Investire nell’economia verde: consigli per i piccoli risparmiatori

Tra azioni, obbligazioni, etf, fondi di investimento alternativi, spesso è difficile decidere dove destinare i propri risparmi quando si vuole puntare sulla green economy. Per capire meglio la situazione di questi mercati e le loro prospettive di crescita, abbiamo parlato con alcuni analisti e consulenti finanziari.

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articolo pubblicato il 16 dicembre 2015

Mettiamoci nei panni di un piccolo-medio risparmiatore interessato a investire nell’economia verde. Su quali settori gli conviene puntare? Quali sono le opportunità e i rischi cui andrà incontro?

Per prima cosa, abbiamo chiesto a due esperti di green economy qual è la situazione del mercato delle tecnologie pulite. Nell’ultima classifica internazionale di Ernst & Young – EY (l’indice Recai, Renewable energy country attractiveness index, che misura la capacità dei vari Paesi di attirare capitali e progetti verdi), lo Stivale continua a perdere posizioni.

Il rallentamento delle rinnovabili in Italia

Come spiega a QualEnergia.it Stefano Robotti, Power & Utilities Leader Transaction Advisory Services di EY in Italia, «negli ultimi anni in Italia i ritmi di crescita delle fonti rinnovabili sono stati molto inferiori al passato: nel 2013-2014, infatti, sono stati installati 1.800 MW di impianti fotovoltaici contro circa 13.000 MW nel biennio precedente. L’eolico ha sommato 170 MW nel 2014, rispetto a una media di 770 MW».

Vari fattori hanno contribuito a questo rallentamento: non solo il taglio degli incentivi e l’appesantimento delle procedure per realizzare gli impianti, con l’introduzione delle aste e dei contingenti di potenza, ma anche la restrizione del credito alle imprese.

Non ultimo, aggiunge Robotti, «il revival della sindrome nimby, con alcune regioni che stanno limitando pesantemente le nuove installazioni, ad esempio la Sicilia nel campo dell’eolico».

Piccolo idroelettrico, smart grid ed efficienza energetica le scelte vincenti

Il fotovoltaico, l’eolico e anche le biomasse sono più in difficoltà, evidenzia l’analista di EY; le prospettive migliori si registrano allora nella capacità residuale dell’idroelettrico (piccole centrali capaci di sfruttare dislivelli minimi dei corsi d’acqua) e, soprattutto, nelle reti intelligenti e nell’efficienza energetica.

Le smart grid elettriche, evidenzia Robotti, sono necessarie per gestire la crescita delle fonti pulite non programmabili, proprio perché condizionate dalla variabilità meteorologica. Gli investimenti degli operatori si stanno concentrando sia sul lato software, con algoritmi di previsione sempre più accurati, sia sul lato hardware dei sistemi di accumulo, come batterie e pompaggi idroelettrici.

ESCo e Utility

Per quanto riguarda l’efficienza, termina l’esperto di EY, la direttiva UE 2012/27 impone obblighi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare pubblico e di audit energetico per le grandi industrie.

È previsto, quindi, lo sviluppo dei servizi forniti dalle ESCo (Energy Service Company), mentre tutte le maggiori utility si stanno attrezzando per ampliare l’offerta dedicata agli utenti domestici, dall’illuminazione led alla generazione distribuita, passando per la domotica e la consulenza energetica.

Puntare su piccoli impianti e cogenerazione

Analoghe le considerazioni di Mario Cirillo, responsabile delle attività di ricerca e consulenza sulle rinnovabili presso Ref-e. I settori più promettenti, almeno per ora, non sono i grandi parchi eolici e solari, bensì le rinnovabili “diffuse” sul territorio: piccoli impianti residenziali e nel terziario (compresa la piccola cogenerazione), l’efficienza energetica nell’edilizia, le tecnologie che consentono di utilizzare e stoccare l’elettricità autoprodotta, come le pompe di calore, i veicoli elettrici, le batterie.

Molto – sottolinea l’analista – dipenderà dall’evoluzione di norme e incentivi per la mobilità a zero emissioni e per la riqualificazione degli immobili.

Consulenti finanziari cauti

Alla domanda se al nostro piccolo-medio risparmiatore convenga o meno investire nell’economia verde, la risposta non è stata univoca. L’abbiamo chiesto a due consulenti finanziari.

Secondo Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpert SCF, società di consulenza finanziaria indipendente, «anche se il settore della “clean energy” ha iniziato ad avere un andamento divergente e positivo rispetto a quello delle fonti di energia tradizionali, da alcuni anni il tema della green economy non è nei nostri portafogli. Dopo la crisi del 2008, abbiamo preferito puntare su settori che hanno mostrato maggiori possibilità di recupero in confronto al comparto dell’energia verde».

Come si spiega una posizione tanto cauta verso le tecnologie pulite? «Gli etf (exchange-traded fund, ndr) che investono in questo ramo – prosegue Gaziano – non hanno ancora recuperato i valori pre-crisi. Il PowerShares Global Clean Energy Fund, ad esempio, valeva 120 euro a gennaio 2008 e oggi è ancora a 60 euro, dopo essere sprofondato a 30 alla fine del 2012. Simile è l’andamento di altri etf quotati a Piazza Affari, come l’iShares Global Clean Energy o il Lyxor New Energy. Monitoriamo questo settore e nel caso dovesse dare segnali di maggiore forza, valuteremo di consigliarlo. Ora ci sembra prematuro».

E altri consulenti più ottimisti

Di tutt’altro tenore è il commento di Ciro Mongillo, amministratore delegato di EOS Investment Management. La green economy, infatti, rappresenta il futuro, «è dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fattore fondamentale di competitività». Gli strumenti di mercato per entrare nel mondo dell’economia verde sono molteplici: etf, azioni e obbligazioni permettono investimenti diretti o indiretti in società quotate. Di particolare rilevanza strategica, evidenzia Mongillo, sono le operazioni effettuate tramite veicoli specializzati, come i fondi d’investimento alternativi.

Quali sono i vantaggi? Non solo la diversificazione geografica e tecnologica (in altri termini: puntare sulle diverse fonti rinnovabili in tutte le aree del mondo), ma anche la possibilità di garantire dei rendimenti finanziari costanti.

Per esempio, aggiunge Mongillo, «Efesto Energy, fondo di energia gestito da EOS Investment Management, ha un obiettivo annuo di rendimento superiore al 10%. È doveroso, però, evidenziare che un investimento nell’economia verde è anche un investimento in “impianti”. Questi ultimi, per garantire le redditività ipotizzate, devono essere correttamente gestiti e mantenuti».

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