Idee per gli Stati generali sui cambiamenti climatici e la difesa del territorio

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Per affrontare la sfida energetica e climatica in Italia sarebbe utile un ruolo attivo da parte della Presidenza del Consiglio volto a coordinare i vari Ministeri, per verificare la coerenza delle misure da adottare con gli obiettivi di riduzione ed evitare investimenti controproducenti. Una nota di Gianni Silvestrini, presidente del Green Building Council Italia e del Coordimento FREE.

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Questo governo deve formalmente definire un obiettivo per le emissioni climalteranti al 2050 coerente con gli scenari UE (-80% su 1990) e passare quindi alla elaborazione di una strategia di riduzione che preveda verifiche quinquennali (analogamente ai “carbon budgets” introdotti dal Regno Unito).

Per la sua attuazione sarebbe utile un ruolo attivo da parte della Presidenza del Consiglio volto a coordinare le iniziative dei vari Ministeri e verificare la coerenza delle misure che si intendono adottare con gli obiettivi quinquennali di riduzione ed evitare investimenti energetici poi inutilizzabili, “stranded”.

Priorità assoluta va data alle politiche di efficienza, con una particolare attenzione al comparto dell’edilizia, che per i risparmi che si potranno ottenere si può considerare il nostro potenziale “shale gas”. Alle detrazioni fiscali, che hanno efficacemente consentito di ridurre i consumi nei singoli appartamenti e che devono proseguire, vanno affiancati strumenti di finanza innovativa in grado di consentire il passaggio alla riqualificazione energetica spinta di interi edifici e quartieri con risparmi almeno del 70%. Alla fine del prossimo decennio le riduzioni annue dei consumi nell’edilizia dovranno arrivare a decuplicarsi per centrare gli obiettivi climatici.

Il settore industriale dovrà vedere una progressiva accentuazione delle scelte verso processi e produzioni circolari. Una scelta quasi scontata, in un paese come il nostro, povero di materie prime. Per esempio, la petrolchimica in crisi verrà progressivamente sostituita dalla biochimica.

La corsa delle rinnovabili, rallentata dopo una rapidissima crescita, andrà gestita con intelligenza. Sul medio-lungo periodo l’evoluzione proseguirà nella direzione di uno scenario elettrico dove la riduzione dei prezzi delle tecnologie verdi, accumuli inclusi, renderà marginale l’impiego dei combustibili fossili.

Non va dimenticato il settore termico, nel quale si espanderanno il solare e le biomasse. Va, tra l’altro, affrontato con decisione il tema di una diversa gestione dei boschi, che vivono il paradosso di una superficie raddoppiata dal dopoguerra e del contemporaneo dimezzamento della produzione di legna.

Sul fronte dei trasporti, oltre a stimolare il contributo del biometano, occorre prepararsi per la prossima rapida espansione della mobilità elettrica dandosi l’obiettivo di 1 milione di veicoli entro il 2025.

Non va poi trascurata la necessità di sequestrare la CO2 nel suolo, ad esempio grazie al ciclo di produzione del biogas, partendo dalla frazione organica di rifiuti o da attente gestioni agricole.

Dopo il comparto elettrico, rapide trasformazioni coinvolgeranno tutti i settori, dal civile ai trasporti, dalla manifattura all’agricoltura. Se gestiti in modo intelligente questi mutamenti innovativi potranno rappresentare straordinarie opportunità per la nostra economia.

L’Italia dovrà infine muoversi a livello internazionale per l’adozione di strumenti di fiscalità ambientale, e in particolare di una efficace carbon tax (o in subordine l’introduzione di un’Imposta sul Carbonio Aggiunto dei prodotti, ICA).

Il nostro paese deve contribuire al mantenimento della leadership climatica dell’Europa, recentemente messa in discussione (si vedano gli insufficienti obiettivi al 2030 su rinnovabili ed efficienza) dal positivo dinamismo degli Usa e della Cina.

Per finire, considerata la notevole fragilità del nostro territorio, accanto ad una più incisiva politica di mitigazione andranno valorizzate le misure di adattamento.

Un accordo mondiale che porti ad impegni seri di contenimento delle emissioni climalteranti potrà evitare esiti catastrofici e i prossimi 10-15 anni saranno in questo senso decisivi. Un’enorme responsabilità per questa generazione. I risultati dell’impegno mondiale per il contenimento dei rischi connessi alla rarefazione dello strato di ozono sono, da questo punto di vista, incoraggianti.

Ma, ricordando che quella climatica è l’unica tra le problematiche ambientali destinata comunque a peggiorare, occorre impostare una seria strategia di adattamento.

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