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Eclissi e distacco del fotovoltaico, questione tecnica o propaganda anti-rinnovabili?

L'eclissi della mattina del 20 marzo ha spinto Terna e i distributori a chiedere il distacco per 24 ore degli impianti FV per non causare problemi alla stabilità della rete elettrica nazionale. Per molti il fenomeno è assolutamente gestibile. In nessun paese si è avuta una simile richiesta, nemmeno in Germania, dove c'è il doppio di potenza FV rispetto all'Italia e l'eclissi sarà più intensa.

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Ultima ora –  aggiornamento: comunicato stampa Terna (18 marzo)

Un’eclissi solare, per giunta parziale, riporta a pensieri ancestrali, ma stavolta con un tocco di emergenza tecnologica. Da qualche giorno (sottolineiamo, solo qualche giorno) si parla di rischi seri per la rete elettrica a causa dell’eclissi che avremo in Europa il 20 marzo mattina.

In particolare in Italia, dove la osserveremo dalle 9,15 fino alle 11,30 circa, sarà più intensa al Nord (65-67% del disco solare), e meno al sud (circa il 40%). Una minaccia reale per il nostro sistema elettrico?

Terna sta avvertendo i distributori, che a loro volta stanno mandando avvisi ai produttori, di disconnettere, e per 24 ore, gli impianti di potenza superiore ai 100 kW (ecco una lettera tipo, inviata da Enel Distribuzione ad un produttore la sera di venerdì 13 marzo).

Il rischio è segnalato come quello massimo (L5) della procedura Rigedi (Procedura per la riduzione della generazione distribuita in condizioni di emergenza del Sistema elettrico nazionale). Inoltre sappiamo che c’è stata la richiesta di distacco di impianti eolici allacciati in media tensione per una potenza tra 100 e 200 MW, per la quasi totalità installati nel centro-sud del paese.

Il timore è che la produzione degli impianti fotovoltaici installati nel nostro Paese durante l’eclissi possa ridursi drasticamente e soprattutto molto velocemente, mettendo a rischio la stabilità della rete elettrica nazionale.

Tuttavia l’eclissi sarà graduale sul nostro paese e non si manifesterà contemporaneamente su tutto il territorio nazionale. Tra le variabili che preoccupano gli operatori di rete c’è anche il meteo di quella mattina (quanta radiazione ci sarà effetivamente?) e la variazione della domanda di energia elettrica durante l’eclissi. Ma in molti ritengono che questi fattori siano prevedibili con buona precisione.

In particolare, con una potenza fotovoltaica installata pari a 19.691 MW (dato ENTSOE) al culmine dell’eclissi, la potenza elettrica prodotta potrebbe ridursi di circa 7.000 MW, pari agli impianti FV allacciati in media tensione. Ma il problema più grave, spiegano i tecnici di Terna, sarebbe la velocità con cui la potenza prodotta da fotovoltaico calerà e poi crescerà.

Nei giorni scorsi l’ENTSOE (European Network of Transmission System Operators for Electricity), ha affermato che l’eclissi del 20 marzo è da prendere  seriamente, come un vero e proprio test soprattutto per le ripercussioni che si potrebbero verificare sul sistema elettrico europeo, ma poi nelle sue FAQ spiega che in Europa non è richiesto a nessun proprietario di impianti FV di staccarsi dalla rete e che l’Italia non è fra i paesi più interessati dall’eclissi.

Secondo l’analisi di ENTSOE la principale sfida per gli operatori della rete di trasmissione (TSO) sarà di coordinare l’uso delle riserve al fine di bilanciare la potenza in tempo reale senza creare sovraccarico sulla rete.

Va detto che finora, sebbene il fenomeno sia stato attentamente valutato, nessun “allarme eclissi” (cioè richiesta di procedimento di distacco dalla rete) è arrivato ai produttori spagnoli e tedeschi, dove sappiamo che è in esercizio una notevole potenza FV (in Germania il doppio che da noi e nel paese l’intensità di oscuramento del sole sarà maggiore).

In particolare in Germania il Fraunhofer Institute ha spiegato che gli effetti dell’eclissi saranno gestibili nel paese anche con un cielo sgombro da nuvole. Ugualmente non si ha notizia di richiesta di switch off di impianti solari in altri paesi Europei. Perché dunque in Italia questo allarmismo?

Diverse sono le opinioni sull’approccio adottato dal nostro operatore di rete e dai nostri distributori. Per alcuni esperti questa sarà una prova chiave per capire se siamo in grado o meno di gestire le reti con una crescente penetrazione di fonti rinnovabili non programmabili, allorché siano sottoposte a stress o a sbilanciamenti improvvisi.

“In Italia a quell’ora l’effetto dell’eclisse sulla produzione elettrica – ci spiega l’ing. Alex Sorokin – sarà di ritardare la ‘rampa di salita’ mattutina, cioè di partenza, del contributo del solare di circa un’ora, come accade in una normale mattinata invernale. Peraltro l’eclisse sarà minore nel sud Italia, dove invece si trova la maggior parte della potenza solare installata”.

“Secondo le previsioni meteo – continua Sorokin – l’Italia sarà al 70% coperta da nuvole per cui, nelle zone nuvolose, la riduzione di produzione solare sarà nell’ordine del 10%, mentre nel restante territorio soleggiato, invece di produrre il 40-50% della potenza nominale (come capita alle ore 10 nelle normali giornate di sole), gli impianti FV produrranno soltanto al 20%; un’energia comunque disponibile e utile per coprire la domanda della mattinata”.

L’unica vera criticità per la rete elettrica, secondo l’esperto, potrebbe nascere dalla rampa di risalita della produzione solare dopo il massimo dell’eclisse, che comunque si evolverà gradualmente nell’arco di un’ora circa, e, ripetiamo, in modo non contemporaneo sul territorio nazionale,

Alcuni osservatori ritengono che per ovviare a queste carenze si possano attivare i più flessibili pompaggi idroelettrici, presenti maggiormente nel Nord Italia.

I più maliziosi sull’approccio di Terna ritengono che, visto che si tratta di una situazione assolutamente prevedibile e gestibile da parte del nostro TSO, possano esserci motivi, per così dire, strategici. Si vorrebbe creare ad arte, cioè, un precedente che farebbe scuola: ad esempio in caso di eventi meteorologici improvvisi, si potrebbe obbligare al distacco molti operatori, con conseguenti rilevanti danni economici a loro carico.

Ma per alcuni, più semplicemente, non è che un altro modo di dimostrare all’opinione pubblica che l’energia solare è inadeguata a far parte del nostro sistema elettrico e di essere ‘indigesta’ alla nostra rete nazionale.

Nell’eventualità che la richiesta di distacco venga confermata nelle prossime ore da Terna (il distacco potrebbe essere revocato del tutto o parzialmente mercoledì 18 marzo) andrebbe quantificata, cosa non semplice, la perdita economica secca dei produttori FV (ma non è anche questo un servizio di rete?). Poi c’è da contabilizzare qualche milione di euro per l’importazione di elettricità dall’estero o di combustibili fossili per alimentare le centrali in una giornata (24 ore) “senza solare”.

È chiaro che per poter assorbire molto più energia da FV o eolico saranno necessari nel tempo investimenti in smart grid, sistemi di accumulo elettrochimico e gestione della domanda. Ma questo ci pare un altro capitolo che poco a che fare con i ‘problemi’ di venerdì 20 marzo .

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