Unione dell’Energia: il Senato auspica una carbon tax, ma frena su rinnovabili ed efficienza

CATEGORIE:

L'invito è nella risoluzione sul pacchetto europeo approvata dalle Commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato. Si auspica anche l'eliminazione progressiva degli incentivi alle fossili, ma per altri aspetti, come la questione degli oneri sull'autoconsumo, il documento è piuttosto conservatore sulla transizione energetica verso le rinnovabili.

ADV
image_pdfimage_print

“Poiché l’Emission Trading System, contrariamente alle ambizioni globali originarie, è stato adottato solo dall’Europa e non è riuscito nel tempo a formare prezzi di mercato utili agli scopi istitutivi, si invita a valutare se il progetto di riforma dell’UE ETS, ipotizzato dalla Commissione europea, sia in grado di rendere il mercato delle quote di emissione di gas a effetto serra finalmente liquido e remunerativo in misura sufficiente ad attivare un adeguato ciclo di investimenti contro i cambiamenti climatici. Oppure se il progetto della Commissione non rischi di introdurre nuove forme di sussidio nel quadro di un sistema di prezzi sostanzialmente amministrati; in questo caso andrebbe riconsiderata l’alternativa dell’introduzione graduale di forme articolate di carbon tax a valere sia sulle merci prodotte nella UE sia su quelle di importazione, così da evitare, nel rispetto degli accordi WTO, negativi effetti di spiazzamento dell’Europa nel commercio mondiale.”

L’invito arriva dalla risoluzione sul pacchetto europeo “Unione dell’Energia”, approvata ieri dalle commissioni riunite Industria e Ambiente del Senato, (presiedute da Massimo Mucchetti) al termine del ciclo di audizioni avviato lo scorso aprile. Il documento (allegato in basso) specifica anche che l’UE deve spingere i membri a ridurre progressivamente, fino ad eliminarli, gli incentivi alle fossili, iniziando dalle fonti a maggiori emissioni di CO2. Ma nel complesso il testo è relativamente conservatore sui temi della transizione energetica verso le rinnovabili. Anche per questo la risoluzione non è stata votata dai rappresentanti del M5S (che hanno presentato due risoluzioni alternative, vedi in fondo) nè da altri senatori tra cui Pepe (Verdi- gruppo misto) e Bignami (ex M5S – ora gruppo misto).

In merito al triplice obiettivo UE al 2030, ad esempio, si avverte che l’impegno unilaterale della UE a ridurre le emissioni del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 “va considerato in relazione alle scelte che le altre macroregioni del mondo sono disposte a prendere nella stessa materia.”

Anche i target su efficienza energetica e rinnovabili sembrano essere visti più come freni che come opportunità dai senatori: “possono oggettivamente generare – si avverte – distorsioni della concorrenza globale e spiazzare l’industria europea, favorendo la delocalizzazione”. Gli impegni per il 2030 per le due commissioni “vanno realizzati nel contesto di adeguati accordi che coinvolgano tutte le principali economie del mondo, con particolare riferimento alla prossima Conferenza di Parigi e ai negoziati sul Partenariato Transatlantico su commercio e investimenti (TTIP).” La cosa farebbe pensare ad una classica tattica dilatoria o di deresponsabilizzazione.

Il documento sembra anche essere d’accordo sul fatto che l’obiettivo comunitario sulle rinnovabili non sia vincolante a livello di singoli Stati, apetto che, riteniamo, lo depotenzia molto: nello sforzo per ridurre le emissioni, si legge nella risoluzione è “opportuno lasciare libertà ai Paesi della UE nel determinare il proprio specifico mix fra efficientamento energetico e ricorso alle energie rinnovabili.”

Altro tema caldo per le rinnovabili che viene trattato è quello degli oneri sull’energia autoconsumata. Qui le Commissioni sembrano sposare la visione dell’Autorità per l’Energia: si auspica “la definizione di un quadro di riferimento europeo nell’ambito del quale ciascuno Stato membro possa definire la distribuzione degli oneri generali di sistema, evitando che essi siano connessi a una quantità di energia elettrica ‘in rete’ in costante decrescita che comporterebbe inevitabilmente, a parità di gettito, un continuo aumento dei loro valori unitari, vanificando così gli sforzi dei governi per ridurre il costo dell’energia.”

La sicurezza energetica, più che per l’autoproduzione, nella visione che emerge dalla risoluzione sembra passare per trivelle e condotte: “si condivide l’obiettivo di rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti di gas naturale, diversificando fonti, fornitori e rotte di transito, si considera prioritario promuovere, a complemento della produzione interna e delle importazioni dalla Russia, l’approvvigionamento dai giacimenti del Mediterraneo orientale, del Caspio e, compatibilmente con i vincoli di una politica estera a promozione e difesa della pace, del Medio Oriente e del Nord Africa.”

Le Commissioni frenano invece sul capacity market, pensato per salvare le centrali a gas strette tra overcapacity e concorrenza delle rinnovabili: in particolare “si auspica grande prudenza nell’introdurre prezzi minimi garantiti, che di fatto ricostituirebbero sistemi di capacity payment, e si suggerisce di legarli in ogni caso a scadenze di lungo termine.”

La risoluzione approvata (pdf)

La risoluzione proposta da Girotto ed altri M5S

La risoluzione proposta da Martelli (M5S)

ADV
×