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Il Conto Termico 2.0 inciampa nella Stato-Regioni: previsti altri ritardi

L'intesa della Conferenza Stato-Regioni è data solo a una condizione che difficilmente sarà accolta dal Ministero dello Sviluppo Economico. Si va verso un braccio di ferro che con ogni probabilità allungherà il tempi del decreto sul nuovo Conto Termico, già in ritardo di quasi un anno.

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La Conferenza Unificata delle Regioni e Provincie autonome ha esaminato il nuovo Conto Termico, ma ha dato la sua intesa solo a condizione che venga fatta una modifica sulla quale non sembra sarà facile trovare un accordo con il MiSE.

Dovremo allora con ogni probabilità aspettare ancora prima dell’entrata in vigore dell’attesa versione 2.0 del Conto Termico, che contiene semplificazioni e novità che dovrebbero rendere più attraente l’incentivo fino ad ora sottoutilizzato

La condizione delle Regioni

La Conferenza Unificata nell’ultima seduta, infatti, ha esaminato il testo dell’“Aggiornamento del sistema di incentivazione della produzione di energia termica da fonti rinnovabili ed interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni”, che andrà a sostituire il vecchio Conto Termico del DM 28 dicembre 2012 e ha deciso di condizionare l’intesa all’introduzione di una novità (vedi allegato in basso).

Per dare il via libera al testo si chiede che le amministrazioni pubbliche possano prenotare l’incentivo e avere un anticipo fino al 35% dell’importo già nel momento in cui abbiano individuato gli interventi da realizzare e, dunque, prima della relativa procedura di appalto. Una successiva quota del 15% sarebbe erogata qualora ci sia un un accordo con una ESCo o con la centrale regionale per gli acquisti o un provvedimento che assegna i lavori.

Altra richiesta delle Regioni – ma questa volta è solo una raccomandazione e non una condizione – è che venga ampliata la platea dei beneficiari per la categoria 1 – interventi di incremento dell’efficienza energetica, includendo gli enti privati non soggetti o esenti Ires (es. ONLUS, associazioni, fondazioni, società cooperative, imprese sociali ecc.) che non possono avvalersi di detrazioni fiscali per mancanza di reddito imponibili ai fini Ires.

Verso un braccio di ferro che allungherà i tempi

Un “sì” condizionato, quello dell’Unificata, che richiederà altre negoziazioni per arrivare all’approvazione del testo. Il MiSE – ci spiegano fonti ben addentro alla materia – molto difficilmente accetterà tale condizione, cioè di concedere un anticipo sull’incentivo “a scatola chiusa”, cioè prima ancora della gara d’appalto; mentre potrebbe mostrare una maggiore apertura per l’estensione della platea dei beneficiari per la categoria 1, nella quale il nuovo decreto ha già incluso le cooperative sociali e quelle di abitanti.

Si preannuncia dunque un braccio di ferro che farà slittare ulteriormente l’entrata in vigore del nuovo decreto, dopo circa un anno passato in concertazioni tra ministeri e con la Conferenza Stato Regioni. Il nuovo decreto che dovrebbe rilanciare questo incentivo al momento sottoutilizzato – ricordiamo – è stato previsto nella legge di conversione dello Sblocca Italia (Legge 164/2014) e avrebbe dovuto essere adottato entro il 31 dicembre 2014.

Cosa prevede il nuovo Conto Termico

Come abbiamo già scritto parlando della bozza arrivata alla Stato-Regioni, la versione 2.0 del Conto Termico prevede nuove tipologie di interventi ammessi, dalla domotica all’illuminazione alla trasformazione in NZEB (nearly zero energy buildings), incentivi più generosi e procedure più semplici.

Si aggiungono, infatti, nella categoria 1 (efficienza energetica per PA e cooperative di abitanti) 3 nuovi interventi: trasformazione in “edifici a energia quasi zero” (NZEB); sostituzione dei sistemi per l’illuminazione con dispositivi efficienti; installazione di tecnologie di gestione e controllo automatico degli impianti termici ed elettrici degli edifici (building automation), di sistemi di termoregolazione e contabilizzazione del calore.

Altra novità della bozza il fatto che per la produzione di energia termica da rinnovabili la taglia massima degli impianti passa da 1 MW a 2 MW.

Incentivo più generoso

L’incentivo, che nella maggior parte dei casi va a coprire il 40% dell’investimento, sale al 50% per gli interventi di isolamento termico nelle zone climatiche E/F e se l’isolamento è accompagnato dall’installazione di un nuovo impianti di climatizzazione invernale sale al 55% per entrambi gli interventi. È del 65% per la trasformazione in “edificio a energia quasi zero” e per la sostituzione dei sistemi di illuminazione con dispositivi efficienti.

Per importi fino a 5mila euro, sia per i privati che per le amministrazioni pubbliche, l’incentivo viene corrisposto in un’unica rata. L’incentivo in nessun caso può superare il 65% della spesa sostenuta, mentre i termini per l’erogazione dell’incentivo dalla conclusione della procedura vengono dimezzati, passando da 180 giorni a 90.

Le semplificazioni

È stata eliminata l’iscrizione ai registri per gli impianti di climatizzazione invernale con pompe di calore, elettriche o a gas, e caldaie a biomassa con potenza termica superiore a 500 kW.

Il GSE dovrà anche predisporre una modulistica predeterminata e semplificata per la presentazione della domanda e sarà redatta una lista di prodotti idonei con potenza termica fino a 35 kW (e 50 m2 per i collettori solari) per i quali si può usufruire di una procedura semiautomatica.

Saranno infine ammesse modalità di pagamento online e tramite carta di credito per attestare le spese sostenute, mentre al momento il DM 28 dicembre 2012 prevede che le spese siano certificate con fattura o bonifico bancario o postale.

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