Ombrina Mare, storia chiusa? Rockhopper rinuncia al ricorso

  • 2 Maggio 2016

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La società ha dichiarato la "sopravvenuta carenza di interesse” al ricorso per il presunto "inadempimento" che ha esposto il progetto al divieto di ricerca ed estrazione entro le 12 miglia. Potrebbe comunque ricorrere all'arbitrariato internazionale in base alla Carta dell'Energia.

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È sempre meno probabile che il progetto di Ombrina Mare si concretizzi. Rockhopper, la società che voleva realizzare la contestatissima piattaforma petrolifera davanti alle coste di Vasto, in Abruzzo, ha infatti rinunciato al ricorso contro ministero dello Sviluppo economico, Regione Abruzzo ed enti locali per il presunto “inadempimento” nel procedimento di conferimento della concessione di coltivazione per Ombrina Mare.

La società ha dichiarato la “sopravvenuta carenza di interesse al ricorso”, che contestava in sostanza il mancato via libera al progetto prima dell’entrata in vigore, all’inizio dell’anno, della Legge di Stabilità 2016.

Se l’autorizzazione fosse arrivata entro la fine del 2015, la nuova piattaforma non avrebbe subito lo stop alle nuove attività attività di esplorazione ed estrazione entro le 12 miglia, introdotto con la Legge di Stabilità 2016.

Proprio in conseguenza di quanto previsto dalla legge di Stabilità, il Governo aveva comunicato l’avvenuto rigetto dell’istanza di permesso di ricerca e concessione di coltivazione di idrocarburi per Ombrina Mare.

Dunque storia chiusa? Non è detto: nei mesi scorsi, Rockhopper aveva comunque annunciato di stare valutando la richiesta di risarcimento dei danni e di compensazione nei confronti dell’Italia in base alla Carta dell’Energia: una strada che potrebbe ancora decidere di percorrere.

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