Rapporti Libia-Italia, il peso di gas e petrolio

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Tra le molte controindicazioni dell'energia da fonti fossili ci sono le complicazioni che genera a livello geopolitico procurarsi i combustibili. Un po' di dati sul ruolo che hanno le commodity fossili nei rapporti commerciali con il Paese nordafricano e su quanto dipendiamo dalla Libia per gas e petrolio importati.

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Le fonti rinnovabili hanno molti punti di forza rispetto alle fossili e su queste pagine non ci stanchiamo mai di metterli in evidenza. Oltre ad avere impatti praticamente nulli per clima, eolico, fotovoltaico e le altre, non dipendono dall’importazione di combustibili dall’estero, mentre sappiamo che le riserve di gas e petrolio sono in gran parte localizzate in zone geopoliticamente calde quando non addirittura in fiamme.

L’acuirsi della crisi libica, con il nostro Paese sulla soglia di un conflitto armato, ci dà l’occasione di ricordare quanto le fonti fossili pesino nell’economia libica e nei rapporti commerciali tra l’Italia e la Libia.

La Libia, secondo Oil & Gas Journal, è il Paese africano con le maggiori riserve petrolifere e il nono a livello mondiale. Con 48 miliardi di barili, ha quasi il 38% delle riserve di tutta l’Africa. Per il gas è invece al quinto posto nel continente come riserve provate.

Nel grafico (fonte IEA, clicca per ingrandire) diversi flussi di energia. Come si nota il petrolio pesa tantissimo ed è quasi interamente destinato all’export. Da dati del FMI, la Libia dipende da petrolio e gas per il 96% delle entrate governative e per il 98% delle entrate da export. Circa l’80% delle riserve petrolifere recuperabili è nel bacino di Sirte.

L’Italia cui è destinato oltre il 30% delle esportazioni libiche è il primo importatore di greggio libico, seguita da Germania e Francia. In totale l’84% del greggio esportato (dato IEA, 2014) va in Europa, mentre solo il 2% va verso l’America, con gli Stati Uniti che hanno riaperto i porti dal 2004, una volta sospese le sanzioni contro il regime di Gheddafi.

Nel grafico sotto (dal country report della EIA statunitense, in allegato in basso) si vede come la produzione di greggio è stata impattata dalla guerra civile e poi si è parzialmente ripresa. Da gennaio ad ottobre 2015 in media i volumi si sono aggirati sui 400mila barili al giorno, da confrontarsi con gli 1,65 miliardi di b/g del 2010.

L’Italia è il primo importatore anche di gas libico, grazie al gasdotto Greenstream che va da Mellita a Gela, attivo dal 2004 e gestito da Eni, l’azienda straniera con più interessi nel Paese.

Altri dati sul legame tra Italia e Libia li rubiamo da quelli pubblicati oggi da Riccardo Quintavalle del Centro Studi Confartigianato in un suo intervento su Quotidiano Energia: il Paese nord africano – ricorda – è il nostro 6° fornitore di petrolio con il 6,9% delle nostre importazioni e 3° fornitore di gas naturale con il 12,9% dell’import.

Sul fronte delle esportazioni, la Libia è il nostro 5° cliente di prodotti petroliferi raffinati con il 6,4% dell’export, perdendo il primato del 2014 quando era il primo mercato dei prodotti esportati dalle raffinerie italiane, con una quota dell’8,9% dell’export totale.

Tra dicembre 2014 e novembre 2015 l’intercambio commerciale con la Libia ammontava a 5.176 milioni di euro, di cui l’85,2% è dato da prodotti energetici. L’Italia importa dalla Libia merci per 3.676 milioni di euro di cui il 98,5% è dato da commodity energetiche.

Nel dettaglio il gas rappresenta il 50,5% dell’import, il petrolio il 44,3% e i prodotti petroliferi raffinati un rimanente 3,6%. Le esportazioni italiane ammontano a 1.500 milioni di euro, di cui più della metà (52,7%) è data da prodotti petroliferi raffinati.

Nell’ultimo anno l’import energetico dalla Libia è sceso del 15,4%, con un calo più accentuato del petrolio (-15,9%) rispetto a quello del gas (-8,2%), mentre le esportazioni di prodotti della raffinazione del petrolio crollano del 40,7%. I prodotti non energetici registrano una flessione del 32,2%.

Riguardo al gas, invece, dai dati MiSE nel 2015 si nota un aumento del 9,8% del volume di gas proveniente dalla Libia – in ingresso a Gela – combinazione di una crescita tendenziale del 29,9% dell’import cumulato nei primi sette mesi e di un calo del 13,7% negli ultimi cinque mesi; a gennaio 2016 prosegue, invece, il trend negativo con una riduzione del 23,3% (vedi anche QualEnergia.it).

Il country report  Libia dell’U.S. Energy Information Administration (pdf)

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