Enel, l’azionariato critico vigila su carbone e biomasse

La Fondazione Banca Etica ha sollevato alcuni dubbi sugli approvvigionamenti di carbone colombiano da parte del colosso elettrico italiano. Nel mirino anche il funzionamento della centrale a biomasse del Mercure, nel Parco del Pollino. Sfide etiche e ambientali per una grande utility.

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La transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili impone dei cambiamenti nelle attività delle utility: questo tema è sempre più all’ordine del giorno nelle riunioni dei vertici societari. Questioni etiche e ambientali sono state affrontate anche nell’ultima assemblea degli azionisti di Enel, azienda che sta vivendo in prima linea molte delle trasformazioni imposte dall’economia verde. Pensiamo, ad esempio, al ruolo crescente di Enel Green Power nella strategia complessiva del colosso elettrico italiano e della stessa Enel nel settore dello storage e delle infrastrutture per i veicoli elettrici.

Il carbone colombiano

Una voce particolarmente critica è stata quella della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, che (fa parte del sistema Banca Etica e nel 2007 ha acquistato un numero simbolico di azioni Enel proprio per partecipare alle assemblee. La prima contraddizione evidenziata dalla Fondazione, con il sostegno dell’organizzazione Re:Common, è che il mix produttivo di Enel in Italia resta molto sbilanciato sul carbone, perché quasi il 50% dell’energia elettrica è generato da centrali alimentate con questo combustibile fossile.

Un altro problema, ha spiegato Andrea Barenes, presidente della Fondazione, è che Enel importa una parte del carbone dalla Colombia e precisamente dalla regione del “Cesar”, in cui dal 1996 al 2006 hanno imperversato gruppi paramilitari che hanno ucciso migliaia di persone.

Enel, raccontava Barenes, «non ha ancora preso posizione sul problema, mentre altre compagnie come la danese Dong Energy o la svedese Vattenfall hanno sospeso le importazioni o hanno chiesto a Drummond e Prodeco, le multinazionali che estraggono ed esportano il carbone dalla Colombia, di condannare pubblicamente le violazioni passate e di sostenere una procedura di riconciliazione con i familiari delle vittime».

Nel rispondere alle posizioni di Re:Common sui rischi per i diritti umani nell’ambito delle attività minerarie colombiane, l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, è sembrato aperto al dialogo: «Andremo a vedere di persona cosa succede in Colombia e se non ci piace usciremo, come ha fatto Dong». Le agenzie di stampa hanno riportato anche questa dichiarazione: «Prenderemo sul serio tutte le segnalazioni che ci avete fatto, ma di questa storia siamo stufi e del carbone colombiano ci interessa il giusto». Vedremo, insomma, quale sarà l’orientamento futuro di Enel. 

La centrale a biomasse del Mercure

Il secondo fronte critico ha riguardato, invece, la centrale a biomasse della valle del Mercure, nel Parco nazionale del Pollino, tra Basilicata a Calabria. Su questo punto è intervenuto in assemblea Ferdinando Laghi, vicepresidente dell’associazione medici per l’ambiente ISDE-Italia. Parlando in nome del forum “Stefano Gioia” e su delega della Fondazione Banca Etica, Laghi ha riassunto i motivi dell’opposizione all’impianto. Si tratta, lo ricordiamo, di una vecchia struttura alimentata prima a lignite e poi a olio combustibile, dismessa nel 1997 e oggetto di una parziale riconversione alle materie prime vegetali.

Secondo Laghi, la centrale da 41 MW del Mercure sarebbe controversa perché non rispetterebbe le più recenti tendenze “virtuose” nel campo delle biomasse, soprattutto la filiera corta di approvvigionamento grazie alla corretta gestione agroforestale e la riduzione dei trasporti e delle relative emissioni inquinanti. Appare difficile, ha osservato Laghi, rifornire l’impianto con biomasse di origine locale (entro 70 km dal sito produttivo), considerando che stime Enel parlano di circa 340.000 tonnellate/anno di materia prima per far funzionare le unità di generazione elettrica. Se le biomasse provenissero da altre regioni italiane o, peggio ancora, fossero importate da altri Paesi europei, la sostenibilità ambientale dell’intero progetto sarebbe posta in seria discussione.

Anche perché questo non è il solo aspetto a destare preoccupazione: c’è, per esempio, l’inquinamento locale causato dagli oltre 100 viaggi giornalieri dei camion che trasportano il legname, senza dimenticare la scarsa efficienza della centrale che ha un rendimento netto del 26% secondo stime Enel del 2001 citate da Banca Etica.

QualEnergia.it ha chiesto a Enel qualche dato aggiornato sul funzionamento dell’impianto e sulla provenienza della biomassa impiegata, ma finora non ha ottenuto risposta.

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