Le auto che si guidano da sole e il rischio di una mobilità bulimica

I veicoli senza guidatore saranno molto diffusi già nel giro di una decina di anni e potranno fare molto per rendere più sostenibile la mobilità. Ma hanno dei rischi legati proprio alla loro "comodità": potrebbero aumentare anche del 60% la domanda di spostamenti. Un recente studio dell'Università di Leeds.

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Le auto che si guidano da sole non sono fantascienza, ma una tecnologia già ormai ben testata, che sarà diffusa su larga scala tra pochi anni e che ha grandi potenzialità per cambiare il modo in cui ci spostiamo. Cosa porterà questo cambiamento in termini di consumi ed emissioni di gas serra? Uno studio che risponde a questa domanda è uscito da poco.

Se le driverless car hanno molte caratteristiche che miglioreranno l’efficienza della mobilità – è la risposta – non bisogna sottovalutarne altre che potrebbero far crescere l’impatto ambientale: i veicoli senza guidatore potrebbero infatti aumentare di molto la domanda di mobilità, anche del 60% secondo alcuni scenari.

Su strada tra 5-10 anni

Il lavoro in questione, firmato dai ricercatori dell’Università di Leeds (allegato in basso), è una lettura che dovrebbe essere obbligatoria per chi si occupa di politiche dei trasporti e non voglia farsi trovare impreparato.

Secondo lo studio, la diffusione dei veicoli senza autista infatti avverrà entro 5-10 anni in condizioni limitate, mentre entro 10-20 anni i driverless vehicle completamente automatici saranno quasi la norma.

E non è detto che questo sia un bene per la questione clima ed energia: se in alcuni scenari le driverless car (motorizzazione a parte) possono dimezzare consumi ed emissioni, hanno anche alcuni aspetti che stimolano la domanda di mobilità e se questi prevalessero potrebbero anche far raddoppiare l’impatto globale, si conclude.

Come taglieranno i consumi

Come già hanno fatto altri lavori, il nuovo studio fa la rassegna dei diversi vantaggi che le auto che si guidano da sole hanno rispetto agli altri mezzi in termini di riduzione dei consumi: possono dosare accelerazioni e frenate in modo da ottimizzare l’efficienza energetica, seguire percorsi che fanno risparmiare energia e viaggiare molto vicini al veicolo che li precede in modo da sfruttarne la scia, con grande vantaggio i termini di aerodinamica.

E ancora: i veicoli a guida autonoma permettono di passare da un modello basato sulla mobilità privata con auto di proprietà a uno basato su flotte di veicoli che forniscono un servizio on-demand. Modelli di business che permettono di ammortizzare meglio i costi fissi dei veicoli e incentivano a puntare su motorizzazioni con costi variabili più bassi, come la elettrica.

Un grosso guadagno in termini di efficienza che potranno avere le flotte di mezzi senza autista è poi dovuta al “right sizing”, cioè al fatto che ad esempio una flotta di taxi a guida autonoma consente di usare sempre il veicolo giusto per l’occasione giusta, evitando di far circolare mezzi più grandi del necessario, che consumano di più ( a proposito si veda anche quest’altro studio del Lawrence Berkeley National Laboratory).

Troppo comode?

Come anticipavamo però le auto che si guidano da sole possono anche far aumentare emissioni e consumi. Il problema è che … saranno troppo comode. Cioè, dato che le driverless car permetteranno di svolgere altre attività, mentre ci si sposta, quasi azzerano il costo-tempo dello spostamento. Ciò, si stima, potrebbe far aumentare la domanda di mobilità dal 4 fino addirittura al 60%.

Per il trasporto merci il venire meno della necessità di un autista inoltre ridurrebbe drasticamente i costi della componente forza lavoro, rendendo più competitivo il trasporto su gomma.

I mezzi a guida autonoma, infine, potrebbero stimolare a spostarsi con più frequenza fasce di popolazione che ora guidano poco anche per motivi di idoneità, come gli over 62. Anche questo potrebbe far crescere gli spostamenti, dal 2 al 10%.

Se i mezzi saranno concepiti per il comfort di passeggeri che fanno altre attività come lavorare o dormire mentre si spostano, si potrebbe iniziare a produrre mezzi più grandi e confortevoli e dunque con consumi più alti.

Un rischio solo in scenari ad alta automazione

Insomma, in futuro bisognerà valutare attentamente le politiche per far sì che le nuove possibilità tecnologiche non ci portino ad una bulimia di mobilità. La buona notizia è che secondo lo studio questi rischi di aumento della domanda si verificheranno più in là nel tempo, quando il livello di automazione sarà alto, mentre molti benefici in termini di riduzione delle emissioni si avranno già da subito, in scenari in cui veicoli connessi guidino anche solo parzialmente in maniera automatica.

Lo studio “Help or hindrance? The travel, energy and carbon impact of highly automated vehicles”, Wadud, Z, MacKenzie, D and Leiby, P (pdf)

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