L’energia in Italia, la fotografia dalla relazione annuale Aeegsi

Presentata questa mattina la Relazione Annuale dell'Autorità per l'Energia. Uno strumento per capire come sta cambiando il nostro sistema energetico. Riportiamo in sintesi i dati principali sulle varie fonti che emergono dal documento, disponibile in allegato.

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Gas, rinnovabili, consumi elettrici, prezzi dell’energia: come ogni anno dalla Relazione dell’Autorità per l’Energia arrivano tantissimi dati utili per capire dove sta andando il nostro sistema energetico. Vediamo in sintesi qualche numero dal rapporto, rimandando ad un altro articolo le questioni politiche e regolatorie trattate questa mattina nell’incontro con la stampa.

Energia: in crescita i consumi totali, decarbonizzazione in ritardo

Il miglioramento delle condizioni economiche realizzatosi nel corso del 2015, con un PIL tornato in terreno positivo (+0,8%) dopo tre anni di caduta, e le particolari condizioni metereologiche dell’anno, si riflettono sulla domanda totale di energia. In Italia infatti il consumo interno lordo di energia ha invertito il trend degli ultimi quattro anni, facendo registrare nel 2015 una variazione positiva del +3,2%, raggiungendo un valore assoluto di 171,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep), livello non lontano da quello del 2013.

L’intensità energetica del 2015, cioè il consumo di energia primaria per unità di PIL, risulta così in aumento rispetto al 2014, anche se i valori sembrano confermare un trend di lungo termine in riduzione.

Nel dettaglio, l’indice di intensità elettrica, in risalita rispetto al 2014, risulta comunque inferiore al 2013. Lo spostamento dei consumi verso il settore elettrico, in particolare per quanto riguarda i trasporti e il riscaldamento degli edifici, che dovrebbe rappresentare un passaggio obbligato in vista degli obiettivi di decarbonizzazione di lungo periodo, non ha ancora segnato un deciso avvio.

L’impiego di elettricità per i trasporti e per gli usi civili è, infatti, aumentato nel 2015 (rispettivamente +1,3% e +1,2%), ma in misura minore di quanto sia cresciuto l’impiego di energia negli stessi settori (rispettivamente +4,1% e +7,4%), l’incidenza dei consumi elettrici sul totale dei consumi energetici è ridiscesa sotto il 20%.

Elettricità, 33% dei domestici sul mercato libero, domanda in lieve ripresa

Nel 2015, come nel 2014, oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, ha cambiato fornitore almeno una volta durante l’anno, un quarto del totale dell’energia distribuita in termini di volume. Il segmento più dinamico rimane quello della media tensione, il cui tasso di switching è salito dal 28% del 2014 al 32,6%. Lo spostamento dei soli consumatori domestici verso il mercato libero ricalca i valori del 2014, l’8%, corrispondente a una quota di energia del 10%.

In totale i clienti domestici sul mercato libero nel 2015 sono il 33,4%, contro il 28,3% del 2014. Nel 2015 le famiglie hanno pagato l’elettricità in media 20,71 c€/kWh (di cui 9,64 per la componente relativa al costo di approvvigionamento), ma questo prezzo varia molto con la dimensione dei clienti.

I clienti non domestici in bassa tensione (soprattutto negozi e piccole imprese) hanno pagato invece 19,27 c€/kWh; più bassi sono i prezzi per le imprese in media tensione (14,72 c€/kWh) e per quelle in alta o altissima tensione (10,61 c€/kWh), caratterizzate da consumi molto più elevati.

La domanda di elettricità ha invertito il trend di calo degli ultimi anni, registrando un leggero aumento, +1,5%. I consumi di energia elettrica infatti sono passati dai 291 TWh del 2014 ai 295 TWh del 2015. Sono cresciuti in tutti i settori, in particolare nel settore terziario (+2,3%), poi il domestico (+1,2%) e l’industria (+0,6%).

Bolletta elettrica in proporzione meno salata per famiglie con consumi bassi

Come ormai da anni, anche nel 2015 i consumatori domestici italiani con consumi medio-bassi (fino a 2.500 kWh/a) hanno pagato prezzi dell’energia elettrica inferiori a quelli mediamente praticati nell’Unione europea e nell’Area euro, sia al netto, sia al lordo delle imposte e degli oneri. I prezzi per le restanti classi di consumo sono invece superiori.

Nel dettaglio, per la prima classe di consumo (< 1.000 kWh/anno), nel 2015 il differenziale favorevole del prezzo italiano con la media dei prezzi dei paesi dell’Area euro è risultato ulteriormente ampliato rispetto al 2014: -19% al netto delle imposte, -18% al lordo (era -16% nel 2014, sia al netto sia al lordo). Per la seconda fascia di consumo (1.000-2.500 kWh/anno), che insieme alla classe successiva è quella nella quale si concentrano gran parte delle famiglie italiane, il differenziale favorevole dei prezzi interni è, sia pure di poco, aumentato rispetto all’anno precedente (-11% sia al netto sia al lordo, contro rispettivamente il -8% e il -9% del 2014).

