Riscaldamento, rinnovabili e cogenerazione: in Italia la rivoluzione sta solo iniziando

In Italia ci sono sempre più impianti a fonti rinnovabili, ad alta efficienza e teleriscaldamento. Questo processo intacca però ancora pochissimo i consumi di gas, mostrano i dati di REF-E. Il cambiamento accelererà nei prossimi anni, con un ruolo crescente di teleriscaldamento e cogenerazione, che si integreranno con la smart-grid elettrica fornendo servizi di flessibilità.

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Il modo in cui si produce e si consuma calore in Italia sta cambiando, con una crescita di rinnovabili, teleriscaldamento e caldaie efficienti, ma tutto ciò ha ancora impatti relativamente limitati sui consumi di gas. Per il futuro però ci si aspetta che tutto acceleri, con più rinnovabili ed elettrificazione dei consumi, teleriscaldamento nei centri urbani e una maggiore penetrazione della cogenerazione, che sarà in grado di fornire servizi di flessibilità importanti per gestire la crescente penetrazione delle rinnovabili elettriche non programmabili.

Sono questi alcuni highlight dall’ultima newsletter del Gestore dei Mercati Elettrici (GME) nella quale Marco Cirillo di REF-E in un articolato intervento fornisce un interessante quadro del mercato heating and cooling (vedi allegato in basso).

Che i consumi termici siano importantissimi quanto trascurati nella transizione energetica è noto: si ricordi che pesano per poco meno del 50% del fabbisogno finale di energia dell’UE 28. Elettricità e trasporto incidono, rispettivamente, poco più del 20% e poco più del 30%. In tutto questo pesano moltissimo l’energia usata negli edifici: è il 40% del totale e per il 75% è destinata a climatizzazione invernale ed estiva (rispettivamente 70% e 5%).

Su tutti i consumi termici il gas è ancora la fonte dominante – più del 60% dei consumi finali in Italia, Olanda e Regno Unito – mentre la quota di calore ottenuto da rinnovabili – principalmente biomassa, ma anche una parte dell’energia prodotta da pompe di calore elettriche e solare – si attesta, per la UE-28, a circa il 15% dei consumi finali.

Le cose però stanno lentamente cambiando. Come mostra il bilancio degli impianti installati in Italia nel 2013 realizzato da REF-E, guadagnano quote caldaie a condensazione, solare termico, biomasse e pompe di calore. Rilevante poi il numero di nuove utenze domestiche delle reti di teleriscaldamento: quasi 100.000 nell’ultimo biennio.

Se il mix di impianti installati ha subito importanti cambiamenti anche nel 2013, questi però si riflettono in misura piuttosto ridotta sul consumo di energia, e in particolare sulla domanda di gas, fa notare l’analista di REF-E nella presentazione: un risparmio di poco più di 100 Mmc di gas su un totale di 20.000 Mmc consumati dalle utenze domestiche.

Gli apparecchi a rinnovabili sono, infatti, prevalentemente destinati a coprire una quota parziale del fabbisogno di riscaldamento – si pensi alle stufe a legna o a pellet – o addirittura sono installate in prevalenza per soddisfare un bisogno di condizionamento, nel caso delle pompe di calore cosiddette “split”. Più a valle nel sistema di riscaldamento, si fa notare, sono ancora scarsamente diffuse tecnologie di submetering e applicazioni domotiche che permettano di monitorare i consumi e regolare gli impianti in modo più aderente ai bisogni.

All’orizzonte però, secondo la società di consulenza, c’è un’accelerazione del mutamento: se nelle aree meno popolate e poco industrializzate il calore per riscaldamento continuerà ad essere offerto in modo diffuso, per le città (ad eccezione di quelle situate nelle regioni più calde) si prevede “un netto cambio di modello, caratterizzato da uno sfruttamento estensivo del potenziale di cogenerazione e teleriscaldamento”.

Accanto al gas, si prevede, giocheranno un ruolo importante la biomassa e i rifiuti, il calore residuo da processi di produzione, e l’energia prodotta da pompe di calore attraverso i vettori elettrico e gas. Una quota non trascurabile di gas poi potrebbe essere ottenuta a livello locale, sfruttando la digestione anaerobica di materia organica e le successive raffinazione e immissione in rete, cioè dal biometano.

La produzione combinata di elettricità e calore, e lo sfruttamento del vettore elettrico per alimentare le pompe di calore di piccola e grande taglia “configurano una maggiore integrazione tra produzione e distribuzione di calore e sistema elettrico. In effetti non solo le prime saranno ‘alimentate’ dal secondo, ma gli impianti per la generazione di energia termica saranno in grado di fornire servizi di flessibilità importanti per gestire la crescente variabilità della generazione rinnovabile”.

Oltre agli accumuli di energia elettrica, continua la presentazione di Cirillo, “anche lo stoccaggio del calore potrà aiutare il sistema elettrico, e contribuirà ad ottimizzare il dimensionamento e funzionamento della capacità cogenerativa, anche in termini economici, ossia in relazione all’andamento (nell’arco del giorno) dei prezzi sul mercato elettrico.”

Insomma, sembra proprio che la smart-grid elettrica sia destinata a fondersi con una rete intelligente dell’energia termica.

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