Irrazionalità del traffico e mobilità smart del futuro

Il traffico, causato in gran parte di auto private con un solo passeggero, in Italia ci costa oltre 40 miliardi di € all'anno. L’attuale sistema dei trasporti è un giacimento virtuale di tempo, benzina e gasolio al momento sprecati. Aspetta solo di essere utilizzato e gli strumenti per farlo ci sono a cominciare dall'uso di tecnologie intelligenti.

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I costi della congestione urbana sono stati stimati in molti paesi. Secondo l’Aci, il tempo perso nelle città italiane a causa del traffico costa agli automobilisti oltre 40 miliardi di euro all’anno. A questa cifra vanno aggiunti danni per 10 miliardi annui per l’inquinamento e i costi del carburante inutilmente bruciato, stimati pari al 30% dei consumi urbani. Il tempo annualmente sprecato a causa di code e rallentamenti è impressionante: in testa c’è Roma con 252 ore, seconda Milano con 237, terza Torino con 180.

Secondo la Commissione europea, applicando tecnologie intelligenti, sarebbe possibile conseguire notevoli recuperi di efficienza nella mobilità, con un risparmio per il nostro paese che potrebbe raggiungere anche i 25-30 miliardi di euro all’anno.

Un obiettivo prioritario da perseguire è la razionalizzazione e il potenziamento del trasporto pubblico. Considerate le difficoltà a reperire grandi risorse per gli investimenti infrastrutturali, converrebbe puntare sulle soluzioni più leggere, come le linee tranviarie, ottimizzare le linee di bus estendendo le corsie preferenziali e garantendo l’accesso semaforico prioritario (magari prendendo l’esempio da programmi di successo sudamericani), utilizzare modalità avanzate di interazione con i cittadini, consentite da App come Moovit.

L’uso dell’informatica e delle tecnologie digitali, peraltro, potrà rivelarsi prezioso in diverse applicazioni: dal controllo degli accessi alle città ai semafori intelligenti, dalle informazioni sui parcheggi disponibili e sui mezzi pubblici in arrivo, alla disponibilità di soluzioni alternative come il car sharing o il bike sharing. La mobilità del futuro sarà dunque sempre più interconnessa e offrirà ai cittadini la possibilità di scegliere in tempo reale tra una molteplicità di soluzioni.

Nei paesi industrializzati è in arrivo una trasformazione radicale del trasporto urbano, annunciata dalla riduzione della mobilità automobilistica. Uno dei motivi della disaffezione è la congestione del traffico, che rappresenta perdita di tempo, stress, inquinamento sonoro e acustico. Insomma, un segnale di entropia crescente. Ma – e questa è l’altra faccia della medaglia – quanto più elevata è l’irrazionalità tanto maggiori sono i margini di miglioramento

Come le scarse prestazioni termiche degli edifici rappresentano un giacimento energetico potenziale, così la lentezza degli spostamenti e un parco veicoli inefficiente offrono significative possibilità di intervento per snellire la mobilità e ridurre i consumi. In pratica l’attuale sistema dei trasporti non è altro che un  giacimento virtuale di “shale oil“, la benzina e il gasolio attualmente sprecati, che aspetta solo di essere utilizzato. Come per sfruttare lo shale si usano tecniche non convenzionali, si devono ricercare tecniche e soluzioni innovative per aggredire l’insostenibilità della mobilità urbana.

Uno degli aspetti dell’inefficienza del trasporto urbano sono le auto che viaggiano per un’ora al giorno con a bordo il solo guidatore, con un’eccessiva occupazione di spazi da parte dei veicoli in sosta e un’elevata congestione delle strade. Razionalizzare questo  elemento vuol dire garantire più mobilità ai cittadini e ridurre il numero di veicoli gestiti con “intelligenza”.

Perché ciò avvenga, occorre un cambiamento comportamentale degli utenti, che in parte si sta già verificando. Ma servono anche formule organizzative nuove che le soluzioni digitali avanzate rendono oggi possibili. Il car sharing nelle sue modalità sempre più evolute, i servizi come Uber che fanno entrare in fibrillazione i taxisti, o Lyft che permette di localizzare col cellulare l’eventuale presenza in zona dell’auto di un associato, con la quale raggiungere la destinazione desiderata, per finire con opzioni futuristiche come la “driverless car” (auto senza guidatore), sono esempi progressivamente più spinti di trasformazione della mobilità urbana. Tutte soluzioni utili per ridurre congestione e impatti ambientali, che avranno successo nella misura in cui risulteranno più comode e meno costose dell’uso dell’auto di proprietà.

Le novità che stanno emergendo fanno ritenere possibile fra 10-15 anni uno scenario urbano molto diverso dall’attuale, con meno auto e un più ampio uso di trasporti pubblici, bici e mobilità flessibile e ampie zone pedonalizzate. Con risparmi di tempo, minori consumi e una migliore qualità dell’aria. 
A questa rivoluzione gestionale, legata ad un progressivo abbandono della “proprietà” dell’auto, si accompagnerà quella tecnologica con il passaggio alla trazione elettrica.

Questo articolo è un estratto dal libro di Gianni Silvestrini, “2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia”, Edizioni Ambiente, febbraio 2015.

www.duegradi.it è il sito dedicato al libro. L’estratto è stato pubblicato con il consenso della casa editrice.

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