Per quanto riguarda le classi con livelli di consumo superiori i prezzi italiani sono ancora più alti della media dell’Area euro: per la classe di consumo intermedia (2.500-5.000 kWh/anno) al netto delle imposte è più alto del 9% e dell’11% al lordo delle imposte.

Il confronto con i principali paesi europei al lordo delle imposte, per tutte le fasce di consumo, mostra ancora una volta per il 2015 la progressività dei prezzi italiani, non presente in altre esperienze estere. Nel 2015 però non era ancora entrata in vigore la riforma delle tariffe elettriche introdotta dall’Autorità a partire dal 1° gennaio 2016 che prevede il graduale superamento dell’attuale struttura progressiva delle tariffe, in coerenza con la direttiva europea sull’efficienza energetica.

Nel confronto per singole componenti, l’Italia appartiene al gruppo di paesi con i costi di rete più bassi e al gruppo con i costi più alti per la componente energia, oneri e imposte.

Bolletta elettrica dei consumatori industriali: ancora più cara del resto dell’UE, ma differenziale cala

Per i consumatori industriali anche nel 2015 i prezzi sono superiori a quelli medi dell’Area euro, per tutte le classi di consumo. Si conferma però il trend, avviato nel 2013, di progressiva riduzione dei differenziali rispetto a quelli registrati nel 2012, quando avevano raggiunto picchi superiori al 30% in termini di prezzi lordi. In media nel 2015 si sono attestati intorno al +20%, contro valori del +25% del 2014.

Guardando al confronto con i principali paesi europei emerge una novità: per il 2015 i consumatori industriali italiani non pagano più i prezzi (lordi) più alti in assoluto. Il differenziale con i prezzi tedeschi, in calo lo scorso anno, ha addirittura cambiato di segno, tranne che per la classe a minori consumi, e anche i prezzi del Regno Unito risultano più elevati di quelli italiani per le ultime due classi a maggiori consumi.

Nella classe di consumo 500-2.000 MWh, una delle più rappresentative per il nostro Paese, i prezzi italiani risultano più alti, rispetto alla media dell’Area euro, del 9% (19% nel 2014) al netto delle imposte e degli oneri, e del 20% (25% nel 2014) per i prezzi lordi. Ma nel 2015 il prezzo lordo per questa classe di consumo in Italia è diminuito di un significativo 7,6% (calo tra i più sensibili in Europa), mentre il calo nell’Area euro è stato del 3,7%. Il differenziale con la Germania segna per questa classe un -6% a favore del prezzo finale in Italia, contro il 1% dello scorso anno (era il +4% nel 2013 e il + 16% nel 2012).

Produzione elettrica in crescita, rinnovabili al 40%

Nel 2015, per la prima volta dal 2010, sale la produzione nazionale lorda (+0,8% rispetto al 2014), raggiungendo i 282 TWh. Produzione nazionale che ha coperto l’86% del fabbisogno complessivo nazionale. Sulla produzione lorda ha inciso anche l’aumento delle importazioni nette, che hanno assicurato una quota del fabbisogno del 14,7%, contro il 14,1% dello scorso anno, nonostante un aumento rilevante anche delle esportazioni (+1,4 TWh, +47,3%), già aumentate del 37,3% nel 2013.

La produzione lorda da rinnovabili nel 2015 è diminuita del 9%, passando da 120 a 109,5 TWh (il 38% circa del totale), soprattutto a causa del -25% registrato dalla produzione idroelettrica, oltre al -3,3% della produzione eolica. Ulteriore aumento invece per la produzione fotovoltaica (+13%).

La quantità di energia elettrica da rinnovabili incentivata ha superato i 65 TWh, per un costo nel 2015 di circa 12,5 miliardi di euro, di cui circa 12,3 miliardi coperti tramite la componente A3 della bolletta.

In parallelo nel 2015 la quantità di energia elettrica acquistata nel Sistema Italia è stata pari a 287 TWh, in aumento dell’1,8% rispetto al 2014, invertendo il trend decrescente avviato dal 2010. In aumento anche gli scambi di Borsa, 195 TWh, a fronte dei 186 TWh raggiunti nel 2014 (+4,7%). L’incremento degli acquisti di Borsa riflette sia una risalita degli acquisti dell’Acquirente unico (32 TWh, +10,7%), sia una ripresa degli stessi da parte delle zone estere (4,3 TWh, +24,2%).

Cresce il numero di venditori sul mercato libero dell’elettricità

Non si ferma la crescita (iniziata dal 2007, anno della liberalizzazione) del numero di operatori che vendono energia elettrica sul mercato libero, molti di piccole dimensioni: sono 487 contro i 450 del 2014.

