Il car sharing elettrico alla conquista delle città italiane

Nelle città italiane, Milano, Firenze e presto Roma, grazie a nuove iniziative e nuove modelli di business si sta diffondendo il car sharing con veicoli elettrici. Con mezzi non di proprietà è più facile avvicinarsi all'uso di questi veicoli a basso impatto ambientale. Se ne è parlato in un convegno a Milano.

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In che modo l’economia della condivisione (la cosiddetta “sharing economy”) sta modellando il nostro modo di vivere nelle aree urbane, soprattutto in una prospettiva di maggiore sostenibilità ambientale. Questo il tema al centro di “Milano Sharing City”, la due giorni di convegno promossa dall’Agenzia Mobilità Ambiente e Territorio (AMAT) del Comune di Milano che si è tenuto nell’area dell’ex-Ansaldo, fino a qualche decennio fa cuore operaio nel centro di Milano, e a cui hanno partecipato operatori e ricercatori italiani e internazionali.

Naturalmente la mobilità rappresenta uno degli elementi cruciali su cui le città affrontano la sfida ambientale e uno degli eventi più partecipati è stato dedicato alle prospettive e le potenzialità della mobilità elettrica nelle aree urbane.

Un mercato, quello dell’auto elettrica, che cresce esponenzialmente, ma con numeri assoluti assai limitati: in Europa nel 2014 sono state vendute 57.000 auto elettriche (+61% rispetto al 2013) a fronte di un mercato di 13 milioni di auto complessive. Fra tutti i Paesi svetta la Norvegia, potenza petrolifera che grazie a massicce campagne di comunicazione e generosi incentivi pubblici viene oggi considerata la patria dell’auto elettrica, che nel 2014 ha raggiunto una quota di venduto intorno al 15% sul totale. In Norvegia l’uso delle auto elettriche è concentrata soprattutto nell’area urbana di Oslo, dove questi veicoli possono accedere alle corsie preferenziali per i bus.

Le potenzialità del car sharing elettrico

In un’ottica di economia condivisa, il car sharing elettrico rappresenta un modo per coniugare in un colpo solo due valori positivi: la condivisione di un bene al posto della sua proprietà e l’uso di un veicolo elettrico, quindi a basso impatto ambientale (specie se ricaricato con fonti rinnovabili). Ma i vantaggi non si fermano qui: il car sharing delle auto elettriche, infatti, può costituire la prima possibilità di accesso a un veicolo di questo tipo, che altrimenti non sarebbe così immediata visto i prezzi di mercato.

Grazie al car sharing elettrico si può affrontare più agevolmente l’ansia di stare alla guida di una nuova tecnologia e la paura di rimanere “scarichi”, cioè a secco di elettroni. Il successo dei sistemi di car sharing elettrici può inoltre spingere a realizzare nuove colonnine di ricarica, accessibili a tutta la comunità.

Come mostrato dalla ricerca condotta congiuntamente dal sistema di car charing di Milano GuidaMI e da Ikea, solo una volta che si è provata l’auto elettrica ci si rende conto pienamente della facilità di utilizzo (l’unico limite è il cambio automatico, a cui in Europa siamo poco abituati) e di quanto sia piacevole guidare un mezzo a emissioni sonore quasi nulle.

Proprio a Milano è nato lo scorso giugno il primo car sharing 100% elettrico italiano: Share’nGo, promosso da CS Group con una flotta di 150 auto che arriveranno a 500 veicoli entro fine anno. A ottobre ha preso avvio il servizio a Firenze (100 veicoli che arriveranno a 200 entro fine anno) e in Cina, a Lenzhou (3.500 veicoli) ed entro fine anno partiranno a Modena, Pisa e Roma. I veicoli elettrici sono stati progettati in Italia e sono quadricicli pesanti (400 kg) a due posti con una autonomia di 120 km, l’aria condizionata e il computer android a bordo.

«Sono i nostri utilizzatori che fanno evolvere il veicolo giorno dopo giorno – ha spiegato Emiliani Nicolai, amministratore delegato di CS Group -. Inviamo alla fabbrica le nuove soluzioni di miglioramento segnalate dagli utilizzatori. Questi non devono mai ricaricare il veicolo, che è sempre pronto all’uso. Il prezzo è profilato in funzione del reale bisogno di mobilità dell’utilizzatore: più se ne ha bisogno, meno si paga e quindi si toglie la scusa del costo eccessivo. L’auto può essere aperta con uno smartphone o con una card apposita (pensata per chi non ha dimestichezza con lo smartphone). Abbiamo anche promosso progetti di rental a sfondo turistico al di fuori delle città, dove il veicolo elettrico è usato per svago: all’Isola d’Elba, sulla costiera amalfitana e in Sicilia».

