Il petrolio verde dell’Italia. Un volume a più voci di FIPER

  • 21 Maggio 2015

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Il volume “Biomasse legnose: petrolio verde per il teleriscaldamento italiano” è percorso, dagli Appennini alle Alpi, sull'enorme potenziale del legname e dei suoi cascami derivanti da un'accurata gestione del bosco e il suo utilizzo energetico. Come richiedere il libro gratuitamente. La prefazione di Walter Righini, presidente FIPER.

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Il volume “Biomasse legnose: petrolio verde per il teleriscaldamento italiano” pubblicato da FIPER (Federazione Italiana, Produttori di Energia Rinnovabile) è una sorta di percorso, dagli Appennini alle Alpi, sull’incredibile potenziale del legname e dei suoi cascami derivanti da un’accurata gestione del bosco, che potrebbe far rifiorire un’economia basata sull’uso sostenibile del patrimonio boschivo presente sul territorio nazionale.

Un viaggio di 247 pagine che parte dall’analisi del petrolio verde italiano (capitolo 1: Il bosco), prosegue lungo la filiera di trasformazione della biomassa legnosa in energia termica (capitolo 2: Il calore), analizzando gli effetti prodotti sulla qualità dell’aria (capitolo 3: L’ambiente), per concludersi alla scoperta di esperienze concrete, testimonianza del valore economico, sociale e ambientale del teleriscaldamento a biomassa (capitolo 4: I fatti).

Numerosi e autorevoli gli autori della pubblicazione: imprenditori, ditte boschive, pubbliche amministrazioni, professionisti, politici, tutti insieme per approfondire i vari aspetti della filiera bosco- legno- energia, a partire dalla specificità di ognuno, il valore strategico e l’importanza del patrimonio boschivo nazionale, distinguendo e facendo chiarezza sulle diverse modalità di impiego delle biomasse legnose ai vari fini energetici.

Un percorso utile per chi vuol meglio capire e condividere un nuovo modello di sviluppo alternativo alle fonte fossili e promuoverlo sul proprio territorio.

Il volume, che sarà presentato a Milano il prossimo 15 giugno, può essere richiesto gratuitamente a FIPER attraverso un modulo scaricabile

Pubblichiamo qui la prefazione al libro del Presidente FIPER, Walter Righini.

Tutto quello che avreste voluto sapere su … le biomasse ma non avete mai osato chiedere!

Nelle diverse zone d’Italia, la notizia di realizzare una centrale che brucia legna (biomassa) per produrre energia provoca immediate proteste e il formarsi di “Comitati” contro i temuti inquinamenti.

Si assiste quindi al dilagare della così detta “sindrome Nimby” (non nel mio giardino) alimentata il più delle volte da una manipolazione mediatica che fa “di tutte le biomasse un fascio”.

Quasi sempre, leggendo i vari articoli, interventi o comunicati vari sulle centrali oggetto della discussione, non si riesce però mai a comprendere con esattezza di che cosa si stia parlando e di quali impianti si stia discutendo; si allude sempre molto genericamente a impianti o centrali alimentate a biomassa e quindi risulta estremamente difficile entrare con precisione nel merito della questione e valutare con dati concreti la valenza positiva o negativa della proposta in discussione.

Abbiamo quindi ritenuto opportuno, per quanto possibile con questa pubblicazione, con interventi di esperti di chiara e qualificata esperienza nel settore delle fonti rinnovabili, in particolare in quello delle biomasse, rappresentare nello specifico, sotto i diversi aspetti tematici, l’opportunità che la filiera bosco-legno-energia può offrire per la gestione e manutenzione del territorio. È bene fare chiarezza sulle diverse modalità di impiego delle biomasse legnose vergini a fini energetici e evidenziare a livello tecnologico, ambientale e economico, le tecnologie più performanti e efficienti.

Dai diversi contributi tecnici, in particolare quelli presenti nei capitoli 2-3, emerge l’orientamento in primis a utilizzare la biomassa legnosa per la produzione di energia termica da utilizzare in ambiti locali in funzione della rete di teleriscaldamento da realizzare, e impiegare un’eventuale produzione di energia elettrica in cogenerazione connessa e vincolata però alla produzione del calore utilizzato, andando così nel contempo a sostituire altre fonti fossili di produzione calore sicuramente più inquinanti, costose e di importazione.

