Conto Termico 2.0: perché incentivi ridotti per il solare termico?

Nonostante sia stata utilizzata una esigua percentuale delle risorse disponibili, il Conto Termico 2.0 per il solare termico introduce condizioni peggiorative nella quasi totalità dei casi. L’incentivo si può ridurre anche del 50% rispetto a quanto ottenibile con l’attuale schema di finanziamento.

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Il contatore termico del GSE aggiornato al 1 dicembre 2015, segnala che, grazie al meccanismo incentivante, è stata supportata la realizzazione di circa 10.300 impianti solari termici. Ipotizzando una dimensione media di 7 m2, come riportato dal GSE nel documento “Relazione sul funzionamento del Conto Termico, giugno 2013 – dicembre 2014”, si ottiene una superficie totale di poco superiore a 72.000 m2 e questo in ormai 30 mesi di attivazione del sistema. Ne risulta, quindi, un mercato annuale di solare termico di meno di 30.000 m2 grazie al Conto Termico, cioè circa un decimo del totale installato nel nostro Paese ogni anno.

Il meccanismo, perciò, è del tutto sottoutilizzato, circostanza che peraltro accomuna il solare termico e le altre tecnologie, visto che il suddetto contatore registra, sempre al 1 dicembre 2015, un totale di appena 53,6 milioni di euro di fondi impegnati, cifra largamente al di sotto di quanto ipotizzato all’emissione dello schema, quando si prevedeva di esaurire 700 milioni di euro già nel primo anno di funzionamento.

Ci sarebbe stato da attendersi, allora, come logica conclusione di questa situazione, una versione 2.0 del Conto Termico (Qualenergia.it – Ecco il nuovo Conto Termico) che “incentivasse l’incentivo”, vale a dire che rendesse più appetibile l’accesso a questo meccanismo e, in un certo senso, sbloccasse questa ampia disponibilità di risorse. L’aggiornamento dello schema invece, almeno per il solare termico, risulta penalizzante su quasi tutti gli aspetti più rilevanti rispetto alla prima versione. Una domanda sorge allora spontanea anche se, purtroppo, rimarrà senza risposta: perché?

Facciamo qualche conto

Con il supporto della società specializzata SDH Energy, che ha effettuato delle simulazioni sull’utilizzo del Conto Termico 2.0 per diverse possibili applicazioni, vediamo qualche ipotesi di impianto e conseguente incentivo nella versione aggiornata dello schema di finanziamento.

Prima di tutto, si sottolinea che, nel nuovo meccanismo, il valore dell’incentivo è legato alla producibilità del pannello, desunta dalle prove necessarie per la certificazione del Solar Keymark, e ciò costituisce senza dubbio un fatto positivo. Proviamo allora a considerare 7 diversi collettori solari, partendo da quello a minori prestazioni (appena al di sopra della soglia di qualità prevista) fino ad arrivare ad uno di rendimento molto elevato adatto, ad esempio, per applicazioni a media temperatura.

Ipotizziamo inizialmente di utilizzare questi collettori per la produzione di acqua calda sanitaria e vediamo il confronto tra il “vecchio” Conto Termico e la versione 2.0. L’incentivo ora ottenibile con i diversi collettori solari (vedi grafico qui in basso), rappresentato graficamente dalle linee colorate, è quasi sempre al di sotto di quello che si aveva con il primo Conto Termico (linea nera). Un sistema residenziale da 5 m2, ad esempio, incentivato con 340 €/m2 in 2 anni nel primo Conto Termico, riceve ora invece un totale che può andare da 180 a 300 €/m2, avendo considerato solo i quattro pannelli meno performanti, visto che è davvero poco probabile che collettori a elevatissime prestazioni siano utilizzati per un’applicazione di questo tipo.

Una situazione simile si verifica per impianti a servizio anche del riscaldamento degli ambienti, mentre le cose peggiorano addirittura per le applicazioni speciali, che comprendono anche il “solar cooling”. Nel caso di un impianto solare che produce calore a bassa temperatura per un processo industriale, ad esempio (vedi grafico seguente), le linee colorate del Conto Termico 2.0 sono sempre inferiori a quella nera della precedente versione. Un impianto da 200 m2 a servizio di un piccolo caseificio, ad esempio, che avrebbe ricevuto 275 €/m2 in 5 anni, ora otterrebbe solo tra 100 e 200 €/m2 e, anche nel caso del collettore a prestazioni più elevate, non supererebbe i 250 €/m2.

Un ultimo caso è quello degli impianti molto grandi, ad esempio per integrazione in reti di teleriscaldamento, come quello recentemente realizzato a Varese, che sono esplicitamente previsti nella bozza del nuovo Decreto (art. 4 comma 2, lettera c). Su questo tema, il Conto Termico 2.0 contiene un’ambiguità: non è chiaro, infatti, quale valore assumere nella tabella 18 ossia se, per il calcolo dell’incentivo, si debba moltiplicare per la producibilità standard a 50 °C (come per acqua calda più riscaldamento) oppure per quella a 75 °C (come per il calore di processo).

Utilizzando per i calcoli proprio il collettore adottato nell’impianto di Varese, e ipotizzando un impianto più grande di 500 m2, si ottengono due diversi valori per l’incentivo, a causa dell’ambiguità di cui sopra, pari a 198,39 €/m2 e 131,67 €/m2. Nel primo caso, quindi, si tratta del 72% in mno degli attuali 275 €/m2, mentre nel secondo caso di solo -48%.

Un’ulteriore complicazione riguarda la contabilizzazione del calore prodotto (art. 4, comma 2, lettere a, b e c), obbligatoria per interventi sopra i 100 m2. I risultati delle misure devono essere poi trasmessi al GSE ma la misura appare priva di ratio poiché l’energia rinnovabile effettivamente prodotta non incide sull’entità dell’incentivo.

Invece, grande è bello … e più conveniente

Chiudiamo, però, con una nota positiva. La soglia massima di superficie incentivabile nel singolo impianto è stata innalzata da 1.000 a 2.500 m2. Ciò potrebbe aprire interessanti prospettive per i sistemi solari termici di grande taglia (per applicazioni industriali, teleriscaldamento e “solar cooling”) che, avendo un costo per metro quadrato sensibilmente più contenuto dei “cugini più piccoli” e non essendo incentivabili con le detrazioni fiscali, risulterebbero in molti casi convenienti.

Una convenienza che, tra l’altro, non è stata ancora minimamente sfruttata, visto che gli impianti anche solo al di sopra di 50 m2 (quindi tutt’altro che “grandi”) costituiscono appena lo 0,1% di quelli incentivati dal Conto Termico.

Resta la notevole limitazione che se si vuole ad esempio realizzare un impianto da 5.000 m2, non è possibile accedere all’incentivo nemmeno per la parte di impianto fino a 2.500 m2, lasciando non incentivata la superficie rimanente. Lo schema prevede infatti che, se l’impianto ha una superficie anche solo di 2.501 m2, si perde l’intero incentivo.

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