Quando la bioedilizia conviene: la residenza per studenti Mayer a Trento

Dalla demolizione di un vecchio albergo, l’Opera Universitaria di Trento sta costruendo la nuova residenza per studenti. Un concentrato di tecnologie di bioedilizia e di rapidità costruttiva grazie ai materiali utilizzati. Risparmio energetico stimato di oltre il 40% rispetto a un edificio tradizionale.

ADV
image_pdfimage_print

Altro che prodotto di nicchia destinato solo a ricchi ambientalisti: l’edilizia verde è un ottimo affare per tutti. Lo sostiene una recente ricerca dell’economista canadese Avis Devine, della Università di Guelph, che ha indagato il rendimento di edifici «verdi» dati in affitto per uffici o negozi, e sulla soddisfazione degli affittuari. Esaminando 10 anni di dati riguardanti 291 edifici negli Stati Uniti e in Canada, in parte costruiti con tecniche di risparmio energetico e bioedilizia, la ricerca ha concluso che quelli verdi non solo garantivano un risparmio energetico medio del 14% e erano più facili da affittare, ma assicuravano anche affitti più elevati pari al 3,7%, oltre ad una soddisfazione degli inquilini maggiore del 7%. Quindi costruire in modo sostenibile conviene al proprietario di casa, ma anche a chi costruisce per far usare ad altri i propri locali.

L’Opera Universitaria di Trento sembra che conoscesse già questa ricerca, quando ha deciso di costruire la sua nuova residenza per studenti Mayer, dal nome di un albergo demolito di cui ha preso il posto (in alto a sinistra un rendering del progetto). Il progetto scelto è infatti un eccezionale concentrato di tecnologie di bioedilizia e risparmio energetico che dovrebbe garantire un’ottima qualità di vita agli studenti che verranno ospitati e un drastico abbattimento delle spese energetiche per l’Opera stessa.

In Italia si assisterà poi per la prima volta ad un evento che ha del “magico”: la costruzione di un palazzo di 5 piani e 110 stanze realizzato, nella sua struttura principale, in circa due mesi! La rapidità costruttiva, in realtà, la si deve alla ricerca scientifica pubblica che alcuni anni fa ha trovato la strada giusta per diventare innovazione industriale: parliamo dell’invenzione dei pannelli Xlam, presso l’Istituto per la valorizzazione del legno del Cnr.

«Xlam – ci spiega l’ingegner Oscar Nichelatti, fra i progettisti della residenza Mayer – consiste in pannelli fatti di assi di legno di abete, proveniente dal taglio sostenibile nei boschi della Val di Fiemme, incollati ortogonalmente, fino a creare pannelli spessi 10-15 centimetri, in grado di sostenere il peso di diversi piani di abitazione. Si tratta anche di un materiale molto facile da assemblare, usando elementi di congiunzione in ferro e lunghe viti, che permette di costruire edifici autoportanti di molti piani. Xlam, largamente impiegato nella ricostruzione de L’Aquila, ha anche una eccezionale resistenza a terremoti, incendi e usura. Il legno contribuisce anche all’isolamento termico e acustico, che nel caso del nostro edificio è completato da uno strato di lana di vetro e da infissi a triplo vetro».

Grazie a questi pannelli, assemblati in fabbrica nelle quantità e misure richiesti e già dotati persino di accessori montati come i sanitari, la residenza Mayer, dopo alcuni mesi necessari per realizzare un piano interrato e una soletta in cemento, da metà ottobre sta crescendo al ritmo di 5 stanze al giorno.

«Dovremmo terminare i cinque piani entro Natale, con tutte le stanze montate. Dopo si rifiniranno le pareti e i pavimenti, facendo passare cavi elettrici e tubature dietro pannelli di cartongesso o immersi un massetto di cemento, mentre nei soffitti verranno installati impianto di ventilazione e pannelli radianti», spiega Nichelatti.

Naturalmente grande cura è stata data anche alla progettazione del sistema di climatizzazione. «Grazie all’eccezionale isolamento, tutto l’edificio sarà riscaldato da una pompa di calore di appena 90 kW, che estrarrà il calore da acqua di falda a 14 °C in media. La stessa acqua verrà inviata d’estate direttamente nei pannelli radianti per raffrescare le stanze; ciò abbatterà del 70% i consumi di condizionamento, mentre la pompa di calore farà da deumidificatore. Sarà presente una caldaia a gas, ma interverrà solo in caso di guasto. Sul tetto, in parte coperto da vegetazione per aumentarne l’isolamento, saranno ospitati 20 kWp di fotovoltaico, che probabilmente raddoppieremo, evitando così di installare pannelli solari termici, visto che all’acqua sanitaria può provvedere la pompa di calore. Un sistema di ventilazione, con scambio di calore penserà invece al ricambio d’aria dei locali, azionato da sensori che misurano in ogni stanza il tasso di CO2».

Ma questo vuol dire che non si possono aprire le finestre e gli studenti saranno “murati” nel dormitorio? «Naturalmente no – risponde l’ingegnere – solo che se si apre una finestra, un altro sensore fermerà la climatizzazione della stanza, così da non sprecare inutilmente energia. Con tutti questi accorgimenti il risparmio energetico stimato rispetto a un analogo edificio convenzionale sarà del 42%, e, grazie anche all’uso del legno estratto in modo sostenibile e del cartongesso e la fibra di vetro da riciclo, la residenza Mayer conta di ricevere il grado Platinum, la massima possibile della certificazione Leed, rilasciata dal Green Building Council Italia».

D’accordo, l’Opera Universitaria risparmierà un sacco sulle bollette elettriche, ma un edificio tecnologicamente così complesso costerà un occhio di manutenzione … «Certo, avrà bisogno di una manutenzione programmata molto accurata, per mantenere le sue prestazioni al top. Ma il bilancio economico finale, fra costi di realizzazione, pari a 8,5 milioni di euro, e di gestione, sarà più o meno in linea con quello di un edificio convenzionale, considerati anche i risparmi energetici. Però la residenza Mayer assicurerà una superiore qualità di vita a chi la abiterà, a partire già dal prossimo anno accademico». E i benefici all’ambiente saranno costanti per tutta la sua lunga esistenza.

Foto di Paolo Simeone (DUOPUU)

ADV
×