Altro obiettivo della pubblicazione è quello di portare il lettore a riflettere sul fatto che la gestione attiva del patrimonio boschivo nazionale può giocare nella prevenzione dei rischi idrogeologici e dei cambiamenti climatici.

Dall’esperienza dei territori, siano essi alpini o appenninici, si evince che è possibile attuare una gestione sostenibile del bosco che promuova l’utilizzazione del legno e dei suoi cascami a fini produttivi e energetici. Lo sforzo di questo lavoro è riscontrare che la filiera biomassa-legno-energia non riguarda esclusivamente il comparto agricolo o forestale, di competenza del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, ma coinvolge direttamente la politica energetica, e quindi il Ministero dello Sviluppo Economico, la prevenzione rischi idrogeologi e ambientali, in capo al Ministero dell’Ambiente, nonché il Ministero delle Finanze e degli Interni riguardo la copertura finanziaria e la sicurezza dei territori.

A riguardo, l’implementazione della Strategia Energetica Nazionale potrebbe rappresentare un buon banco di prova, per trasformare le “fragilità” del nostro territorio, in un’occasione di sviluppo locale di medio lungo periodo.

Perché realizzare una rete di teleriscaldamento a biomassa legnosa

Lo sviluppo di una rete di teleriscaldamento alimentata a biomassa si inserisce in un progetto molto più ampio di quello relativo alla sola fornitura di calore agli edifici di una singola comunità.

L’azione si inquadra in un processo di sostegno e di sviluppo della filiera bosco-legno-energia finalizzata alla valorizzazione della materia prima forestale presente in grande disponibilità nel territorio circostante mediante la creazione di una valida alternativa di mercato ai sottoprodotti di prima lavorazione del legno, ai residui delle utilizzazioni boschive e gli assortimenti attualmente aventi un prezzo di macchiatico negativo.

Il teleriscaldamento a biomassa è quindi un indiretto sostegno alla selvicoltura, in Italia ormai quasi completamente abbandonata dopo l’ultima guerra, avendo fra i sui obiettivi un incremento di valore della risorsa legno con tutte le conseguenti ricadute positive: economiche, sociali, occupazionali e ambientali in ambito locale.

Non ultimo, creare condizioni favorevoli a mantenere la popolazione in aree marginali e soggette allo spopolamento.

Va sottolineato infatti che – a differenza delle altre fonti rinnovabili, quali fotovoltaico e eolico che dal momento in cui entrano in esercizio ogni attività lavorativa connessa termina – con la realizzazione di una rete di teleriscaldamento a biomassa l’impegno costante di gestione dell’impianto viene assicurato per i successivi 30-50 anni, ma soprattutto l’attività indispensabile per il recupero della biomassa necessaria all’alimentazione dell’impianto stesso viene anch’essa garantita per eguale periodo con tutti i benefici al territorio circostante.

La cura e la manutenzione programmata dei boschi per un arco temporale così prolungato permette una opportuna prevenzione alle ormai consuete calamità naturali di dissesto idrogeologico, di incendi boschivi e una lotta alle malattie delle piante con conseguente notevole risparmio sui costi di risanamento e ripristino dei suoli. In sintesi possiamo così riassumere gli effetti e i risultati attesi con la realizzazione di un impianto di teleriscaldamento alimentato a biomassa:

  • valorizzazione dei residui forestali derivanti dal governo del bosco
  • valorizzazione dei sottoprodotti di lavorazione del legname
  • valorizzazione dei sottoprodotti provenienti dall’agricoltura
  • risparmio energetico e riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili di importazione
  • riduzione dell’inquinamento connesso alla combustione di prodotti petroliferi sostituiti
  • sviluppo e incentivo a una economia in ambito locale sia per l’attività lavorativa connessa sia per il beneficio economico e di servizio ai clienti allacciati al teleriscaldamento.

