Clima e CoP21, l’adattamento ai cambiamenti climatici è un’urgenza anche per l’Europa

  • 2 Dicembre 2015

Uno dei nodi dei negoziati alla CoP21 di Parigi è che i più colpiti dagli impatti del global waring sono i Paesi poveri, che meno hanno contribuito a causarlo. Ma anche la vecchia e ricca Europa sta già contando i danni e deve adattarsi con urgenza, spiega l'Agenzia europea per l'ambiente.

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Il 2014 sarà ricordato in tutta Europa per i suoi eventi naturali estremi. Basti ricordare che nel maggio 2014 un ciclone causato da un’area di bassa pressione ha colpito l’Europa sud orientale, causando numerose alluvioni e 2mila slavine in tutta l’area balcanica. A inizio giugno 2014 una serie di temporali disastrosi si è poi riversata sull’Europa settentrionale. Nel luglio dello stesso anno un ulteriore problema ha poi colpito l’Europa: l’ondata di calore che ha interessato le regioni orientali e il Regno Unito.

In Europa cambiamenti destinati ad accelerare

Gli eventi meteorologici estremi, così come i mutamenti graduali del clima (ad esempio, l’innalzarsi del livello del mare e il surriscaldamento degli oceani), stanno già colp’endo pesantemente anche l’Euroa e sono destinati a proseguire. Lo mostra bene un nuovo report dell’Agenzia europea per l’ambiente “National monitoring, reporting and evaluation of climate change adaptation in Europe”, pubblicato oggi, mentre a Parigi la CoP21, la ventunesima conferenza dell’UNFCCC sul clima, entra nel terzo giorno di negoziati.

I cambiamenti – spiega una nota dell’Agenzia – diventeranno infatti con ogni probabilità ancora più frequenti e intensi in futuro. Anche se ipoteticamente tutti i paesi riuscissero oggi stesso a ridurre drasticamente le proprie emissioni di gas serra, i gas già rilasciati nell’atmosfera continuerebbero a determinare un surriscaldamento del clima. Perciò, occorre che i paesi europei e non, oltre a ridurre le proprie emissioni di gas serra, mettano in atto politiche e misure di adattamento al cambiamento climatico.

Adattamento urgente

Il cambiamento climatico avrà serie conseguenze su ogni singolo aspetto delle nostre vite: la maggiore intensità e frequenza delle precipitazioni in molte parti d’Europa determinerà infatti alluvioni più frequenti e gravi, con conseguente distruzione delle abitazioni e danneggiamento di infrastrutture (ad esempio, quelle energetiche e di trasporto) nelle aree più a rischio.

In altre parti d’Europa, inclusa l’Europa meridionale, l’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni faranno sì che in molte aree si verifichino periodi di siccità.

Ciò potrebbe innescare una seria competizione tra il settore agricolo, quello industriale e le utenze domestiche per accaparrarsi la scarsa acqua a disposizione. Oltre a ciò, il calore potrebbe causare gravi danni alla salute.

Pesanti conseguenze per l’economia

Il cambiamento climatico potrebbe avere serie conseguenze sugli ecosistemi europei. Molti settori economici dipendono da ecosistemi stabili e in buona salute per la fornitura di prodotti e servizi alle persone. Ad esempio, le api impollinano le piante di cui ci nutriamo, mentre i boschi contribuiscono ad assorbire i gas serra.

I mutamenti nell’equilibrio delle specie e degli habitat nei diversi ecosistemi potrebbero avere effetti ad ampio raggio. La riduzione delle precipitazioni in Europa meridionale potrebbe rendere impossibile la crescita di determinate colture, mentre l’innalzamento delle temperature potrebbe spingere specie aliene invasive e vettori di malattie a spostarsi verso nord.

Il surriscaldamento degli oceani sta già spingendo diverse specie di pesci a tali migrazioni: ciò, a sua volta, intensifica ulteriormente la pressione sul settore ittico. Ad esempio, lo spostamento verso nord degli sgombri ha contribuito ad esacerbare il già grave problema della pesca intensiva di aringhe e sgombri nell’Atlantico nord-orientale.

Un conto destinato ad aumentare

Gli eventi meteorologici estremi possono causare la perdita di vite umane e imporre una battuta di arresto alle attività economiche e sociali nelle aree colpite, rendendo così spesso necessari ingenti finanziamenti per la ricostruzione di infrastrutture e beni danneggiati.

Tuttavia, i danni causati da eventi meteorologici estremi negli ultimi decenni non possono essere imputati soltanto ai mutamenti climatici: gli sviluppi socioeconomici e la crescente espansione delle città verso le pianure alluvionali sono anch’essi da annoverarsi tra le cause. Tuttavia, in assenza di piani di adattamento al cambiamento climatico i danni, e i relativi costi, sono destinati ad aumentare via via che il clima continua a mutare.

200mila morti l’anno nella sola Europa

I costi futuri del cambiamento climatico sono potenzialmente molto ingenti: recenti ricercheen hanno stimato come, in assenza di azioni di adattamento, le morti causate dal calore potrebbero entro il 2100 toccare i 200mila casi all’anno nella sola Europa, mentre i costi delle alluvioni fluviali potrebbero superare i 10 miliardi di euro all’anno.

