Caso Volkswagen, Legambiente chiede norme più severe

  • 19 Ottobre 2015

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Legambiente chiede al Governo italiano di anticipare l'adozione delle nuove norme europee e prevedere l'obbligo di comunicare all'atto di vendita i risultati di tutti gli inquinanti basati sui nuovi cicli di prova.

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Lo scandalo Volkswagen, di cui abbiamo parlato più volte su queste pagine, ha svelato l’insufficienza dei sistemi di verifica delle emissioni a cui vengono sottoposte le auto nuove prima dell’immatricolazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, e di conseguenza ha messo in evidenza anche il danno causato in termini di salute pubblica. Il governo italiano, come molti altri in Europa, ha finalmente avviato una verifica ufficiale dei test di consumi e di emissioni dei veicoli oggi immessi sul mercato. Legambiente chiede peró al Governo di prendere provvedimenti più incisivi “al fine di informare adeguatamente i cittadini e gli acquirenti di auto”.

La proposta dell’associazione ambientalista è quella di anticipare l’adozione delle nuove norme europee (WLTP – Worldwide Harmonized Light vehicles Test Procedures) e di imporre accanto all’obbligo di dichiarazione e pubblicazione delle emissioni di CO2 basato sui vecchi cicli di prova, l’obbligo di comunicazione all’atto di vendita dei risultati di tutti gli inquinanti basati sui nuovi cicli di prova. Tali dati devono essere pubblicati in italiano anche sui siti web istituzionali di tutte le case costruttrici, italiane e straniere. Questa dovrebbe essere la condizione per vendere auto nuove in Italia.

In questo modo tutti i modelli di nuova immissione sul mercato a partire dal 1 gennaio 2016 verrebbero sottoposti al nuovo ciclo di prova WLTP, più vicino all’uso reale, valido in tutto il mondo, già in fase di verifica e che, dopo l’ultima revisione, dovrebbe entrare in vigore dal 2017. Dovrebbe. Perché le case automobilistiche chiedono di rimandare l’entrata in vigore al 2020. “Intanto, due terzi dei vantaggi delle nuove tecnologie di riduzione dei consumi e degli inquinanti sono stati ‘mangiati’ dai trucchi per passare i test antinquinamento usati dalle case automobilistiche”, commenta Legambiente in un comunicato stampa.

Eppure sostanze come ossido di carbonio (CO), idrocarburi incombusti (HC), ossidi di azoto (NO, NO2 e NO3), particolato (PM più o meno fine) e altri inquinanti minori contenuti nei gas di scarico sono riconosciute come sostanze con seri effetti negativi sulla salute e sull’ambiente. Per questa ragione sono stati fissati dei limiti sulle loro emissioni – dal 1968 in California e dal 1971 in Europa – continuamente abbassati nel corso del tempo. In particolare, le emissioni dei motori diesel sono da molti anni considerate tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, tanto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della sanità le ha classificate come cancerogene per l’uomo (gruppo 1 Iarc).

Questo non ha di certo inciso sulle strategie delle case automobilistiche che da anni alterano i risultati dei test sulle emissioni dei propri veicoli. Secondo il rapporto dell’associazione “Transport & Environment”, infatti, i trucchi per modificare i risultati dei test vengono utilizzati da circa 30 anni e sono diventati più frequenti negli ultimi anni, al punto da fare registrare dal 2008 ad oggi una riduzione delle emissioni di CO2 provenienti dal parco automobilistico europeo di soli 13,3 grammi a chilometro a fronte di una previsione di 35,5 grammi (si veda anche Non solo Volkswagen: ecco come le case barano nei test su emissioni e consumi).

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