Accordo MiPAAF-Enea: tagliare i consumi di energia nel comparto agricolo-alimentare

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Obiettivo del Protocollo di Intesa è promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo di rinnovabili nel settore agricolo, forestale e nell’agroindustria, ottimizzando i consumi e migliorando i risparmi. Introduzione di processi e tecnologie innovative. Alcuni dati energetici sul settore.

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Il settore agricolo e agroindustriale consuma in Italia circa il 13% dell’energia totale, sicuramente meno che nell’Unione Europea (26% dei consumi finali), ma sempre una quantità importante.

L’intero sistema agricolo-alimentare comprende tre grandi sottoinsiemi: l’agricoltura (produzione primaria), l’industria agroalimentare di trasformazione (produzione secondaria) e la rete di distribuzione dei prodotti alimentari.

Il comparto richiede calore ed elettricità per la produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, per il funzionamento delle macchine e la climatizzazione degli ambienti di produzione e trasformazione. 

Con l’obiettivo di promuovere l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti rinnovabili nel settore agricolo, forestale e nell’agroindustria, ottimizzando i consumi e migliorando i risparmi, in particolare delle attività a più alta intensità energetica è stato firmato ieri, 8 giugno, un Protocollo di intesa tra il Sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF), Giuseppe Castiglione, e il Presidente dell’ENEA, Federico Testa. 

Il Protocollo prevede la collaborazione fra l’ENEA e MiPAAF per migliorare l’efficienza energetica nel sistema agricolo-alimentare, diminuirne gli impatti ambientali e rafforzare il trasferimento di know-how e metodologie innovative, anche attraverso attività di informazione e comunicazione sui consumi di energia, in ambito nazionale e regionale, così come stabilito dalla Direttiva Europea 27/EU/2014.

L’ENEA, che in questo settore ha maturato nel tempo diverse competenze, collaborerà con il Ministero per sostenere l’introduzione di processi e tecnologie innovative per la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile, l’efficientamento di quelli esistenti e di progetti pilota. Verrà inoltre promosso l’utilizzo efficiente di prodotti agricoli e agroindustriali a fini energetici e per la produzione di biometano e di biocarburanti da filiere nazionali (vedi anche “Biogas e biometano per rivoluzionare il modo di fare agricoltura”).

Obiettivo dell’accordo è anche il sostegno di imprese ed enti di ricerca nazionali nella partecipazione a progetti europei e internazionali anche attraverso la costituzione di partenariati e l’elaborazione delle proposte.

Secondo l’ultimo Rapporto ENEA sull’efficienza energetica (pdf) si spiega che con opportuni interventi di efficientamento tecnologico, a livello nazionale si potrebbero ridurre del 25% i consumi di energia nell’irrigazione e fino al 70% nei sistemi di ventilazione e raffrescamento, con un ritorno degli investimenti compreso tra 5 e 7 anni.

Negli ultimi 20 anni, sebbene il sistema agricolo-alimentare abbia fatto registrare una graduale diminuzione dell’intensità energetica, le ultime elaborazioni ENEA sui suoi consumi finali di energia fossile – diretti e indiretti – riportano al 2013 valori pari a 16,8 Mtep.

Il consumo energetico della sola industria agroalimentare, cioè quello imputabile alla produzione secondaria, è soddisfatto principalmente da gas naturale (52,4%) ed elettricità (38,2%).

In alcuni comparti specifici, è ancora significativo l’impiego di combustibili di qualità minore come l’olio combustibile a basso tenore di zolfo (BTZ) ed alto tenore di zolfo (ATZ), utilizzato per esigenze di risparmio.

Come detto e come si legge nel report dell’ENEA, l’industria agroalimentare è generalmente considerata un settore a bassa intensità energetica: mediamente, il costo dell’energia nell’agroindustria è relativamente molto contenuto: circa il 3% dei costi di produzione.

Ed è questo il motivo per cui la sua gestione e le azioni per risparmiare energia non rientrano tra le priorità delle imprese che, negli anni più recenti, non hanno allocato risorse significative né per il monitoraggio dei propri consumi, né per la loro gestione.

Ma l’energia resta un input cruciale per molti processi produttivi e una notevole mano potrebbero darlo le fonti rinnovabili, anche per la produzione di energia termica a bassa temperatura (solare termico, biomasse, ecc.), che per cuocere, riscaldare, sterilizzare, essiccare è la forma energetica più impiegata e importante per assicurare la conservazione dei prodotti.

L’energia elettrica è invece utilizzata, oltre che per la gestione dei flussi produttivi e per i servizi ausiliari, anche per la generazione del freddo necessario alla conservazione.

A febbraio il Ministero delle Politiche Agricole aveva siglato un altro protocollo di collaborazione. L’altro partner era Enel Spa e l’obiettivo era migliorare l’efficienza energetica nella filiera zootecnica. Enel Energia e le organizzazioni agricole nazionali hanno poi sottoscritto un primo accordo quadro della durata di 2 anni.

Il consumo di energia è una voce in aumento nel bilancio delle imprese zootecniche: oltre il 6% del totale dei costi variabili di produzione e la spesa media annua aziendale per gli allevatori è stimata in circa 17.500 euro.

Proprio su questi temi, a Roma, il 14 giugno presso la sede dell’Enea, si svolgerà il convegno “Efficienza Energetica per la competitività delle imprese agricole, agroalimentari e forestali”.

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