Nel caso di mutamenti climatici importanti e mancata adozione di misure di adattamento, gli incendi boschivi potrebbero costare la perdita di circa 800mila ettari l’anno.

Il numero delle persone direttamente o indirettamente colpite dalla siccità potrebbe aumentare fino a sette volte, sino a raggiungere i 150 milioni di persone all’anno; inoltre, le perdite economiche causate dall’innalzamento del livello del mare potrebbero addirittura triplicarsi, sino a raggiungere i 42 miliardi di euro all’anno.

Nuove opportunità compensate dai nuovi rischi

Nonostante le previsioni in merito ai costi sociali del cambiamento climatico, i mutamenti del clima potrebbero anche creare nuove opportunità, che però porterebbero con sé anche nuovi rischi: ad esempio, l’innalzamento delle temperature potrebbe sì contribuire a ridurre il fabbisogno di riscaldamento nell’Europa settentrionale in inverno ma, al tempo stesso, comporterebbe un maggiore consumo di energia per l’aria condizionata in estate.

Oppure, se da un lato lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico consentirebbe di aprire nuove vie al commercio via mare, contribuendo a ridurre i costi di trasporto, dall’altro l’aumento del traffico navale potrebbe causare un maggiore inquinamento dell’Artico e dovrebbe essere disciplinato in modo da garantire che sia sicuro e non inquinante.

Cosa significa “adattamento al cambiamento climatico”

Quali che siano le conseguenze previste (precipitazioni più abbondanti, innalzamento delle temperature o riduzione dell’acqua dolce disponibile), è necessario che i paesi europei adattino il proprio paesaggio rurale, le proprie città e le proprie economie al cambiamento climatico per essere meno vulnerabili a tale processo.

La parola “adattamento” copre un’ampia gamma di attività e politiche finalizzate a preparare la società al cambiamento climatico. Se messe in atto, tali politiche di adattamento possono contribuire a ridurre le conseguenze e i danni del cambiamento climatico e aiutare la società a conservare il proprio benessere e a svilupparsi anche con un clima mutato.

Come ci si adatta e quanto costa

Alcuni di questi interventi sono relativamente a basso costo, come, ad esempio, le campagne informative su come mantenere l’ambiente fresco durante i periodi più caldi o la creazione di sistemi di allerta precoce per le ondate di calore. Altre misure di adattamento invece possono essere molto costose, come la costruzione di dighe e sistemi di protezione costiera (le cosiddette “misure di adattamento grigie”), il trasferimento degli abitanti delle pianure alluvionali o l’espansione dei bacini di ritenzione per affrontare la siccità.

Alcune misure di adattamento prevedono il ricorso a metodi naturali per aumentare la resilienza di ciascuna area ai mutamenti climatici. Fra tali misure di “adattamento verde” si annoverano, ad esempio, il ripristino di dune di sabbia al fine di prevenire l’erosione o l’impianto di alberi sugli argini dei fiumi per ridurre gli straripamenti.

Un esempio dall’Olanda

La città di Nijmegen in Olanda ha messo in atto misure di “adattamento verde” di questo tipo. Il fiume Waal forma un’ansa che si restringe proprio attorno alla città, causando frequenti allagamenti del centro abitato. Per prevenire i danni, è in via di costruzione un canale cittadino che renda più agevole il deflusso dell’acqua: questo intervento ha creato anche nuovi spazi urbani da destinare ad aree verdi e ricreative.

Il programma olandese “Building with Nature” è un altro ottimo esempio di mix di misure di adattamento “grigio” e “verde”. Si tratta di un programma di ripristino delle aree umide costiere quali paludi, giuncheti, acquitrini e piane di marea. Queste aree umide contribuiscono infatti a prevenire la subsidenza del suolo, grazie alle radici delle piante che trovano in esse il proprio habitat, proteggendo in questo modo le aree circostanti dal rischio di alluvioni.

Come Saragozza ha dimezzato il consumo d’acqua

Altri interventi di adattamento consistono nel promulgare leggi, tasse, incentivi finanziari e campagne informative finalizzate a migliorare la resilienza al cambiamento climatico (queste misure prendono il nome di “adattamento soft”).

Una campagna di informazione messa in atto a Saragozza, Spagna, ha contribuito a sensibilizzare i 700mila abitanti della città in merito al risparmio idrico, necessario per sopravvivere ai periodi di siccità più lunghi in questa regione semi-arida. Oltre a garantire un maggiore controllo delle fuoriuscite dalla rete di distribuzione dell’acqua, il progetto ha contribuito a ridurre di quasi la metà il consumo di acqua giornaliera pro capite rispetto al 1980; in tal modo, il consumo idrico totale della città è diminuito del 30 % rispetto al 1995.

Cosa sta facendo l’Unione europea?

