WWF: bene stop Shell in Artico, ora Eni segua l’esempio

  • 29 Settembre 2015

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L'associazione si augura che la retromarcia della multinazionale spinga le altre compagnie petrolifere a un check sulla fattibilità alla luce dell’imprevedibilità dei progetti esplorativi nell’Artico e soprattutto spinga gli investitori a investire in progetti low-carbon

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Il WWF è soddisfatto per la decisione annunciata ieri dalla Royal Dutch Shel di abbandonare le trivellazioni in Artico. L’associazione  da anni si oppone alle esplorazioni petrolifere in quest’area viste le pesantissime ripercussioni su fauna, pesca e popolazioni locali che un eventuale incidente potrebbe provocare.

“L’esperienza della Shell dimostra che qualunque investimento nello sviluppo di ricerche petrolifere in Artico non vale il rischio per la vita e il benessere di quest’angolo del pianeta – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima & Energia del WWF Italia –  Mettere a rischio la vita di un ecosistema prezioso e continuare ad estrarre combustibili fossili con costi e rischi altissimi  per il clima e per tutti non conviene a nessuno, e comunque non deve essere consentito.

Speriamo fortemente che questo spinga le altre compagnie petrolifere ad un check sulla fattibilità alla luce dell’imprevedibilità  dei progetti esplorativi nell’Artico e soprattutto spinga gli investitori a investire in progetti low-carbon. Un esempio che la  compagnia italiana ENI dovrebbe seguire scegliendo di investire in tecnologie pulite abbandonando la corsa all’oro nero, un modello di sviluppo ormai obsoleto e che alimenta la crisi climatica del pianeta” .

 

La notizia della Shell arriva a distanza di poche settimane dall’impegno annunciato da alcuni paesi, compresi gli Stati Uniti, a cooperare per mettere in atto azioni concrete per il clima in vista dei negoziati che si terranno a Parigi a dicembre.

 

“Dobbiamo smettere di sprecare risorse e tempo per cercare combustibili fossili nelle zone più remote e ostili del pianeta rischiando così di fare danni irreparabili – ha continuato Midulla  – Abbiamo bisogno di indirizzare questi sforzi accelerando le scelte delle nazioni che portino ad una transizione verso un futuro alimentato da energia pulita e rinnovabile”.

 

In questi giorni  il WWF ha lanciato la sua Campagna Clima puntando il dito sugli effetti del riscaldamento globale nelle aree più fredde del pianeta.

La calotta Artica, infatti, si sta riducendo in maniera drastica e se il riscaldamento globale dovesse continuare con il trend attuale gli esperti prevedono che prima della metà del secolo il mare Artico sarà praticamente privo di ghiacci nei mesi estivi.

Nel Report WWF ‘Ghiaccio bollente’ si legge che il tasso di decrescita dell’estensione della banchisa artica, secondo il quinto rapporto dell’IPCC, è tra il 3.5 e il 4.1% per ogni decennio. La massima estensione raggiunta nel marzo 2015 è stata di 14.280 milioni di km quadrati, la più bassa delle estensioni invernali mai registrate dalle rilevazioni satellitari.  Già nel 2012 i ghiacci marini estivi artici avevano raggiunto una posizione minima, quasi il 50% .

Il WWF dal 1992 è attivo in Artico per proteggere la cosiddetta “Last Ice Area” composta dai ghiacci perenni che ancora resistono al surriscaldamento globale e che sono, oggi più che mai, un bene prezioso per l’equilibrio della natura e dell’umanità.

 

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