Il fotovoltaico si reinventa con i SEU, ma sull’autoconsumo serve una direzione politica

Con SEU e autoconsumo il fotovoltaico italiano sta dimostrando di sapersi reinventare, anche se la strada non è facile. Ma il futuro dell'autoproduzione energetica è minacciato dall'incertezza normativa, figlia della mancanza di una politica energetica chiara. A Solarexpo un interessante confronto tra operatori, istituzioni e mondo delle banche. Manca però la politica, assente ingiustificata.

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Gli economics ci sono. Non è però per nulla facile: non solo bisogna reinventarsi il mestiere, acquisendo competenze nuove, ma ci sono diverse criticità da superare, prima tra tutte quella dell’accesso al credito. La buona notizia è che il settore ha già messo in campo business model innovativi per superare gli ostacoli. L’ombra che incombe, invece, è quella di possibili cambiamenti normativi, riguardo alla quale però oggi a Solarexpo il settore, in un acceso confronto è riuscito a strappare qualche rassicurazione dall’Autorità per l’Energia. In tutto questo pesa una grande assenza: sia regolatore che industria lamentano la mancanza di un indirizzo chiaro di politica energetica; il mondo dell’energia sta cambiando in fretta, bisogna che sia il legislatore a stabilire dove vogliamo andare.

Sintetizziamo così le impressioni che abbiamo avuto dall’intenso convegno su fotovoltaico e sistemi efficienti di utenza che si è tenuto questa mattina a Solarexpo.

L’incontro è esordito con un “scordatevi tutto quel che sapete sul fotovoltaico”, proferito dal chairman Carlo Durante: fare fotovoltaico con i nuovi business model dei SEU, ha spiegato, richiede di cambiare totalmente approccio. In quale senso, lo hanno spiegato nelle loro presentazioni Tommaso Barbetti, analista di eLeMeNS, ed Emilio Sani avvocato dello Studio Legale Macchi di Cellere Gangemi, mentre il GSE ha chiarito molti dubbi sulle nuove regole operative.

Scegliendo bene il cliente, ha mostrato Barbetti, ci sono buoni margini di negoziazione che rendono il fotovoltaico in SEU un buon investimento: i clienti ideali sono soprattutto le PMI, che pagano l’energia più cara, mentre gli energivori per gli sconti di cui già godono sono off-limits. C’è poi da scegliere il modo in cui l’operatore FV vuole fare SEU: le possibilità sono diverse, può limitarsi ad essere un semplice EPC, cioè a realizzare e manutenere l’impianto che resta del cliente, come può vendere al cliente la sola elettricità da un impianto proprio o una serie di servizi di gestione dell’energia e di trading.

È l’accesso al credito, come anticipato, uno dei problemi che si dovranno superare. Nonostante i ritorni economici dei progetti siano spesso buoni e le banche siano molto interessate a questo tipo di investimento – è emerso dall’intervento di Giovanni Giusiano di Bit Credito Cooperativo – questi modelli di business, specie i SEU legati all’acquisto di elettricità da parte di un cliente terzo, per essere finanziati richiedono robuste contromisure di prevenzione del rischio. A migliorare la situazione, ha fatto notare, potrebbe contribuire una normativa che definisca meglio quel che succede nelle situazioni di morosità del cliente nei confronti dell’operatore che gestisce il SEU.

Un modo per aggirare l’ostacolo del credito, anche se certo non praticabile da tutti gli operatori, è stato presentato da Giuseppe Sofia di Conergy. L’azienda ha presentato una nuova offerta in cui in pratica si sostituisce alla banca. Offrirà infatti al cliente l’impianto in affitto, lasciando a lui la gestione dell’energia. In questo modo si lasciano le accise sull’energia fuori dai conti e l’utente inizia a risparmiare da subito senza investimenti, salvo poi poter riscattare l’impianto in un secondo momento.

Altro modello interessante quello di Suncity, presentato da Massimo Cavaliere: l’azienda non si limita a fornire al cliente l’energia dal proprio impianto fotovoltaico, ma, non essendo quasi mai il profilo di consumo dell’utente perfettamente coincidente con la produzione dell’impianto FV, fa anche attività di trading sulla quota di energia che l’utente deve scambiare con la rete, sia come acquisti che come vendita.

Insomma, le idee non mancano, ma, oltre ad alcuni aspetti normativi ancora da definire, sul futuro di questo business model aleggia il timore di novità regolatorie penalizzanti in arrivo nella riforma della tariffa elettrica a cui sta lavorando l’Autorità. La redditività dei SEU si fonda essenzialmente sull’esenzione dalla componente variabile degli oneri di sistema dell’energia autoconsumata: se gli oneri di sistema vengono spostati in parte dalla componente variabile a quella fissa, come proposto dall’Aeeg, la convenienza dei SEU cala. Altro elemento di incertezza: lo scambio sul posto, recentemente esteso agli impianti fino a 500 kW: è un contratto annuale e in quanto tale potrebbe cambiare.

In tutto questo preoccupa gli operatori la visione dell’Autorità, rappresentata nella conferenza dall’ing. Gervaso Ciaccia. Il regolatore ha fatto notare che ci sono già 31 TWh di energia esente da oneri e che una crescita incontrollata dell’autoconsumo porterebbe a “un’iniqua redistribuzione degli oneri, che penalizzerebbe coloro che non autoconsumano che dovrebbero sopportare tutti i costi del sistema”. Da questo la volontà di spostare in parte gli oneri dalla componente variabile a quella fissa.

Così facendo però, osserva Sani, “il regolatore di fatto scavalcherebbe il legislatore“, che con il decreto 91/2014 ha appena normato l’esenzione dagli oneri dei SEU. E proprio da questa osservazione si è arrivati al nocciolo della questione: il sistema energetico sta cambiando in fretta, ma senza una guida, che dovrebbe arrivare da Governo e Parlamento. “Se si decide che si vuole incentivare la generazione distribuita da rinnovabili – ha suggerito Ciaccia – sarebbe meglio farlo con incentivi espliciti, anziché con l’esenzione dagli oneri”.

In questa assenza di direzione, intanto, il regolatore, temendo che si producano squilibri insostenibili per il sistema, tenta di frenare. E così facendo rischia di tarpare le ali ai business model del futuro. Quello che da entrambe le parti si chiede dunque è una politica energetica almeno di medio termine.

Speriamo che la politica (governo e maggioranza), ingiustificata assente in questa manifestazione, ascolti le voci che arrivano da Solarexpo.

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