L’Unione europea e gli Stati membri stanno già lavorando a interventi di adattamento al cambiamento climatico. Nel 2013 la Commissione europea ha adottato la comunicazione “Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’UE”, al fine di aiutare i paesi a pianificare le proprie attività in questo senso.

Inoltre, la Strategia promuove la creazione e condivisione delle conoscenze e mira a migliorare la resilienza in settori chiave grazie, tra l’altro, ai fondi UE. Più di 20 paesi europei hanno già adottato strategie di adattamento, delineando le azioni iniziali da intraprendere (ad esempio la valutazione della vulnerabilità e la ricerca) e le modalità con cui intendono adattarsi a un clima in mutamento. Ciononostante, molti paesi si trovano ancora molto indietro in termini di azioni concrete da mettere in atto sul campo.

E i vari Stati membri?

Un’indagine effettuata dall’AEA sulle misure di adattamento ha dimostrato che se la gestione delle risorse idriche è la priorità per la maggior parte dei paesi, una buona parte delle risorse è anche stato destinato a informare i cittadini.

Ad esempio, tra le iniziative finalizzate a ridurre la diffusione di malattie trasmesse dagli insetti, la regione Emilia Romagna sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione sui pericoli della malattia di Lyme, il dengue e la febbre del Nilo occidentale.

Molti paesi hanno creato piattaforme online per diffondere informazioni sull’adattamento al cambiamento climatico, al fine di facilitare la condivisione di esperienze e buone pratiche a livello transnazionale, nazionale e locale. Il portale Climate-ADAPT, gestito dall’Agenzia europea dell’ambiente e dalla Commissione europea, rappresenta una piattaforma europea per la condivisione di tali esperienze.

Integrare l’adattamento in tutte le politiche pubbliche

Gli eventi climatici estremi e le politiche UE hanno fatto sì che le politiche e misure di adattamento abbiano assunto maggiore rilevanza nei programmi politici dei paesi europei degli ultimi decenni. Tuttavia, secondo una recente ricerca, molti paesi non intraprendono alcuna azione per mancanza di risorse come tempo, denaro o tecnologie. Anche le “incertezze sulla portata dei cambiamenti climatici futuri” e le “responsabilità non chiare” sono percepite come ostacoli da numerosi paesi.

Gli effetti del cambiamento climatico variano da regione a regione. I decisori politici si trovano davanti a un’ulteriore difficoltà: inscrivere i mutamenti futuri legati a risorse economiche, infrastrutture e popolazione all’interno di programmi di adattamento al cambiamento climatico. Quali saranno infatti le necessità di una popolazione sempre più anziana e urbanizzata in termini di trasporti, abitazioni, energia, servizi sanitari o, semplicemente, produzione alimentare in un clima che muta?

Piuttosto che considerare l’adattamento un ambito politico separato, gli interventi dovrebbero essere integrati capillarmente nel campo delle politiche pubbliche. Nell’ambito delle strategie di adattamento, i paesi dell’UE e l’Unione europea stanno studiando come integrare i problemi dell’adattamento all’interno di diversi ambiti politici quali l’agricoltura, la sanità, le politiche energetiche o dei trasporti.

Non adattarsi non è una soluzione

In particolare, gli eventi meteorologici estremi hanno dimostrato che la scelta di non adattarsi è molto dispendiosa e, a lungo e medio termine, si rivela una soluzione non applicabile.

Ad esempio, le infrastrutture di trasporto sono spesso gravemente danneggiate dalle alluvioni. Quando i movimenti di persone, beni o servizi sono ostacolati, i costi indiretti per l’economia possono risultare decisamente più alti anche dei costi diretti delle infrastrutture di trasporto danneggiate.

È quindi chiaro che, come molti altri progetti infrastrutturali, anche l’adattamento della rete di trasporti è decisamente dispendioso, oltre che estremamente difficile: infatti, il sistema di trasporto esercita una forte influenza su diversi gruppi, dai produttori di veicoli ai gestori delle infrastrutture, fino ai passeggeri. Una soluzione efficace e non dispendiosa è l’adozione di misure di adattamento nel momento della costruzione o dell’ammodernamento delle infrastrutture: la UE offre diverse opportunità di finanziamento per sostenere i progetti infrastrutturali.

Trovare e mettere in atto soluzioni efficaci richiede una prospettiva più ampia e a lungo termine, basata sull’integrazione delle politiche finalizzate ad affrontare i cambiamenti climatici all’interno delle varie politiche pubbliche in tema di sostenibilità. Nel caso dell’adattamento al cambiamento climatico, sorgono dubbi rispetto al modo in cui costruiamo le nostre città, trasportiamo persone e prodotti, forniamo energia alle nostre case e fabbriche, produciamo il nostro cibo e ci occupiamo del nostro ambiente naturale.

È poi palese che una combinazione efficace di misure di adattamento e mitigazione può contribuire a limitare le conseguenze future del cambiamento climatico e a far sì che l’Europa sia più resiliente e preparata quando tali conseguenze si manifesteranno.

Il report “National monitoring, reporting and evaluation of climate change adaptation in Europe” (pdf)

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