Potenziale del teleriscaldamento a biomassa in Italia

Con uno studio effettuato a livello nazionale da FIPER nel 2011 è risultato che in ben 801 comuni Italiani non ancora metanizzati (di cui 314 in fascia climatica E e 487 in fascia climatica F e con popolazione compresa fra i mille e diecimila abitanti per singolo comune) ci sarebbero le condizioni territoriali e ambientali per introdurre il teleriscaldamento a biomassa con tutte le conseguenti ricadute prima esplicitate (1). In particolare se in Italia si dovessero realizzare anche solo la metà di detti impianti (magari cogenerativi) si potrebbero ottenere:

  • una potenza termica disponibile da 1.000 a 1.500 MW termici;
  • una potenza elettrica disponibile da 200 a 400 MW elettrici;
  • un valore di investimento per la realizzazione delle centrali e delle relative reti pari a 2,5/4 miliardi di € (a tutto beneficio dell’industria Italiana per opere edili, caldaie, tubazioni, scambiatori ecc).

Ma soprattutto un utilizzo di biomassa da 3 a 6 milioni di t./Anno (in filiera corta) per un valore attualizzato pari a 5/10 miliardi di € nei prossimi 20 anni. Trattandosi come detto di attività da realizzarsi in comuni di piccole dimensioni e ubicati in particolare in zone di montagna, lo sviluppo diffuso di detti impianti incentiva di fatto la valorizzazione del territorio ma soprattutto risulta una valida azione contro l’abbandono delle zone stesse creando altresì l’opportunità di realizzare, in uno con la posa delle reti di teleriscaldamento, anche lo sviluppo, senza ulteriori costi aggiuntivi della Banda Ultra Larga con la messa in opera di fibre ottiche.

Verso il teleriscaldamento efficiente: le aspettative degli operatori

Il Decreto Legislativo 4 Luglio 2014, n° 102 in recepimento alla Direttiva Europea sull’efficienza Energetica, riconosce un ruolo di primo piano alla produzione e distribuzione dell’energia termica attraverso le reti di teleriscaldamento e teleraffrescamento che impiegano fonti rinnovabili presenti sul territorio, in particolare con l’uso delle biomasse legnose.

All’art. 15 viene infatti istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico il “Fondo nazionale per l’efficienza energetica” prevedendo che detto fondo è destinato a favorire il finanziamento di interventi fra cui “… realizzare reti per il teleriscaldamento e per il teleraffrescamento in ambito agricolo o comunque connesse alla generazione distribuita a biomassa”.

Aspetto strategico per competere con le altre fonti di riscaldamento presenti sul mercato e senza dubbio con la sicurezza di approvvigionamento della biomassa vergine in ambito locale.

In conclusione, preso atto come visto dei molteplici aspetti positivi che potrebbero nascere da un ulteriore sviluppo delle reti di teleriscaldamento a biomassa, della notevole potenzialità di sviluppo della stessa in ambito nazionale, e infine anche delle norme europee e nazionali che ne riconoscono e ne promuovono lo sviluppo, si coglie l’occasione per invitare e sollecitare la classe politica nazionale, i ministeri e gli enti competenti a voler, per quanto di rispettiva competenza, mettere in atto tutto quanto necessario per promuovere e attuare in Italia una concreta politica finalizzata allo sviluppo del teleriscaldamento a biomassa con una visione prospettica di lungo periodo, con normative chiare e senza eccessivi incentivi a carico dell’intera comunità nazionale come sino a ora successo per lo sviluppo delle fonti solo elettriche.

Basterebbero, in tempi brevi, l’emanazione del decreto attuativo per la gestione del fondo di efficienza energetica nazionale, il decreto legge sulla riforma forestale e una chiara definizione del servizio di teleriscaldamento.

Siamo certi, per l’esperienza da noi maturata in oltre 15 anni di attività e per i risultati sinora ottenuti sul territorio, delle importanti ricadute positive che avrebbe lo sviluppo della filiera bosco-legno-energia andando nel contempo a valorizzare anche tutte quelle esternalità sino a ora mai concretamente considerate.

Il bosco, le potature e le biomasse legnose in genere rappresentano il nostro “petrolio verde”, in molti casi a portata di mano e appena fuori dalla finestra di tante case. Tali sottoprodotti anziché rappresentare un costo per la collettività, possono trasformarsi in una importante risorsa e opportunità.

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