Come scegliere il climatizzatore giusto: detrazioni, efficienza, costi e controlli

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La soluzione più diffusa per chi utilizza l’impianto prevalentemente d’estate, ma che ha bisogno anche di calore in inverno, è un sistema multi split a pompa di calore elettrica aria-aria. Attenzione alle prestazioni degli apparecchi, ai lavori d’installazione, alle verifiche minime obbligatorie per legge. I costi e le detrazioni fiscali.

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Chiamiamolo climatizzatore, non più condizionatore: quest’ultimo è un termine superato, poiché tutti gli apparecchi in commercio sono ormai in grado di produrre non soltanto il freddo, ma anche il caldo. Climatizzatore multi split a pompa di calore elettrica aria-aria, è questa la soluzione al momento più diffusa per un impianto da utilizzare prevalentemente d’estate, con cui rinfrescare la propria casa o il proprio ufficio. Come orientarsi nella scelta, a quali caratteristiche bisogna prestare maggiore attenzione?

Le detrazioni fiscali

Conviene partire dalle detrazioni fiscali. Come evidenzia l’ing. Michele Vio di Aicarr, la spesa sostenuta per acquistare un climatizzatore a pompa di calore può beneficiare dello sgravio Irpef del 50% per le ristrutturazioni immobiliari (in vigore fino al 31 dicembre 2015, salvo proroghe). Un apparecchio di questo tipo, ricordiamo inoltre, è un “bene significativo”, quindi l’Iva agevolata al 10% si può applicare solo alle spese di manodopera, più un pari importo di beni significativi, mentre la somma rimanente è soggetta all’Iva piena.

Per rientrare invece nel bonus del 65% sul risparmio energetico, è necessario far installare un sistema ad alta efficienza, con prestazioni minime indicate nelle tabelle dell’Agenzia delle Entrate, e in sostituzione dell’impianto di riscaldamento originario. La caldaia tradizionale alimentata a gas o gasolio, a questo punto, deve diventare una semplice unità di supporto, che si accende solamente nelle giornate più fredde o in caso di guasti alla pompa di calore.

C’è un’ultima opzione: il bonus mobili/elettrodomestici con detrazione Irpef del 50% per apparecchi in classe A+ o superiore, compresi quelli per il condizionamento, destinati a un immobile oggetto di ristrutturazione.

Occhio all’etichetta energetica

Posto che nelle marche premium la tecnologia è consolidata e di livello sostanzialmente paragonabile (compressori rotativi e inverter), è importante concentrarsi sull’etichetta energetica, che già dal 2013 deve riportare diverse informazioni. Oltre alla classe “generica” di efficienza con il suo specifico colore, l’etichetta deve evidenziare i valori di prestazione dell’apparecchio secondo il nuovo criterio dell’efficienza stagionale. Quindi l’utente conoscerà il consumo in kWh/anno della macchina, calcolato su 350 ore di funzionamento per quanto riguarda il raffreddamento estivo; per il riscaldamento invernale, invece, ci sono tre categorie differenti, in base alle fasce climatiche in cui è installato l’apparecchio. Il produttore, però, è obbligato a indicare solo i valori riferibili al clima temperato. Un altro aspetto rilevante, aggiunge poi l’ingegner Vio, è la rumorosità, che dovrebbe mantenersi sotto 32 decibel, all’interno dell’ambiente e nelle condizioni ottimali.

Quanto costano?

Eccoci allora al capitolo dei costi. Come riferisce l’ing. Maria Elena Proietti di Assoclima/Anima, il gruppo di lavoro del Comitato Termotecnico Italiano (CTI) ha proposto una stima del costo d’investimento a kW termico installato, per i diversi tipi di pompe di calore. Si assume, quindi, che per un climatizzatore domestico multi split aria-aria il costo medio sia di circa 500 euro/kW tutto incluso (apparecchio, Iva, posa in opera). Normalmente, un appartamento di 70 metri quadrati richiede un sistema con tre unità interne più una esterna, per una potenza complessiva pari a 5-6 kW termici. Siamo allora nella forbice di 2.500-3.000 euro, installazione compresa. Guardando invece ai climatizzatori ad aria di taglia maggiore destinati alle utenze commerciali, siamo nell’ordine di mille euro/kW fino a 35 kW di potenza totale, per poi scendere leggermente negli impianti ancora più grandi. Il prezzo finale, però, dipende molto dalla complessità dell’intervento e dall’efficienza energetica della macchina acquistata.

Obblighi e manutenzioni

Ci sono, infine, particolari obblighi a carico degli utenti? Da ottobre 2014, tutti gli apparecchi di climatizzazione devono possedere un libretto dell’impianto, come già avviene per le caldaie; l’ha stabilito un DPR e successivo decreto ministeriale. Se la potenza frigorifera installata è superiore a 12 kW, scatta anche l’obbligo di far eseguire controlli periodici di efficienza energetica da tecnici abilitati, ricorda l’ing. Proietti. In pratica, però, ogni Regione sta interpretando e applicando la norma a modo suo, con il risultato di una certa confusione, soprattutto sulla periodicità delle verifiche. Per quanto concerne la compilazione del libretto, è bene domandare in anticipo all’installatore o manutentore l’entità della spesa.

Attenzione, infine, ai controlli sulle perdite di gas refrigerante a effetto-serra. La nuova normativa, in vigore dal primo gennaio 2015, ha sostituito la soglia dei 3 kg di gas fluorurati, con quella delle cinque tonnellate equivalenti di anidride carbonica. Normalmente, i climatizzatori domestici contengono da 0,5 a 4 kg di fluido R410A. Significa oscillare da poco più di una a circa otto tonnellate equivalenti di CO2. Gli impianti con meno di 3 kg di gas, ma più di 5 tonnellate di anidride carbonica, saranno esentati dai controlli fino al 31 dicembre 2016. In tutti gli altri casi, bisogna assicurarsi che sul proprio impianto siano compiuti i controlli periodici minimi di legge da tecnico certificato.

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