Declino fossili e grandi impianti: da generazione distribuita oltre metà della domanda di picco

In Italia 31 GW di potenza elettrica sono allacciati alle reti di distribuzione e oltre il 10% dell’elettricità consumata è autoprodotta in loco. Le compagnie elettriche devono fare i conti con una domanda che si prevede continuerà a calare fino al 2035 e anche con la crescita dell'autoproduzione. Devono adattarsi, avverte l'Osservatorio AGICI-Accenture.

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In Italia ben 31 GW, cioè oltre il 50% della domanda di picco, sono allacciati alle reti locali; in Germania questo valore sale a 71 GW, l’85% del picco. Nel 2014 in Europa quasi l‘80% della nuova potenza elettrica è arrivato dalle rinnovabili. Fossili e grandi impianti sono sempre più marginali nel sistema energetico italiano e in quello europeo.

A dirlo sono gli analisti dell’osservatorio Osservatorio AGICI-Accenture sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Pan-Europeo delle Utility, nell’ambito del workshop tenutosi oggi a Palazzo Clerici a Milano, “L’utility del futuro strategie per far fronte ai nuovi bisogni dei territori e battere la crisi”. Dall’incontro emerge una realtà in cui il modello di produzione centralizzato è in declino: secondo le ricerche dell’Osservatorio, nel 2020 oltre il 40% della capacità addizionale nel mondo sarà coperta da impianti di generazione distribuita.

Per quanto riguarda i consumi, la ripresa può considerarsi esclusa: in Europa è previsto un progressivo calo fino al 2035, dovuto anche alla diffusione dell’efficienza energetica e di stili di consumo responsabili, così come alla diffusione dei prosumer, utenti che sono anche produttori, come chi ha l’impianto fotovoltaico sul tetto: in Italia – si fa notare – oltre il 10% dell’elettricità consumata è autoprodotta in loco.

Per le multiutility italiane i rapporti evidenziano una situazione di stagnazione per ricavi e gli utili, che rimangono immutati nel 2014 rispetto all’anno precedente (va invece bene il settore idrico).

Il 2014, spiegano da AGICI, ha visto grandi cambiamenti nel mondo delle utility, alcuni dei quali epocali. Significativo quanto fatto da E.ON: “Scindendo il gruppo – si osserva – ha formalmente sancito il consolidarsi di due ‘mondi’ diversi: accanto a quello tradizionale, emerge un ‘nuovo mondo’ ove i pilastri sono l’efficienza energetica, le rinnovabili e i servizi ai clienti. Altri importanti operatori stanno seguendo questa strada”.

Di questi temi QualEnergia.it aveva parlato nei giorni scorsi con l’analista e membro dell’Osservatorio Marco Carta. “Nel mercato elettrico italiano, ma anche in quello globale, negli ultimi anni è cambiato tutto. È cambiato il modo di produrre energia. È cambiato il modo di trasportarla, con il ruolo sempre più importante delle reti di distribuzione. Ed è cambiato anche il modo di consumarla, grazie all’efficienza energetica e alla generazione distribuita. In tutto ciò i soggetti che non hanno cavalcato questi cambiamenti si sono trovati in forte difficoltà; questo vale soprattutto per i player più impegnati sulla generazione da fossili, soprattutto gas, e meno attrezzati per la vendita”, ci aveva spiegato.

In questa situazione, riporta Carta, le utility sono combattute tra un atteggiamento di resistenza e tutela dei vecchi business model e l’esigenza di adattarsi ad un mondo dell’energia in cui è sempre più protagonista la generazione distribuita: “se l’atteggiamento dell’utility è passivo, la generazione distribuita è effettivamente una minaccia, perché toglie quote di mercato. Se invece c’è un management capace, che sceglie di cavalcare la tendenza, allora la generazione distribuita può diventare un’opportunità. Ad esempio, può costituire una parte importante dell’offerta dell’azienda, che non si limiterà a vendere elettricità o gas, ma anche pannelli fotovoltaici, impianti di cogenerazione e quant’altro, magari facendoli pagare a rate, in modo da mantenere legato il cliente, mentre nel contempo lo si fa risparmiare. Altra possibilità di business è quella della virtual power plant, nella quale i piccoli impianti sul territorio possono giocare un ruolo importante se aggregati e gestiti in maniera intelligente”.

Un video in cui gli analisti spiegano le principali tendenze rilevate dall’Osservatorio:

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