Energia dagli agrumi, in Sicilia un progetto pilota

  • 13 Ottobre 2015

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E' stato installato a Catania un impianto per sperimentare le miscele di biomasse locali più idonee a massimizzare l’utilizzo del 'pastazzo' di agrumi nella produzione di biogas. Basterebbero 20 digestori alimentati cosí per risolvere il problema dei residui agrumicoli della Regione.

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Trasformare da rifiuto a risorsa i semi, le bucce e le polpe che residuano dalla trasformazione degli agrumi utilizzandoli per produrre energia pulita. È questo in estrema sintesi l’obiettivo del progetto pilota Energia dagli Agrumi: un’opportunità per l’intera filiera”, promosso dal Distretto Agrumi di Sicilia con la collaborazione del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania e della Cooperativa Empedocle. A sostegno dell’iniziativa anche il finanziamento non condizionato di The Coca-Cola Foundation.

Ogni anno – spiegano i promotori dell’iniziativa – la produzione industriale di succo di agrumi lascia un residuo umido, il pastazzo, pari a oltre 340mila tonnellate e il costo di smaltimento supera i 10 milioni di euro (30 euro/tonnellata). Il pastazzo rappresenta circa il 60% del quantitativo trattato e attualmente è gestito come fosse un rifiuto – generando costi elevati – e solo in parte è usato come ammendante in agricoltura e, in minime quantità, come mangime per animali, additivo per alimentazione umana o compost.

Per questo il progetto pilota ha previsto l’installazione presso l’Azienda Agraria Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania di un digestore anaerobico capace di valorizzare il pastazzo di agrumi e altri sottoprodotti delle filiere agroalimentari mediterranee (sansa, vinacce, pale di fichi d’India) utilizzandoli per produrre energia rinnovabile determinando un abbattimento di emissioni di CO2 in atmosfera.

Il prototipo, costruito appositamente per il progetto, è stato montato su un pianale container che consente il trasporto e la messa in opera in più sedi ed è composto da 5 serbatoi di acciaio: un serbatoio di accumulo e alimentazione di 1,5 m³ e 4 serbatoi digestori da 1 m³ che possono lavorare indipendentemente o a coppie sperimentando in parallelo diversi parametri chimico fisici.

L’impianto è stato installato per provare le condizioni tecniche e sperimentare le miscele di biomasse locali migliori per massimizzare l’utilizzo del pastazzo di agrumi nella produzione di biogas, ma anche per mostrare alle aziende della filiera degli agrumi le potenzialità di uno strumento che produca biogas da biomasse, trasformando un potenziale problema economico e ambientale in una fonte di risparmio.

Conclusa questa fase sperimentale il Distretto Agrumi di Sicilia potrà mettere in funzione l’impianto per attività di ricerca e fornitura di servizi alla propria filiera e, più in generale, all’intero comparto agricolo siciliano.

L’obiettivo ultimo dell’iniziativa è quello di estendere il progetto all’intera Regione: è stato infatti calcolato che per risolvere il problema dei residui agrumicoli in Sicilia basterebbero 20 digestori come l’impianto pilota.

“Il progetto consente di sviluppare i principi della bioeconomia nella filiera agrumicola siciliana; gli sforzi del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione ed Ambiente sono indirizzati a valorizzare le produzioni destinate all’alimentazione umana ma anche a offrire i supporti alla filiera per contenere le esternalità negative dei processi di trasformazione”, ha commentato Biagio Pecorino, Professore di Economia ed Estimo Rurale dell’Università degli Studi di Catania. “In particolare, sulla filiera agrumicola la valorizzazione degli scarti e dei sottoprodotti mediante la digestione anaerobica attiva un percorso virtuoso trasformando il pastazzo in risorsa utile per produrre energia elettrica, termica, chimica (biometano) e nutrienti per il terreno”.

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