Google vede lontano e finanzia il fotovoltaico sul tetto delle case

L'azienda di Mountain View dà un'ulteriore accelerata ai suoi investimenti nei business model innovativi per il fotovoltaico nel residenziale: altri 300 milioni di dollari in un fondo da 750 per promuovere una sorta di leasing per impianti su tetto, tramite SolarCity. Il gigante della rete sembra aver capito le opportunità del settore.

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Chi ha la vista lunga ci si butta. L’energia prodotta sui tetti delle case con il fotovoltaico sarà sempre più protagonista nei nostri sistemi energetici. Per questo non ci stupisce la notizia arrivata ieri, che Google imprime un’ulteriore accelerata ai suoi investimenti nei business model innovativi per il fotovoltaico nel residenziale.

Il gigante del web infatti ha annunciato un investimento di altri 300 milioni di dollari in SolarCity, una delle aziende più interessanti che opera nel mercato statunitense del rooftop PV. Così, spiega l’azienda del fotovoltaico, si aggiungeranno 450 milioni di 4 in debt financing, in un fondo da 750 milioni, che permetterà di installare circa 500 MW di potenza FV in circa 25mila impianti su tetto, senza che i clienti debbano anticipare un solo dollaro.

Google aveva già investito nell’azienda 280 milioni nel 2011 e ora ha deciso di raddoppiare. Finora a scommettere su SolarCity erano state soprattutto banche, come CreditSuisse, che vi ha investito 200 milioni di $. L’appoggio di Google sicuramente fa molto per SolarCity anche a livello di pubblicità oltre che finanziariamente. Quanto al colosso della ricerca internet, senza dubbio nei suoi quartieri generali a Mountain View qualcuno ha letto con attenzione  report come quello diffuso a gennaio da Deutsche Bank, nel quale si parla anche di SolarCity e si spiega perché investire nel fotovoltaico distribuito è una scelta quasi ovvia.

Nel giro di 3-4 anni, spiega la banca tedesca, il solare su tetto, potrebbe essere in grid-parity (cioè fornire elettricità a prezzi convenienti rispetto all’acquisto dalla rete anche senza incentivi, come già avviene in diversi Paesi, tra cui l’Italia) nel 50% dei mercati potenziali e nello scenario migliore addirittura nell’80% dei mercati entro la fine del 2017.

Con l’aumento della competitività previsto, stima Deutsche Bank, il total addressable market, cioè il mercato potenziale cui il fotovoltaico può rivolgersi (diverso dal mercato reale, previsto per il 2015 sui 53-58 GW), passerà in 5 anni dai 140 GW/anno attuali a 260 GW/anno: praterie enormi da conquistare. Per quel che riguarda gli USA, la banca prevede che la grid-parity del FV (tenendo conto delle agevolazioni fiscali dell’Investment Tax Credit) arriverà quasi ovunque (in 47 Stati) entro il 2016.

“Crediamo che le aziende impegnate nella parte financing/downstream siano quelle che genereranno più valore per gli investitori nel breve termine”, si leggeva nel report che probabilmente è passato anche per la scrivania di qualcuno al Googleplex.

Alla fine del 2014 Solarcity aveva 190mila clienti. Dal 2006 a ora ha installato poco più di 1 GW di potenza, con altri circa 750 MW prenotati per il 2015 e tassi di crescita anno su anno registrati nel trimestre appena concluso a tre cifre: +110% per l’installato nel residenziale, e solo, si fa per dire, +70% per il segmento commerciale (si veda lettera agli investitori in fondo). L’iniezione di liquidità di Google darà sicuramente un’ulteriore forte spinta.

Interessante (anche se non particolarmente innovativo) è anche il modello di business usato che, come abbiamo scritto di recente, tenta di scostarsi dai sistemi di third party ownership / PPA, cioè nei quali, come nei nostri SEU, l’impianto resta di proprietà di chi lo installa, che poi vende l’elettricità al cliente sul tetto del quale ha montato i moduli. 

SolarCity ha adottato una soluzione ibrida tra PPA e leasing. Per prima cosa l’azienda va dal cliente e studia le sue bollette elettriche. Poi gli propone un impianto su misura e gli garantisce, se accetta l’affare, un determinato risparmio in bolletta. L’importo che il cliente pagherà nella nuova bolletta è tarato in modo da garantire da una parte la convenienza economica per il cliente, dall’altra la copertura dei margini per Solarcity e di una quota per il leasing dell’impianto, che dopo 20 anni potrà essere riscattato e diventare di proprietà del cliente.

Ad esempio se prima si spendevano 200 $ al mese di corrente, l’azienda installerà un impianto in grado di ridurre i prelievi dalla rete a 60 $ al mese e farà pagare una bolletta da 160 $ al mese, nei quali 100 $ sono la rata per servizio e impianto.

Per il consumatore ovviamente, a livello economico, l’impianto è più conveniente installarselo a proprie spese, se ha i soldi da investire, ma la formula proposta da SolarCity è attraente perché permette di non anticipare denaro, risparmiare sulla bolletta e delegare all’azienda la responsabilità di manutenere l’impianto e garantire, per 20 anni, che produca il più possibile. SolarCity e Google guadagnano grazie alla rata del cliente, alla vendita dell’elettricità con il net-metering e dei Renewable Energy Certificates, una sorta di certificati verdi statunitensi.

La lettera agli investitori di SolarCity inviata lo scorso 18 febbraio (pdf) 

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