Rinnovabili e crowdfunding: combinazione vincente

Negli ultimi quattro anni in Europa le piattaforme di crowdfunding si sono moltiplicate e diverse si sono specializzate nei finanziamenti dal basso a progetti in energie rinnovabili. Uno studio mostra le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno, che potrebbe essere importante per la transizione energetica.

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Le nuove rinnovabili, l’eolico e soprattutto il fotovoltaico, sono sinonimo di generazione distribuita. L’ascesa di queste fonti coincide con il declino del vecchio modello energetico, in cui relativamente pochi soggetti controllano grandi e complessi impianti di produzione centralizzati. Questo è vero anche per gli interventi di efficienza energetica: una platea enorme di aziende di dimensioni limitate, fornendo servizi di risparmio energetico, tolgono mercato a pochi grandi fornitori di gas ed energia elettrica.

Pare quasi logico che in parallelo a questa “democratizzazione” del sistema energetico ci sia un analogo cambiamento nel modo di raccogliere i finanziamenti per realizzarlo. Rinnovabili ed efficienza energetica attirano di certo (e in maniera crescente) i grandi investitori, ma a differenza dei grandi progetti fossili o nucleari, sono in parte rilevante finanziate dai piccoli: in primis i privati che investono per mettere i pannelli solare sul tetto di casa o dell’azienda, ma sempre di più anche da risparmiatori attirati dagli investimenti in un settore attraente dal punto di vita etico e relativamente sicuro da quello finanziario.

Crowdfunding, azionariato diffuso e progetti energetici comunitari stanno avendo un ruolo sempre maggiore nella transizione energetica, tanto che già due anni fa analisti come Ernst & Young dedicava un focus approfondito alla finanza da basso nelle rinnovabili. Il potenziale di questi meccanismi economici è grande: negli Usa – stimava E&Y – se solo l’1% dei risparmi dei privati andassero a progetti di crowdfunding a favore delle rinnovabili, si muoverebbero ben 90 miliardi di dollari e se si aggiungesse anche lo 0,5% del totale del mercato azionario, gli investimenti, sempre facendo riferimento ai soli Usa, sarebbero pari a 290 miliardi di dollari.

Negli ultimi 4 anni in Europa il fenomeno sta crescendo e un progetto Europeo, CrowdfundRES, sta cercando di mettere in rete e stimolare queste esperienze. Di recente è stata presentata una ricerca che fa il punto della situazione, curata dall’economista Chiara Candelise, ricercatrice alla Bocconi e al London Imperial College (in allegato in basso).

Mentre negli Usa sono già attive 8 piattaforme di crowdfunding per le rinnovabili in Europa sono Germania, Regno Unito e Paesi Bassi i Paesi più vivaci, rispettivamente con 6, 5 e 4 esperienze.

Lo studio mostra i diversi modelli con cui il crowdfunding può essere organizzato: come prestito che garantisce un interesse fisso, come equity che dà una partecipazione agli utili, ma ci sono anche piattaforme con sistemi ibridi o basate su donazioni.

Come si vede nella tabella qui sotto, il modello basato sul prestito (“lending”) è il più diffuso e quello che sta raccogliendo più denaro.

Dati interessanti che emergono dalla ricerca sono poi quelli sui ritorni degli investimenti e sulla “taglia” media dei progetti finanziati (quinta e quarta colonna della tabella qui sotto).

Come si vede, il rendimento per gli investitori – dal 4 al 7% – è attraente, specie in questa fase storica, anche per il rischio relativamente contenuto dell’investimento (nella gran parte dei casi business plan garantiti da incentivi), oltre che per la valenza etica.

Come ricordava Ernst & Young nel primo report che abbiamo citato, la natura “sociale” dei progetti finanziati rende gli investitori propensi ad accettare rischi maggiori e rende possibile raccogliere grandi somme in tempi molto brevi. Ad esempio il progetto eolico olandese Windcentrale  a fine 2013 in sole 13 ore ha raccolto da circa 1.700 piccoli investitori 1,3 milioni di euro con lo scopo di installare una turbina eolica da 2 MW.

Molto interessante per la transizione energetica è poi la partecipazione diretta economica e gestionale nei progetti energetici delle comunità locali. E’ chiaro come queste esperienze abbiano anche un ruolo politico, permettendo a chi abita un territorio di decidere sul suo sviluppo, ma anche di rendere coscienti i cittadini dell’importanza della questione energetica.

Guardando invece alla taglia media dei progetti riportata dallo studio di Candelise – nell’ordine delle centinaia di migliaia di euro, come si vede dalla tabella – si capisce cosa intende Tom Harwood,  della piattaforma Abundance, citato sul sito del progetto CrowdfundRES, quando spiega che il crowdfunding “va a colmare un vuoto per i progetti medio-piccoli che faticano ad avere accesso ai finanziamenti bancari”.

Insomma, il crowdfunding sembra un’ottima risorsa per l’energia pulita, anche se non mancano ostacoli da superare. Ad esempio, si spiega, non è facile trovare progetti che superino la due diligence necessaria per essere proposti al pubblico. Se questo è vero per i progetti di eolico e solare, la stragrande maggioranza di quelli finanziati con il crowdfunding al momento, lo è ancora di più per quelli, per loro natura più complessi, legati al risparmio energetico.

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