Se le isole diventano laboratori naturali per l’accumulo elettrico

L’utilizzo combinato di fonti rinnovabili e sistemi di storage - sia batterie che pompaggi idroelettrici - trasformerà le reti isolate in sistemi “intelligenti”, capaci di rinunciare gradualmente all’energia prodotta dai gruppi diesel. In diverse isole minori italiane si sta già facendo. Problemi e opportunità in gioco nei progetti presenti e futuri.

ADV
image_pdfimage_print

L’accumulo elettrico è vitale per lo sviluppo futuro delle tecnologie pulite. L’ultima voce a ripeterlo quella del nuovo rapporto Irena (International renewable energy agency), che stima un potenziale di 150 GW di capacità nelle batterie a livello mondiale nel 2030, più circa 325 GW di pompaggi idroelettrici. Perché le isole sono così importanti per l’evoluzione dello storage? Sono laboratori in cui sperimentare soluzioni innovative, dove le rinnovabili sono già in grado di competere con i carburanti fossili, date le caratteristiche geografiche e tecniche (isolamento, altissimo costo del kWh, dipendenza da vecchi e inquinanti generatori diesel).

Verso le isole al 100% rinnovabili

A Ginostra (Stromboli) dal 2004 funziona un impianto fotovoltaico da 100 kWp dell’Enel, che garantisce l’intero fabbisogno elettrico della popolazione locale ed è affiancato da un gruppo diesel di soccorso. A El Hierro, nelle Canarie, una combinazione di eolico e pompaggio idroelettrico, sfruttando un bacino ricavato in un cratere vulcanico, permette ai 10.000 abitanti di alimentarsi all’80% con energia pulita. Come ci spiega l’ingegner Alex Sorokin, per le isole diventare rinnovabili al 100% produrrà benefici decisivi: autosufficienza energetica, minor costo del kWh e richiamo per un turismo “sostenibile”.

Sono migliaia di realtà in tutto il mondo: al largo delle coste italiane, greche e spagnole, le Hawaii, la miriade di atolli della Polinesia e la lista potrebbe continuare a lungo (si veda il dossier dedicato al tema da Ernst & Young). «In qualsiasi applicazione non connessa alla rete continentale – evidenzia Sorokin – una tecnologia di accumulo è indispensabile per compensare le fluttuazioni tra domanda e offerta di elettricità». Stando ai calcoli del Fraunhofer Institute tedesco, l’accoppiata di rinnovabili e storage è già conveniente, rispetto alla generazione elettrica con motori diesel, nelle isole con meno di mille abitanti. Entro qualche anno sarà conveniente anche in quelle con cinquemila residenti.

Sulla terraferma, basta utilizzare bene le grandi linee di trasmissione, che permettono di “spostare” la produzione delle diverse fonti di energia: quando la Danimarca, ad esempio, non riesce a coprire i suoi consumi con l’eolico, ricorre all’idroelettrico norvegese. Tanto che, afferma Sorokin, oggi nella rete continentale europea le soluzioni di accumulo non sono fondamentali come sulle isole. Saranno importanti tra vent’anni, quando la penetrazione delle rinnovabili supererà il 70% del mix elettrico totale.

Cosa sta facendo Enel a Ventotene

A Ventotene, una delle isole pontine, Enel ha installato 300 kW di batterie al litio, terminando i primi collaudi. Con un investimento superiore a un milione di euro, intende affiancare l’accumulo elettrochimico ai quattro motori diesel da 500 kW ciascuno, che ora forniscono la maggior parte dell’energia all’isola. «A Ventotene – spiega Francesco Bertoli, Responsabile impianti cicli combinati e olio-gas di Enel Italia – il fabbisogno elettrico è stagionale, con picchi estivi. La variabilità è molto accentuata durante l’anno e anche nell’arco della stessa giornata. Per questo motivo i motori termoelettrici funzionano in modo discontinuo, con un profilo di carico che non è ottimale. Sono costretti ad accendersi e spegnersi frequentemente, facendo salire i consumi di carburante e peggiorando l’efficienza complessiva del sistema».

Grazie alle batterie, Enel si aspetta un funzionamento molto più regolare dei motori, con assorbimento o rilascio di energia in base alla domanda effettiva sulla micro-rete isolana. Il risparmio di gasolio dovrebbe attestarsi intorno al 20% l’anno, rispetto alla situazione originaria senza batterie. Un altro vantaggio dello storage, precisa Bertoli, è la possibilità di aggiungere nuovi impianti rinnovabili, in particolare quelli fotovoltaici domestici, senza provocare sbilanciamenti sulla rete. L’obiettivo di Enel è completare i test a Ventotene entro fine anno, per poi valutare la replicabilità del modello in altre isole minori, in particolare a Capraia e nelle Eolie.

Rivoluzione alle porte a Tilos

La “rivoluzione” sulle isole procederà per gradi. Per ora, come evidenziano anche le simulazioni del Libro bianco Rse-Anie Energia su Pantelleria, non si prevede di fermare i gruppi diesel. «Il modo di operare ipotizzato per Pantelleria – spiega ancora l’Ing. Sorokin – si chiama “fuel-saver mode”, perché l’energia rinnovabile immessa in rete sostituisce una parte dei kWh prodotti dal gasolio. Quindi il beneficio delle rinnovabili si quantifica unicamente in base al carburante fossile risparmiato». Il vero traguardo invece è spegnere totalmente, per periodi prolungati, i motori a gasolio, affidandosi totalmente a rinnovabili e batterie.

Secondo Marco Pigni, Regulatory Affairs Advisor di FIAMM Energy Storage Solutions, il prossimo passo sarà approvvigionare le isole con fonti pulite e accumulatori almeno per il 50% del fabbisogno elettrico complessivo. Tilos, in Grecia nel Dodecaneso, sta per diventare un altro “laboratorio naturale” nell’ambito del programma europeo ‘Horizon 2020’, coinvolgendo una quindicina di partner tra aziende, istituti di ricerca e università. FIAMM fornirà due accumulatori al sodio/cloruro di nickel, Sonick Spring 164, ciascuno con una capacità pari a 1,2 MWh. Al momento, l’energia per 500 isolani arriva dalla centrale termica presente sulla vicina isola di Kos, attraverso un cavo sottomarino. I blackout però sono frequenti. Il progetto internazionale mira a creare una micro-rete intelligente “stand alone”, cioè autonoma e capace di massimizzare l’output dei futuri impianti eolici e solari.

Tra gli ostacoli maggiori all’installazione di fonti rinnovabili sulle isole, fa tuttavia notare Pigni, c’è la tutela ambientale e del paesaggio. Molte isole italiane sono in aree protette: «Bisogna trovare meccanismi per semplificare le autorizzazioni, dialogando con le Regioni».

Restano da giocare le carte di scenari tecnologici del prossimo futuro, come l’eolico offshore galleggiante proposto da Sorokin, di cui sono già operativi alcuni impianti sperimentali in Norvegia, Portogallo, Stati Uniti e Giappone. I fondali marini italiani sono troppo profondi, perciò è difficile realizzare parchi offshore tradizionali, appoggiati sui fondali a parecchi km dalle coste, come quelli nel Mare del Nord. Le turbine galleggianti, invece, potrebbero costituire una soluzione ottimale, soprattutto per gli arcipelaghi. Ma l’Italia, su questo fronte, sta ancora dormendo.

ADV
×