Quegli scenari “100% rinnovabili” e i loro punti deboli

Molti studi che dipingono ambiziosi scenari di decarbonizzazione del sistema energetico, anche quando sono scientificamente rigorosi, restano esercizi teorici, sicuramente utili, ma non dicono tutto sulla fattibilità delle trasformazioni ipotizzate. Una rassegna della letteratura esistente ne esamina i limiti, per evitare fraintendimenti.

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Su queste pagine pubblichiamo spesso studi che dipingono scenari di decarbonizzazione spinta che mostrano come sia possibile trasformare un determinato sistema energetico in “100% a fonti rinnovabili”. Lavori che, anche se scientificamente rigorosi, alcune volte sono esercizi teorici e dicono poco sulla fattibilità delle trasformazioni ipotizzate e sulla tempestica per metterlo in atto. Una distinzione che spesso viene trascurata nel momento in cui noi giornalisti raccontiamo, per forza di cose semplificando, i risultati di queste ricerche.

Insomma ci prendiamo le nostre responsabilità e parliamo a tal proposito di un altro studio: “A critical review of global decarbonization scenarios: what do they tell us about feasibility?” di Peter J. Loftus e altri autori (allegato in basso) che esamina la letteratura scientifica esistente in quanto a scenari di decarbonizzazione e spiega come capire quando queste proiezioni abbiano maggiori o minori possibilità di concretizzarsi.

Quel che emerge è che in molti casi gli scenari dipinti ipotizzano trasformazioni, ad esempio, nel calo dell’intensità energetica o nella crescita della potenza da rinnovabili, anche di un ordine di grandezza più veloci di quanto avvenuto storicamente. Trasformazioni che, per quanto spesso teoricamente possibili, verosimilmente saranno ostacolate da diversi fattori che non sempre vengono esaminati con la dovuta attenzione, come la tutela degli interessi dello status quo, l’inerzia delle infrastrutture e della società.

Una carenza assolutamente giustificabile per quello che è lo scopo di questi studi, che è di dimostrare come sia possibile cambiare un sistema energetico, ma della quale bisogna sempre tenere conto se si vuole utilizzare questa letteratura scientifica come base del dibattito pubblico e delle decisioni politiche.

I ricercatori hanno esaminato a questo scopo 11 studi con diversi approcci, sia top-down, cioè che assumono un dato obiettivo di decarbonizzazione e poi indagano su come lo si potrebbe ottenere, che viceversa bottom-up, che fanno proiezioni a partire dal presente. Scenari che ipotizzano riduzioni delle emissioni di gas serra dal 50 al 90% entro il 2050 e che in un paio di casi prevedono l’eliminazione completa delle fossili e del nucleare. Tra i più noti ci sono quelli della International Energy Agency, di Greenpeace/EREC, quelli del WWF e altri studi, anche peer reviewed (vedi grafico sotto).

Analizzandoli, come detto, si cerca di indicare gli aspetti da valutare “per aiutare i policy makers a interpretare i risultati di questi studi”. Uno di questi ad esempio è l’evoluzione dell’intensità energetica (il rapporto tra PIL e consumi di energia) ipotizzata (vedi grafico sotto). Emerge che molti tra i lavori analizzati assumono tassi di diminuzione dell’intensità energetica che non si sono mai visti nella storia.

Gli scenari che prevedono un calo più rapido, quelli del Group 4 nel grafico sotto, si legge, “assumono tassi dal -3,4 al -3,7% all’anno, circa il doppio dei più alti osservati negli ultimi 40 anni”. Il grafico qui sotto rende bene l’idea di come la base di questi scenari, specie dei più ambiziosi, richieda una rivoluzione senza precedenti nell’efficienza energetica.

Meglio vanno le cose riguardo al tasso di crescita delle potenza installata da fonti pulite ipotizzato dai vari studi: in quasi tutti si è in linea con l’andamento storico (vedi grafico sotto). Solo tre scenari, Worldwatch, Jacobson & Delucchi, e WWF, che dipingono un futuro senza nucleare, fossili o fossili con CCS, hanno previsioni che lasciano dubbiosi per la velocità con cui si aggiungerebbe nuova potenza da rinnovabili: 20-30.000 GW entro il 2030 e circa 50.000 entro il 2050.

Altra osservazione è quella sulle tecnologie: “il grado di maturità commerciale e gli specifici ostacoli da rimuovere per ciascuna tecnologia low-carbon non sono adeguatamente esaminati negli studi considerati, con le notevoli eccezioni dello scenario IEA e di quello GEA”, si legge.

Tutti gli studi, si rileva poi, sembrano concentrarsi troppo sul versante dei consumi elettrici a scapito di altri settori, come quello dell’industria e dei trasporti. La maggior parte dei lavori, infine, “tratta in maniera superficiale rilevanti ostacoli alle trasformazioni dei sistemi energetici”.

Insomma, ricordatevi (e ricordiamoci) di questo studio la prossima volta che vi parleranno di uno di questi scenari per un futuro low-carbon: sono speculazioni scientifiche che mostrano quanto a fondo e con quali costi si può trasformare il sistema energetico, se ci si impegna veramente a farlo, non road-map pratiche che indicano passo passo il cammino che si seguirà.

Detto questo vogliamo lasciarvi con un paio di osservazioni che mostrano come per la transizione energetica spinta ci sia tuutavia spazio per l’ottimismo e per scenari ambiziosi. Sulla rapidità con cui si riuscirà a installare potenza pulita, ad esempio, ricordiamo che, se solo 10 anni fa qualcuno avesse previsto la crescita di fotovoltaico ed eolico avvenuta negli ultimi anni, difficilmente sarebbe stato preso sul serio. Anche le previsioni più rosee (per le rinnovabili) anno dopo anno sono state regolarmente superate dalla realtà.

Sull’intensità energetica, invece, se è vero che tassi di oltre il -3% annuo, come quelli previsti dagli scenari più ambiziosi, sono circa il doppio dei più alti osservati negli ultimi 40 anni, a livello mondiale, ricordiamo che nel 2014 la Cina (che certo di margine di miglioramento ne aveva e ne ha molto) ha tagliato la sua energy intensity del 4,8%, dopo averla ridotta del 3,7% nel 2013 e superando di quasi un punto percentuale il target che si era data, del -3,9%.

Crediamo ad uno scenario verso il 100% a fonti rinnovabili, ma le variabili in gioco sono parecchie e non tutte esattamente di carattere energetico.

A critical review of global decarbonization scenarios: what do they tell us about feasibility?“, Peter J. Loftus, Armond M. Cohen, Jane C. S. Long and Jesse D. Jenkins (pdf)

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