Il fotovoltaico con accumulo costerebbe metà del nuovo nucleare

Secondo i calcoli di un'associazione britannica del solare, nei 35 anni di vita previsti la centrale di Hinkley Point C incasserà sussidi per 29,7 miliardi di sterline, contro i 14,7 miliardi necessari per ottenere la stessa quantità di energia con un mix di solare fotovoltaico e sistemi di accumulo.

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Non solo il nuovo nucleare è un pessimo affare che si regge in piedi solo grazie agli aiuti pubblici, ma per la collettività sarebbe molto più conveniente investire quei soldi in solare e sistemi di accumulo. Perfino nella poco soleggiata Gran Bretagna.

A dimostrarlo è un nuovo report dell’associazione dell’industria fotovoltaica britannica Solar Trade association (allegato in basso), presentato in concomitanza con l’annuncio dell‘ingresso dei cinesi di Cgn nell’iniziativa di Edf per costruire il nuovo reattore nucleare di Hinkley Point C.

Il solare abbinato agli accumuli – emerge dal documento – fornirebbe la stessa quantità di elettricità della centrale nucleare Epr da 3.200 MW con la metà dei sussidi.

Come sappiamo, pur di far costruire il nuovo reattore il governo di Londra ha garantito al progetto un incentivo altissimo: per 35 anni l’energia prodotta verrà pagata ad uno strike price di 92,5 sterline a MWh (prezzo 2012), cioè circa il doppio del valore di mercato attuale.

Di contro, al momento i parchi fotovoltaici di grande taglia in Gran Bretagna hanno diritto all’incentivo per 15 anni, con una tariffa che viene stabilita con un’asta competitiva: nel 2014 lo strike price è stato fissato a 79,23 £/MWh (sempre prezzi 2012 – sia per l’incentivo al nucleare che per quello alle rinnovabili il pubblico copre la differenza tra il prezzo dell’energia all’ingrosso e lo strike price).

In base allo studio, nei 35 anni di vita previsti Hinkley Point C incasserà sussidi per 29,7 miliardi di sterline, contro i 14,7 mld £ necessari per la medesima energia prodotta utilizzando un mix di solare, sistemi di accumulo e misure di flessibilità. Gran parte dei sussidi – 10,9 mld £ – in questo scenario che prevede che gli impianti vengano installati dal 2017 al 2024, andrebbero ai sistemi di accumulo e alla flessibilità, mentre per il FV basterebbero 3,8 mld £ (vedi tabella sotto).

Lo studio non tiene conto delle altre forme di sostegno pubblico alla nuova centrale nucleare, come le garanzie miliardarie sui finanziamenti, né considera mix di rinnovabili che sarebbero ancora più economici, ad esempio comprendendo anche l’eolico.

Già così (e nella piovosa Gran Bretagna) scegliere il solare e i sistemi di accumulo farebbe risparmiare agli utenti 15 miliardi di sterline in 35 anni, ai quali andrebbero sommati i vantaggi in termini di sicurezza e di occupazione.

“Non sosteniamo che il solare sia la soluzione dei problemi energetici, né che possa rimpiazzare tutte le altre tecnologie, ma il Governo deve spiegare perché sta tagliando drasticamente il sostegno a questa fonte e offrendo al contempo il doppio del sussidio a Hinkley Point C”, denuncia il direttore Policy di Sta, Mike Landy.

Secondo i conti fatti da Greenpeace, gli incentivi ai nuovi reattori nucleari previsti nei siti di Hinkley, Sizewell e Bradwell aumenteranno le bollette britanniche di 33 £ l’anno: oltre 5 volte le 6 £ pagate dai consumatori per gli attuali incentivi al fotovoltaico, che Londra sta riducendo ritenendoli troppo onerosi.

Contro Hinkley Point C è intervenuta anche la Camera dei Lord, che ha messo l’accento sull’esorbitante costo del progetto: tra 24,5 e 26 mld £, ovvero “la somma più alta mai spesa al mondo per una centrale”.

Lo studio “Comparing the cost of electricity generation from Hinkley Point C with solar and flexibility mechanisms” (pdf)

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