una fase di pianificazione seria e ambiziosa, che non guardi solo alle grandi aziende ma anche ai cittadini che vogliono diventare produttori della loro energia, come sta accadendo in molte parti d’Europa e del mondo”.

Più diplomatica la reazione di AssoRinnovabili, associazione dei produttori, dell’industria e dei servizi per le energie rinnovabili: “Dopo tanti mesi di attesa – spiega il presidente dell’associazione, Agostino Re Rebaudengo – si tratta sicuramente di una buona notizia.”

“Cogliamo con favore la svolta green annunciata dal Premier Renzi e dal Ministro Calenda – continua Re Rebaudengo – e a tal proposito rinnoviamo la nostra piena disponibilità a collaborare con il Ministero dello Sviluppo Economico sui tanti dossier in agenda: dalla revisione della Strategia Energetica Nazionale al prossimo decreto che disciplinerà i meccanismi di sostegno alle rinnovabili dal 2017 in avanti, dal rilancio della generazione distribuita all’avvio della filiera del biometano, che il settore attende da anni”.

Per Piero Gattoni, presidente del Cib, Consorzio Italiano Biogas, la firma del decreto “sblocca finalmente una situazione di stallo normativo che ha impedito a tante iniziative imprenditoriali pianificate nel corso del 2015 di entrare in esercizio nel 2016.”

“Siamo molto soddisfatti per l’operato del nuovo ministro della Sviluppo Economico Calenda che dopo una fase di attenta analisi del testo ha rapidamente sbloccato il decreto, come promesso – continua Gattoni – la positiva interazione tra ministero dello Sviluppo economico e delle Politiche agricole, da sempre attento della sostenibilità ambientale e della lotta al cambiamento climatico in agricoltura, anche grazie al settore delle agroenergie.

Questo decreto per il Cib “conferma l’importanza della filiera italiana della digestione anaerobica a cui viene riconosciuto, insieme al resto del settore energetico da biomasse, per il 2016, un obiettivo di crescita di 90 MW di potenza nominale installata.”

L’auspicio è che “il ministro Calenda prosegua con questa determinazione nella definizione dello scenario post-2016, tenendo conto degli obiettivi di medio – lungo periodo con una pianificazione chiara e stabile, al fine di consentire al settore industriale di programmare la crescita e lo sviluppo sia delle tecnologie che della ricerca.”

Al momento, infatti, ricordiamo, non si sa ancora nulla di quel che succederà tra meno di 6 mesi, dal primo gennaio 2017, quando il decreto firmato ieri cesserà di essere in vigore. Un orizzonte decisamente troppo breve per “consentire al settore industriale di programmare la crescita e lo sviluppo sia delle tecnologie che della ricerca”, come auspica l’associazione del biogas.

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