Valanga di prenotazioni per la batteria per il FV di Tesla: non è “solo un giocattolo per ricchi”

Le nuove batterie stazionarie del produttore di auto elettriche in sei giorni dal lancio hanno raccolto oltre 40mila prenotazioni, che potrebbero tradursi in circa 800 milioni di dollari di ordini. Sarebbe già stata prenotata tutta la produzione da qui a metà 2016 tanto da far pensare a una prossima espansione della “gigafactory” in costruzione.

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A una settimana dal lancio della nuova linea di batterie stazionarie di Tesla, l’azienda aveva già ricevuto 38mila prenotazioni per il Powerwall, il dispositivo domestico da abbinare al fotovoltaico, e ben 2.500 per il Powerpack, l’accumulo di scala commerciale-utility. Secondo il calcolo fatto da Bloomberg, questo interesse raccolto in soli 6 giorni si potrebbe tradurre in ordini per 800 milioni di dollari. In pratica sarebbe già stata prenotata tutta la produzione da qui a metà 2016.

Insomma, la domanda di batterie sembra esserci ed essere più alta del previsto. E questo nonostante i prezzi di Tesla per quanto molto competitivi – da 3000 dollari, installazione e inverter esclusi per la Powerwall da 7 kWh e 3.500 per quella da 10 kWh – restino piuttosto alti in assoluto: secondo un calcolo pubblicato da Forbes, accumulare l’energia nelle batterie per il residenziale prodotte da Panasonic e marchiate Tesla costerebbe ben 15 centesimi di dollaro a kWh, un valore decisamente alto.

Il giornalista di Forbes autore del calcolo, Chris Helman, al momento del lancio aveva per questo definito la Powerwall “un giocattolo per ricchi”, ma ieri dopo le notizie sulle prenotazioni, ha aggiustato il tiro con un articolo il cui titolo spiega che “forse non è solo un giocattolo per ricchi”.

Nel pezzo Helman si interroga su chi siano i possibili acquirenti. Ci sono certo anche quei “verdi ricchi” che tratteggiava nel pezzo precedente: chi lo acquisterà per entusiasmo per le novità tecnologiche e il marchio, per la volontà di usare solo energia pulita e/o di staccarsi dalla rete. Ma tra gli interessati ci sono anche altre categorie più sensibili al portafoglio: gli abitanti di alcuni Stati Usa come le Hawaii, dove il costo altissimo dell’elettricità dalla rete rende nettamente conveniente autoprodurla e accumularla, chi ha già un impianto fotovoltaico e per normative dello Stato in cui vive è particolarmente disincentivato ad immettere energia in rete e chi vive aree con sistemi elettrici instabili o in situazioni off-grid.

I numeri diffusi da Tesla sulle prenotazioni sono in effetti impressionanti, anche se va precisato che si tratta di prenotazioni non vincolanti, fatte on-line, e che bisognerà vedere con che tasso si tradurranno in ordini. Se per le reservation che vengono dai consumatori (38mila per le Powerwall) è presumibile che sia rilevante la quota di chi poi non andrà fino in fondo, ci si aspetta più concreto l’interesse espresso da chi – utenti commerciali o utility – ha ordinato le batterie di taglia più grande, le Powerpack da 250 kWh. Le 2500 prenotazioni per quest’ultimo prodotto, secondo la stima di Bloomberg, pesano per circa 625 milioni di $ sugli 800 totali.

Tesla e Panasonic stanno realizzando in Nevada la cosiddetta “gigafactory”, fabbrica di batterie da 5 miliardi di dollari che dovrebbe essere operativa dal 2017 e arrivare al 2020 a produrre 50 GWh all’anno di batterie al litio, raddoppiando la produzione mondiale. Tutta la capacità produttiva della gigafactory – ha dichiarato il Ceo di Tesla Elon Musk diffondendo i dati sulle prenotazioni di Powerwall e Powerpack – che originariamente doveva essere destinata per due terzi alle batterie per le auto elettriche, potrebbe essere destinata alle batterie stazionarie. Quindi si presume che si dovrà realizzare un’altra fabbrica.

Non sembra ci siano dubbi sul fatto che Tesla ha fatto un buon affare a buttarsi nel mercato dello storage stazionario, anche se gli analisti ancora non si sbilanciano in valutazioni quantitative. L’unica che troviamo è quella di Ryan Brinkman di JPMorgan Chase che stima che il business delle batterie stazionari renderà a Tesla 15 dollari in più ad azione, cioè circa 1,9 miliardi di $.

Per Tesla, d’altra parte, la situazione non è per niente rose e fiori – osserva Helman su Forbes – ha spese operative in crescita e sul mercato delle auto elettriche sta combattendo con concorrenti molto più grandi, tanto che per mantenere la sua quota di mercato è costretta per ora a vendere in perdita le proprie costose auto. Insomma, quella di entrare nel mercato delle batterie stazionarie era una scelta obbligata.

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