Altro duro colpo per tutto il nucleare giapponese

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Bloccata da un tribunale la riapertura di due reattori nucleari in Giappone, a Takahama. Avevano superato gli standard per la sicurezza, ma la misura restrittiva del Tribunale non consente il riavvio dei reattori e va contro l'ente governativo che aveva dato il via libera. Si rafforzano le opposizioni locali contrarie al riavvio di altre centrali.

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Bloccata dal tribunale la produzione di due reattori nucleari in Giappone. I due reattori di terza generazione situati a Takahama (vedi foto a sinistra), sulla costa ovest del paese nella prefettura di Fukui, avevano superato le procedure standard per la sicurezza stabilite dalla Japan’s Nuclear Regulatory Agency (NRA) e dovevano tornare operativi entro pochi mesi.

Ma la misura restrittiva del Tribunale, che aveva già fermato la riapertura di un altro impianto nel maggio del 2014, e che ora va contro la disposizione dell’ente governativo, ha un impatto considerevole per la ripresa di tutto il settore della produzione energetica atomica del Giappone, praticamente spenta dall’incidente di Fukushima, dell’11 marzo 2011, ore 14,46 locali.

Questa sentenza potrebbe portare altri tribunali a valutare l’opportunità di emettere ordinanze in grado di fermare la messa in funzione di altri reattori in tutto il paese, soprattutto quelli con non danno garanzie di sicurezza alle popolazioni locali. Al momento sarebbero potenzialmente 43 dei 48 totali.

Soprattutto i cittadini vicini alla centrale di Takahama avevano richiesto apertamente un’ordinanza contraria alla riapertura dei rettori 3 e 4, motivandola con il fatto che dalle autorità governative venivano completamente sottostimati i rischi di terremoto e la mancanza di adeguate procedure di sicurezza e per l’evacuazione del sito. I residenti plaudono alla sentenza. Ma è in tutto il paese che si rafforza l’opposizione delle popolazioni locali che vogliono fermare il riavvio delle centrali, attivandosi in particolare con ricorsi all’autorità giudiziaria.

La società che gestisce la centrale, la Kansai Electric, ha dichiarato che si appellerà alla decisione del Tribunale. Ma ciò richiederà mesi, forse anni, e stima circa 1,3 miliardi di dollari di perdite annuali per l’utility, cifra che si aggiungerà a quella dei quattro anni passati, per arrivare ad un ammontare di oltre 6 miliardi di $.

Nonostante questa evoluzione giuridica, il governo del primo ministro Shinzo Abe si dice fermo a non voler modificare la propria decisione di rilanciare la produzione nucleare dopo la crisi post Fukushima. Per il governo Abe far ripartire la produzione dall’atomo, che prima di Fukushima copriva quasi un terzo della domanda elettrica nipponica, significa rilanciare un’economia in debolissima crescita da almeno due decenni. Ma buona parte dell’opinione pubblica giapponese chiede altre soluzioni energetiche ed economiche: più investimenti su fonti rinnovabili ed efficienza energetica.

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