Analizzare il grado di soddisfazione degli utenti e comprendere quali sono le barriere alla diffusione della mobilità elettrica è l’obiettivo del progetto europeo eBridge, che ha coinvolto tredici partner pubblici e privati di Germania, Austria, Spagna, Italia, Portogallo e Regno Unito. In un’ottica, soprattutto, di auto in condivisione. «Il nostro progetto è partito nel 2013 e siamo già in grado di trarre alcune conclusioni – ha affermato Aida Abdulah coordinatrice di eBridge -. La riluttanza iniziale di chi non ha mai guidato un’auto elettrica è probabilmente la prima barriera da superare e la volontà politica rappresenta ancora l’elemento chiave per lo sviluppo dell’auto elettrica, un mercato spinto fortemente dagli incentivi pubblici negli ultimi anni. In base alle nostre analisi, il grado di soddisfazione degli utenti è molto elevata, ma il passaggio da chi usa il mezzo elettrico in una flotta aziendale verso l’uso privato, per ora, non è così evidente. Altro elemento chiave è fornire un sistema di ricarica standard unico per tutti i mezzi e non differenziato in base alla marca del veicolo o dell’utility elettrica da cui si compra l’energia».

Nuovi modelli di business

Uno sviluppo in larga scala del car sharing (elettrico e non) potrebbe rappresentare una minaccia per i costruttori di auto? Secondo Karl Frederick Eckardt di BMW (attiva in Europa in vari progetti di car sharing dove propone anche la sua auto elettrica BMW i3) la risposta a questa domanda è no. «Le necessità e le preferenze dei consumatori stanno cambiando e una mobilità senza proprietà del mezzo si sta affermando praticamente ovunque – ha affermato Eckardt -. È un nuovo modello di business che per noi rappresenta una sfida: dobbiamo pensare in un’ottica di fornitura di servizi per una mobilità efficiente e non più come solamente costruttori di veicoli. È un discorso simile a quello che stanno facendo tante utility elettriche. Ci sono nuovi player nel settore della mobilità, che offrono nuovi prodotti e servizi e tutto questo accresce la competizione e la spinta al cambiamento. In questo nuovo mondo dobbiamo cooperare con gli altri partner, pubblici e privati. Se pensiamo a 20 o 30 famiglie che vivono nella stessa zona e decidono di fare a meno dell’auto di proprietà, questo vuol che possono essere dei potenziali clienti del car sharing. Dobbiamo fare in modo che per loro l’auto in condivisione diventi una soluzione attraente».

Verso un nuovo modello di business è oggi attiva anche Aci Global, leader in Italia nell’ambito dell’assistenza stradale che ha iniziato un percorso che la sta portando a fornire servizi completi per una mobilità più agevole e informata. L’azienda è presente con un proprio car sharing in tre città: Verona, Firenze e Milano, dove da qualche settimana ha rilevato il controllo di GuidaMI.

«Ma a gennaio lanceremo a Bari un sistema di car sharing 100% elettrico con 30 Nissan Leaf con 6 stazioni di ricarica – ha spiegato Francesco Mazzone di GiaACI -. A Verona già gestiamo 10 auto elettriche su 70 con cinque postazioni di ricarica interamente realizzate da noi. Il nostro business plan è quello di coprire 17 città in tutta Italia (città grandi e piccole), dove offriremo delle soluzioni di car sharing su misura, pensando anche al pendolarismo e ai percorsi di media lunghezza. Un elemento che può rappresentare un freno è quello degli investimenti per realizzare le colonnine di ricarica: in California sono stati introdotti degli incentivi per chi promuove le auto elettriche nella propria flotta di car sharing, mentre in Italia diversi comuni richiedono agli operatori del car sharing di realizzare a proprie spese le infrastrutture di ricarica se intendono avviare il servizio».

Milano per l’elettrico

Non è un caso che il convegno sia stato organizzato proprio a Milano, visto che questa città ha dimostrato un’attenzione particolare per il nascente mercato della mobilità elettrica. «Sono oltre una trentina le colonnine di ricarica costruite con progetti pilota e con una tariffa scontata grazie a un accordo con A2A e abbiamo installato 27 isole digitali multi-modali che sono al contempo colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, totem di info-mobilità, sistemi di illuminazione intelligente, postazioni di ricarica di device – ha spiegato Maria Berrini, amministratore unico di AMAT -. Ricordo anche che i veicoli elettrici sono esentati dal pagamento della Congestion Charge nell’Area C e possono parcheggiare gratuitamente all’interno delle strisce gialle e blu. Stiamo anche collaborando a un progetto dimostrativo europeo con un veicolo elettrico per la consegna dei prodotti alle farmacie: sono veicoli attrezzati, refrigerati e coibentati (consegne particolari)».

A Milano è anche partita l’offerta di biciclette elettriche a pedalata assistita, nell’ambito del Bike Sharing cittadino, il BikeMI. «L’elemento fondamentale è che non ci sono stazioni per la ricarica delle bici, ma la batteria esausta viene cambiata con una batteria ricaricata grazie a impianti fotovoltaici e quindi a emissioni nulle di CO2 – ha affermato Sergio Verrecchia di BikeMI Clear Channel -. In tutto, il bike sharing di Milano mette a disposizione 4.650 bici di cui 1.000 elettriche. Ci attestiamo sui 2.000 prelievi al giorno di bici elettriche. Stiamo lavorando per studiare bici per portatori di handicap e con seggiolino per i bambini; abbiamo superato i 43.000 abbonamenti annuali».

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