Centrale a carbone CCS in Sulcis: quanto ci costi?

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La Commissione Europea blocca i sussidi approvati nel decreto 'Destinazione Italia' alla nuova centrale a carbone nel Sulcis, ma il controverso impianto potrebbe essere fatto con altri soldi pubblici, grazie a un accordo tra Regione Sardegna e MiSE. Pagata dagli italiani, la nuova centrale dovrebbe importare carbone dall’estero.

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Si è concluso il procedimento di indagine formale avviato dalla Commissione Europea in seguito all’approvazione da parte del Parlamento italiano del decreto “Destinazione Italia” n. 145/2013, che introduceva una nuova forma di incentivo specifico per l’elettricità prodotta da una nuova centrale a carbone, da collocarsi in Sardegna, nel Sulcis Iglesiente (ne avevamo parlato qui).

Secondo il Destinazione Italia, al soggetto proprietario della nuova centrale sarebbe assicurata per 20 anni una tariffa incentivante pari a 30 euro/MWh, aggiuntiva alla vendita dell’energia e rivalutata annualmente in base all’inflazione, fino ad un massimo di 2100 GWh/anno. Si tratterebbe quindi di un potenziale di 63 milioni di euro all’anno, per 20 anni, per un totale di 1.260.000.000 di €, più la rivalutazione ISTAT. Una somma addebitata nelle bollette elettriche degli italiani.

Una proposta che si è scontrata con lo stop dell’Europa. Da quanto si può leggere dell’Official Journal (JOCE C722/2015), la Commissione ha recentemente “deciso di chiudere il procedimento di indagine formale […] prendendo nota del fatto che l’Italia ha ritirato la propria notifica il 17 luglio 2014 e non intende portare avanti il progetto di aiuto in questione”. Nel decreto Destinazione Italia era prevista la clausola “stand still, secondo la quale nessun incentivo può essere concesso prima dell’approvazione da parte della Commissione Europea per la compatibilità con le norme europee sugli aiuti di Stato. Pertanto, in seguito alla non approvazione, l’incentivo dovrebbe automaticamente decadere.

L’avvio dei programmi per la costruzione della centrale a carbone in Sulcis può comunque contare su altri finanziamenti pubblici: l’accordo di programma tra la Regione Sardegna e il Ministero dello Sviluppo Economico risale all’8 agosto 2014 e si riferisce al protocollo firmato tra le parti nell’agosto 2013, denominato “Protocollo d’Intesa per lo Sviluppo di un Polo Tecnologico di Ricerca sul Carbone Pulito e la costruzione di una centrale Clean Coal Technology”. Prevede la realizzazione di un impianto di ossi-combustione da circa 50 MWt, che doveva essere concluso entro il 2015. In questo documento, precedente di alcuni mesi il decreto legge, si prevede già il finanziamento dell’impianto tramite l’incentivo in bolletta, proprio nella misura di 30 €/MWh come previsto dal decreto.

E non solo: risulta che allo sviluppo del Piano tecnologico per il carbone cosiddetto “pulito” e per la costruzione di una nuova centrale a carbone CCS sono stati destinati anche 8.356.000 euro da parte della Regione Sardegna, di cui Sotacarbo risulta il beneficiario attuatore dell’intero finanziamento regionale; 30 milioni di euro, ovvero 3 milioni all’anno per dieci anni, forniti dal Ministero dello Sviluppo Economico con risorse provenienti dalla Ricerca di Sistema Elettrico Nazionale per il Piano pluriennale del Polo Tecnologico, a cui si sommano altri 30 milioni di euro per la realizzazione dell’impianto per la ossi-combustione da 50 MW. Di questi, i primi 3 milioni sono nella disponibilità dell’ENEA, che ha facoltà di stipulare un accordo con Sotacarbo.

Sempre nel Protocollo d’Intesa si legge che sono forniti in maniera gratuita sia i permessi di ricerca che le aree da utilizzare. L’impianto a carbone potenziale previsto era di una potenza di 350 MWe e prevedeva anche l’utilizzo del carbone del Sulcis. Intanto, però, la miniera di carbone del Sulcis Iglesiente è definitivamente soggetta a un piano di dismissione entro il 2018, approvato dalla Commissione Europea il 1° ottobre 2014 (disponibile a questo link).

Non vi è quindi alcun dubbio che la nuova centrale dovrà importare carbone dall’estero, mentre nessun dato è stato pubblicato in merito all’eventuale impatto del progetto sul territorio, e in particolare sull’occupazione locale. Intanto è stata avviata una Summer School gratuita rivolta a 40 studenti provenienti da vari Paesi, mentre la Regione Sardegna ha avviato un accordo di collaborazione tra la Sotacarbo e la China Energy Research Society (CERS), per un programma di ricerca congiunto ed eventi da tenersi in Italia e in Cina.

Dopo il ritiro dell’incentivo pubblico alla nuova centrale, e nell’impossibilità di trovare un finanziatore privato disponibile a elargire fondi a una tecnologia economicamente non efficiente, sarà interessante capire se la Regione Sardegna cercherà comunque di portare avanti il progetto o se cambierà strategia, verso una riqualificazione del territorio fuori dalle logiche fossili.

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