Nell’intero mercato della vendita finale Enel ed Edison si confermano i principali venditori: nel 2015 per volume hanno venduto rispettivamente 85,4 TWh (33,7% del totale, era il 34,1% nel 2014) e 17,1 TWh (il 6,7% circa).

Per quanto riguarda la distribuzione, Enel resta il primo operatore con la quota dominante dell’85% dell’energia consumata, gli altri operatori viaggiano su quote uguali o inferiori al 4%.

Guardando al mercato della vendita finale, invece, Enel controlla il 73,8% dell’energia consumata dalle famiglie, mentre per le aziende in media e alta tensione prevale Edison.

Complessivamente l’ energia elettrica venduta sul mercato finale è cresciuta del 2,2% rispetto al 2014 (253 TWh), grazie al mercato libero e alla salvaguardia, mentre i consumatori sono diminuiti dello 0,5% (37 milioni di clienti, di cui 29,7 clienti domestici e 7,3 non domestici).

Per il gas consumi in ripresa

Dopo i cali degli ultimi quattro anni, nel 2015 il consumo interno lordo di gas è tornato ad aumentare, con una crescita di 5,6 miliardi di metri cubi, portandosi a 67,5 miliardi di metri cubi, dai 61,9 del 2014 (+9,1% rispetto al 2014).

Coerentemente agli andamenti economici e climatici, nel 2015 si sono registrati, in particolare, una marcata risalita dei consumi civili (+11,8% per residenziale e terziario), ma soprattutto dell’utilizzo per la generazione termoelettrica (+16,8%) e un incremento significativo (+7,7%) degli altri usi, specie per autotrazione, in aumento da anni.

Solo l’industria ha registrato ancora una riduzione, -3,4%. Nonostante il recupero, la domanda finale complessiva resta ancora lontana dai livelli massimi del 2005: il dato del 2015 è infatti il 75% del livello raggiunto in quell’anno.

Produzione nazionale gas in calo, Russia primo fornitore

A fronte degli andamenti della domanda, la produzione nazionale risulta in calo (-5,3,%), mentre sono aumentate le importazioni (+9,8%), che si sono attestate a 61,2 miliardi di metri cubi.

La dipendenza estera dell’Italia è del 90,6%, dopo il 90,1% dello scorso anno. Sono aumentati i flussi di importazione un po’ da tutti i paesi, tranne che dal Nord Europa, vale a dire da tutti i paesi che hanno ancora contratti indicizzati al petrolio. In ripresa anche l’Algeria, che negli ultimi anni aveva visto una sensibile riduzione delle esportazioni verso l’Italia.

La Russia assicura quasi la metà dei volumi importati. Nel dettaglio la Russia copre il 45% delle importazioni, confermandosi primo fornitore dall’estero, mentre l’Algeria, con una quota dell’11,8%, conserva la seconda posizione, quasi raggiunta dalla Libia, con l’11,6%. L’incidenza del Qatar è salita di quasi il 2%, passando dal 7,9% del 2014 al 9,6%. L’8,3% delle importazioni è poi arrivato dall’Olanda e il 4,3% dalla Norvegia; il 9,3% da altri paesi.

Mercato gas: 32% dei domestici su quello libero, aumentano i venditori

Nel 2015 il 6,2% dei clienti domestici ha cambiato fornitore, come nel 2014, in costante aumento dal 2009 (ad eccezione del 2012). La quota dei clienti civili (domestici + terziario) gas sul mercato libero è del 36% nel 2015, 31% nel 2014, il 32% circa per quanto riguarda i soli domestici.

In termini di prezzi i consumatori italiani hanno pagato il gas, nella media del 2015, 38,9 c€/m3, l’8% in meno rispetto al 2014. Le classi che presentano i maggiori decrementi (circa il 17%) sono quelle relative ai consumi superiori a 2 milioni di metri cubi. Ciò ha contribuito ad ampliare il divario di prezzo tra i clienti più piccoli e quelli più grandi, che nel quinquennio 2011-2015 è passato da 19,5 a 29,2 c€/m3.

Il prezzo medio per le famiglie si è attestato a 55,5 c€/m3, a 41,7 per le attività commerciali, a 29,8 per le imprese industriali e a 27 centesimi quello per la generazione elettrica.

In crescita il numero di venditori sul mercato della vendita finale (+ 37 unità), raggiungendo i 379 operatori, mentre rimane stabile il totale dei volumi complessivi venduti (53,7 miliardi di metri cubi nel 2014 e 53,8 miliardi nel 2015). Anche nel settore gas, come nell’elettrico, i nuovi venditori sono soprattutto piccoli e piccolissimi operatori. Nel 2015 soltanto il 7% delle imprese attive sul mercato finale, 26 su 379, ha venduto oltre 300 milioni di metri cubi. I primi tre gruppi controllano il 44,8% del mercato, i primi cinque gruppi il 52,9%.

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