Unione Europea: libertà d’inquinare per l’auto

Il Parlamento Europeo ha deciso di non mettere il veto alla proposta della Commissione che rende più permissivi i test sulle emissioni auto. La UE si piega ai desiderata dell'industria automobilistica che invece di innovare si schiera con una tecnologia a fine corsa come quella del Diesel. Il tutto a discapito della salute dei cittadini.

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Arriva dall’Europa la libertà di inquinare l’aria. Si può sintetizzare così il voto del 3 febbraio 2016 del Parlamento Europeo che non ha posto il veto alla proposta della Commissione Europea di alzare i limiti d’emissione reali delle vetture. Un vero e proprio provvedimento “salva diesel” che è stato imposto dall’azione congiunta degli Stati Membri e delle aziende automobilistiche.

Ma la cosa più interessante è cosa è successo a Bruxelles. Andiamo con ordine. Che i test sulle emissioni delle autovetture in sede d’omologazione fossero quanto meno “opinabili” è cosa nota e lo abbiamo anche denunciato su queste pagine. In Europa, oltretutto, abbiamo l’aggravante di aver puntato tutto sul Diesel – che fa il 50% del mercato UE e il 55% di quello italiano – cosa che sta rendendo difficile dal punto di vista industriale l’adeguamento dei motori Diesel, specialmente quelli di piccola cilindrata.

Limiti ammorbiditi per aiutare le aziende

Così per aiutare le aziende, ma non i polmoni dei cittadini, la Commissione Europa ha istituito una procedura per i test sulle emissioni degli autoveicoli in condizioni reali di guida (Real driving emissions – Rde) che prevede un delta, ossia una differenza, tra i dati ottenuti nelle prove di laboratorio e usati in sede d’omologazione e quelli rilevati in condizioni reali. In pratica una maggiorazione rispetto alle classi Euro.

E la cosa non è piaciuta alla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo stesso che aveva raccomandato all’assise di Bruxelles stessa di porre il veto – unico provvedimento possibile – all’atto della Commissione europea.

Il voto del Parlamento europeo era previsto a gennaio, ma è stato posticipato di un mese, grazie al PPE, guarda caso, portandolo a febbraio, con ogni probabilità per dare tempo alle lobby dell’endotermico di “lavorare”. E si è trattato di un lavoro proficuo, per loro.

Il voto del 3 febbraio del Parlamento Europeo, infatti, ha ribaltato l’orientamento della Commissione Ambiente del Parlamento stesso, con 323 voti contrari, 317 in favore e 61 astensioni, alla proposta di veto. Spianando la strada all’aumento delle emissioni.

L’Europa ha smentito se stessa

E la cosa è confermata anche dalla dichiarazione del Presidente della Commissione Ambiente Giovanni La Via (Ppe, Italia) che ha detto: «Una trattativa intensa ha avuto luogo con i Governi e la Commissione europea, dopo che la Commissione Ambiente ha sostenuto l’obiezione, alla quale poi la Commissione europea ha effettivamente dato seguito; ora abbiamo impegni chiari presi dalla Commissione europea: una clausola di revisione, con un calendario preciso, al fine di abbattere i valori massimi di emissione ai livelli che sono stati concordati dai co-legislatori e, nel lungo termine, una proposta di riforma del regime di omologazione Ue per le auto, così come richiesto dal Parlamento».

I limiti passati oggi in Europa sono chiari. Un fattore 2,1 fino al 2020 e un fattore 1,5 dal 2020, ossia il 110% e il 50% in più rispetto al regolamento del 2007 che definisce le classi Euro.

Ed è chiaro perché l’esponente del Ppe sia soddisfatto, basta leggere quest’altra dichiarazione. «Accolgo quindi con favore la decisione responsabile della Plenaria, che permetterá di proseguire con la nuova procedura Rde, al fine di abbattere le emissioni di NOx delle automobili che, al momento, sono dal 400 al 500% oltre i limiti ufficiali. – commenta La Via – Abbiamo evitato incertezze, perché l’industria deve ora soddisfare scadenze rigorose, ma sostenibili. In Europa avremo una migliore qualitá dell’aria per i nostri cittadini senza perdere posti di lavoro».

Quindi, in sintesi, avevamo dei limiti che nessuna azienda in condizioni reali rispettava, vedi i recenti casi Volkswagen e Renault, e allora l’Unione Europa ha smentito se stessa, ossia il regolamento del 2007, il tutto in una partita dove gli oltre 500mila cittadini europei morti prematuramente ogni anno per patologie legate all’inquinamento dell’aria non contano nulla.

Limitazioni del traffico basate su classificazioni senza valore

«Si tratta di un grande pasticcio. – ci dice la parlamentare europea del M5S Eleonora Evi che ha seguito la questione – Un vera e propria disfatta del Parlamento Europeo che ha subito l’attività della lobby dell’auto che si è messa in moto nelle ultime due settimane. Ed è una cosa ancora più grave se pensiamo che, a livello europeo, degli organi tecnici possono piegare delle decisioni politiche, frutto della rappresentanza dei cittadini. Ora non ci rimane che il ricorso all’ombudsman e alla Corte di Giustizia, per tutelare la salute dei cittadini».

E la decisione è ancora più grave se riflettiamo sulle attività antinquinamento messe a punto dai Comuni. Il sistema di limitazione del traffico, infatti, si basa sul sistema di classificazione europeo degli autoveicoli fissato nel regolamento del 2007 che a questo punto non ha nessun valore, mentre i Comuni stessi vengono sanzionati dall’Europa per gli sforamenti circa l’inquinamento dell’aria. «Mentre gli Stati Uniti diffidano e comminano multe alle case automobilistiche che non rispettano le regole – commenta Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente – l’Europa invece dimostra di non aver imparato nulla dalle lezione dieselgate-Volkswagen e di non vedere l’emergenza smog che attanaglia tante città europee, autorizzando il raddoppio dei limiti delle emissioni dei veicoli». Insomma, un capolavoro. 

Per quanto le riguarda le responsabilità nostrane Green Italia ha pubblicato il nome dei politici italiani che hanno permesso tutto ciò.

ENF: Mara Bizzotto, Mario Borghezio, Gianluca Buonanno, Lorenzo Fontana, Matteo Salvini.

ECR: Raffaele Fitto, Remo Sernagiotto.

PPE: Lorenzo Cesa, Salvatore Cicu, Alberto Cirio, Lara Comi, Elisabetta Gardini, Giovanni La Via, Fulvio Martusciello, Barbara Matera, Alessandra Mussolini, Aldo Patriciello, Salvatore Domenico Pogliese, Massimiliano Salini, Antonio Tajani.

Si sono astenuti:

S&D: Simona Bonafè, Caterina Chinnici, Silvia Costa, Luigi Morgano, Michela Giuffrida.

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