Oneri, autoconsumo e riforma bollette: ecco la (non) posizione del Governo

Nel question time al Senato, la ministra Guidi risponde sullo spostamento di parte degli oneri dalle componenti variabili a quelle fisse della bolletta elettrica dei clienti domestici, come proposto dall'Autorità. Il Governo condivide il cambiamento indicato dal regolatore, ma auspica sia fatto 'con equilibrio'.

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Nello spostare gli oneri dalle componenti variabili a quelle fisse della bolletta elettrica dei clienti domestici, l’Autorità non va oltre il suo ruolo e non contraddice quanto disposto dal decreto ‘Competitività’, ma lo spostamento andrà fatto con equilibrio. È questa in sostanza la posizione del Governo sulla novità proposta dall’Autorità per l’Energia nella riforma delle tariffe elettriche per i clienti domestici, stando alle risposte che la ministra dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha dato in un question time al Senato lo scorso 7 maggio (allegato in basso).

La questione per i lettori di QualEnergia.it è nota: nella proposta di riforma in consultazione, per le bollette dei clienti domestici, l’Aeegsi propone di spostare parte degli oneri di rete e di sistema dalle componenti variabili a quelle fisse, queste componenti dunque non si pagherebbero più solo in base al volume dei consumi. Tra le varie opzioni in consultazione, quella che il regolatore dichiara di preferire prevede un bilanciamento del gettito degli oneri al 50-50 fra componente fissa (proporzionale alla potenza) e componente variabile (proporzionale ai prelievi).

Un cambiamento che diminuirebbe – di quanto resta da vedere – la convenienza di risparmiare energia o di prodursela da soli, cosa che ha messo in allarme soprattutto gli operatori del fotovoltaico.

Secondo qualcuno l’Autorità, proponendo questa piccola rivoluzione, andrebbe oltre le proprie prerogative e scavalcherebbe il legislatore, che con il decreto Competitività 91/2014 ha appena normato l’esenzione dagli oneri dei SEU, cioè in sostanza gli impianti dove l’energia viene consumata senza passare per la rete,  esenzione che sull’energia autoconsumata è totale per quelli a rinnovabili sotto ai 20 kW, mentre negli altri si paga solo il 5% degli oneri di sistema.

Finora però era rimasta ignota la posizione del Governo. La stessa Aeegsi nella segnalazione al Governo n. 348 del 2014 chiedeva all’esecutivo di dare indirizzi «ai fini di una completa e omogenea redistribuzione della copertura degli oneri generali di sistema», evidenziando che riteneva «preferibile addivenire a forme esplicite di incentivazione qualora ancora necessarie per la promozione di soluzioni impiantistiche efficienti».

Ma, lamenta il senatore Gianni Girotto (M5S) intervenendo nel question time di giovedì scorso,  “il Governo non ha mai risposto. Ora l’Autorità si arroga il potere politico-legislativo di eliminare sostanzialmente i SEU, svuotandone la convenienza nell’ambito domestico, che oggi è quello di maggiore utilizzo. Tutto ciò in violazione di quanto stabilito dal decreto-legge n. 91 del 2014 e vanificando gli sforzi che le imprese del settore stanno facendo da anni per continuare l’attività. Per questo Girotto chiede se “il Governo ha segnalato all’Autorità la necessità di operare all’interno dei poteri ad essa attribuiti per garantire il rispetto di quanto stabilito dal decreto-legge n. 91 del 2014 e per la sopravvivenza dei SEU.

“Dal punto di vista formale – è la risposta della ministra Guidi – si ritiene che l’Autorità per l’Energia, peraltro in un documento di consultazione, stia operando delle valutazioni nell’ambito dei parametri definiti dalla legge”. Infatti spiega: “il decreto Competitività stabilisce che gli oneri generali di sistema per le configurazioni di autoproduzione e autoconsumo sono determinati facendo esclusivo riferimento al consumo di energia elettrica dei clienti finali o a parametri relativi al punto di connessione.”

Il MiSE poi condivide anche il timore che ha portato l’Autorità a proporre di caricare parte degli oneri sulle componenti fisse. Continua Guidi: “ragionando al limite, se tutti i consumatori si autoproducessero l’energia di cui hanno bisogno e se il pagamento avvenisse solo in base al consumo di energia, tutti sarebbero esenti e nessuno pagherebbe i costi di mantenimento e di sviluppo della rete e gli stessi oneri di sistema; e ciò a dispetto delle ovvie esternalità positive derivanti dall’esistenza e dal mantenimento in esercizio della rete. Questo dimostra che, proprio pensando ad una crescente evoluzione dell’autoproduzione distribuita, il vecchio sistema che si basava solo sulle parti variabili non è più attuale.”

Insomma, la posizione del Governo sembra accogliere le motivazioni dell’Autorità che teme che gli oneri vadano a pesare troppo su chi non risparmia o autoproduce energia. Ma – commentiamo noi – questa visione, fermandosi al ragionamento “al limite”, non sembra essere basata su una valutazione quantitativa di quanto realisticamente la crescita dell’autoconsumo possa impattare sulla distribuzione dei costi e, soprattutto, non sembra tenere conto delle ricadute positive del promuovere risparmio energetico e generazione distribuita per il sistema Paese in generale. Un aspetto che, se può essere comprensibilmente trascurato dall’Autorità, il cui compito è tenere sotto controllo le bollette, ci si aspetterebbe fosse almeno considerato dall’esecutivo.

Qualche speranza che il Governo tenga conto del rischio che un cambiamento troppo brusco tagli le gambe all’autoproduzione e al risparmio la lasciano altre parole della ministra: “Naturalmente – aggiunge – la ripartizione degli oneri tra le due parti (fissa e variabile) deve essere effettuata con equilibrio. Il Governo si confronterà con l’Autorità e vigilerà sul tema, anche in vista dell’attuazione di una specifica previsione dello stesso decreto Competitività.”

Attendiamo, con la speranza che non si continuino a lasciare alla responsabilità del solo regolatore scelte così importanti per la politica energetica ed industriale del nostro Paese.

Le risposte sulle rinnovabili nel question time alla ministra Guidi (pdf)

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