L’eolico danese copre la domanda elettrica e il surplus viene esportato

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Tra giovedì 9 e venerdì 10 luglio la produzione da eolico danese ha soddisfatto il fabbisogno di elettricità del Paese ed è stata esportata in Norvegia, Germania e Svezia quando, di sera e di notte, il fabbisogno domestico è diminuito. La generazione da fonte eolica è arrivata al 140% rispetto alla domanda interna.

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Tra la sera di giovedì 9 e la mattina di venerdì 10 luglio la produzione da eolico danese non solo ha soddisfatto il fabbisogno di elettricità del Paese, in una giornata particolarmente ventosa, ma è stata esportata abbondantemente in Norvegia, Germania e Svezia quando, di sera e di notte, la domanda interna è diminuita. In pratica la produzione da fonte eolica rispetto alla domanda domestica era arrivata fino al 140%.

Grazie dunque agli interconnettori, il surplus produttivo è stato diviso equamente tra Germania e Norvegia. Quest’ultimo Paese lo ha potuto utilizzare per stoccare energia tramite gli impianti idroelettrici; la Svezia ha preso il restante quinto di eccesso di elettricità eolica danese.

Secondo l’operatore della trasmissione danese, Energynet, alle 22,44 del 9 giugno la potenza eolica operativa era di 3.768 MW (l’installato totale in Danimarca è di circa 4.850 MW); nello stesso momento erano in funzione altri impianti per 498 MW. Con una domanda a quell’ora di 3.236 MW, l’export netto è risultato essere di 1.030 MW. In pratica l’eolico avrebbe soddisfatto l’intera domanda di quel momento, ed esportato 532 MW da eolico, producendo oltre il 116% rispetto al fabbisogno. Nelle ore successive, alle ore 3 di venerdì, questa percentuale dell’energia dal vento danese è arrivata al 140%.

Per capire l’andamento del momento della produzione, della domanda e del saldo import-export per la Danimarca il sito di Energynet offre una visualizzazione molto chiara, che sarebbe particolarmente utile anche per il nostro Paese.

Secondo uno studio Ecofys già ora la Danimarca è già in grado di produrre metà della propria domanda elettrica con le fonti rinnovabili, che era l’obiettivo da raggiungere entro il 2020, un record a livello mondiale. Lo scorso anno il Paese scandinavo ha allacciato alla rete solo 67 MW eolici, ma i programmi nazionali sulla tecnologia per la fine del decennio restano ambiziosi: altri 500 MW su terraferma e 1.500 MW offshore, che porterebbero il totale installato a circa 6.800 MW.

Questa ulteriora crescita dell’eolico anche per i prossimi anni potrebbe far abbassare ancora di più i prezzi in Borsa e ciò potrebbe portare le compagnie elettriche a caricare sui clienti il divario dei costi, rendendo inoltre i prezzi dell’energia elettrica particolarmente instabili. Questa è la visione di Danish Energy, l’associazione delle compagnie elettriche. Tuttavia, come si è visto, ora i surplus di generazione eolica vengono esportati ai paesi limitrofi, ma nei prossimi anni questi potrebbero essere utilizzati per alimentare nuovi trasporti, l’uso delle pompe di calore e anche per essere stoccati.

La Danimarca da alcuni anni sta lavorando per chiudere con le centrali a carbone entro il 2025, che oggi coprono circa il 35% del suo fabbisogno elettrico. Per questa ragione, nonostante le ambiziose politiche per il clima che hanno già portato a ridurre i gas serra del 25% rispetto ai livelli del 1990, i danesi hanno ancora emissioni pro-capite superiori alla media europea.

La ricerca della indipendenza energetica danese è tutta nell’obiettivo di abbandonare completamente le fossili (anche per riscaldamento e trasporti) entro il 2050. La legge danese sull’obiettivo 2050 approvata quasi all’unanimità nel 2012 prevede che, come primo step, al 2020 il Paese raggiunga una quota del 35% di rinnovabili sul fabbisogno energetico totale.

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