Spending review. I costi standard della spesa energetica della Pubblica Amministrazione

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Una ricerca per individuare standard della spesa energetica dei Comuni da 2000 a 60mila abitanti, circa il 50% del totale, e stimare la potenzialità di risparmio nel breve periodo. E, al tempo stesso, un semplice strumento per dare un contributo all’attuazione della spending review per i consumi energetici delle Pubbliche Amministrazioni. Analisi dell'ing. Gerbo, esperto in gestione energia.

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La definizione di parametri di consumo energetico per la PA (costi standard) è uno dei supporti propedeutici irrinunciabili per attuare la spending review di settore; purtroppo l’assenza di un catasto energetico nazionale e/o locale ne impedisce l’attuazione puntuale.

Descrizione del metodo di analisi

Considerato l’obbligo delle PA di contratto di fornitura al meglio dei valori offerti attraverso il mercato libero, le tariffe energetiche dovrebbero essere sufficientemente livellate e quindi la spesa sostenuta risultare abbastanza proporzionale ai consumi (se così non fosse la maggiore spesa riveniente da tariffe alte è comunque bene emerga per una ottimizzazione tariffaria). Considerato soddisfatto il suddetto assunto, la presente ricerca si basa sulle spese documentate mensilmente dai Comuni su sistema SIOPE della Ragioneria di Stato.

Va fatto rilevare che i dati di spesa potrebbero per alcuni comuni essere “inquinati” da conguagli (anche assenza di spese di periodo), in ogni caso la applicazione del metodo su più annualità eliminerebbe la criticità.

L’analisi ha riguardato i Comuni italiani con popolazione compresa tra 2000 e 60000 abitanti. In tale contesto sono evidenziati e considerati separatamente i comuni litoranei e montani che potenzialmente hanno strutture turistiche (seconde case, alberghi, parchi, ecc.) per i quali la parametrizzazione riferita agli abitanti residenti non può essere confrontata con la parametrizzazione di quelli ordinari (peraltro escludendo i comuni con meno di 2000 abitanti di fatto non vengono già considerati i numerosi comuni ad alta densità abitativa turistica, i cui parametri unitari si prevedono molto alti, che, per la loro alta numerosità, avrebbero anche snaturato l’analisi).

I suddetti Comuni sono stati classificati secondo la zona climatica (specie per il riscaldamento) e, con lo scopo di rendere il confronto il più omogeneo possibile tra comuni simili dimensionalmente come abitanti, secondo range di popolazione (in linea con ripartizione SIOPE):

  • 2000-4999 abitanti
  • 5000-9999  abitanti
  • 10000-19999 abitanti
  • 20000-60000 abitanti

Si è provveduto a ricondurre a parametrizzazione (con dati 2013) rispetto al numero di abitanti le spese relative a energia elettrica, riscaldamento e manutenzione immobili, ottenendo valori unitari. Per le spese di riscaldamento è possibile anche la parametrizzazione in base ai giorni, peraltro sufficientemente ricompresa nel parametro riferito a zona climatica.

Ovviamente il parametro rapportato alla popolazione non è il più idoneo in assoluto (ad es. per la IP sarebbe la potenza installata, per l’energia elettrica degli edifici sarebbe la destinazione di uso e la superficie, per il riscaldamento i gg. e i volumi riscaldati).

Tale tipo di analisi statistica è da ritenersi affidabile in quanto l’uso del parametro in argomento consente di avere un primo efficace riscontro dei casi significativamente fuori media (rinforzato dalla disponibilità di molti altri valori corrispondenti di comuni similari per dimensione, clima, ecc.) da sottoporre ad approfondimento successivo.

Si è quindi proceduto a interpolazione/linearizzazione di detti valori ottenendo benchmark – target di riferimento, che in pratica individuano i costi standard in materia. Conseguentemente è possibile:

  • rappresentare lo stato attuale e individuare i Comuni con spese unitarie che si scostano fortemente da tali target
  • stimare il saving ottenibile riportando (sicuramente con alta incidenza di  interventi gestionali) ai valori target i comuni potenzialmente “più energivori”.

Il complesso analizzato

A) La baseline (anno  2013) e i Valori medi unitari per range e zona climatica (€/abitante*anno)

Sono stati presi in esame i dati SIOPE 2013 per ogni comune del range in argomento, così sintetizzabili (cliccare per ingrandire):

Si segnalano casi di Comuni che presentano dati di spesa energetica nulla, condizione questa in genere non accettabile, da approfondire. A livello nazionale risulta una spesa unitaria di 67 €/abitante*anno per consumi energetici e di 10 €/abitante*anno per manutenzione immobili. Peraltro la significativa variabilità del parametro su scala regionale induce a una analisi più articolata dei dati.

Per ogni range sopraindicato di abitanti e per ogni zona geografica a livello regionale sono stati quindi individuati i valori medi unitari. Si precisa che per scarsa significatività statistica, nel caso di pochi dati disponibili (<6 valori del range) non è stato considerato il valore medio ai fini della presente analisi.

Il quadro individuato è così sintetizzabile (nel grafico – cliccare per ingrandire – sono indicati anche i valori target successivamente illustrati):

In generale i comuni più piccoli a parità di altre condizioni hanno spese energetiche maggiori, presumibilmente a causa di una maggiore incidenza di strutture fisse (Municipio, scuole, ecc.). Si evidenziano svariate non uniformità di valore ben superiore a oscillazioni ammissibili (es. 15%) in analisi di tipo statistico.

A titolo di esempio si riporta una rappresentazione (cliccare per ingrandire) anche di livello nazionale per una fascia climatica (la zona climatica E, la più ricca di dati su base nazionale):

B) Benchmark o target ipotizzabili (€/abitante*anno)

Si è quindi proceduto a interpolazione/linearizzazione di detti valori medi unitari, sempre secondo zona climatica e range di popolazione.

Risultano i seguenti benchmark-target di riferimento, anche confrontati con la media dei valori unitari riscontrati (clicca per ingrandire):

Stima saving da miglioramento efficienza gestionale e impiantistica

Riferendosi ai benchmark-target sopra indicati è possibile stimare, considerando i soli Comuni che evidenziano spese unitarie maggiori, i risparmi possibili. Vengono considerati a parte i comuni “litoranei/montani”, per i motivi sopra descritti, per i quali comunque emergono significativi scostamenti. A livello complessivo l’analisi fornisce i seguenti risultati (vedi immagine, in cui sono evidenziati – celle colore verde militare – i casi in cui la preminenza di saving in comuni litoranei/montani è significativa).

Nel complesso si quantifica un saving potenziale di circa 615 mln€/anno (risparmio del 24%, circa 16 €/abitante*anno), di cui 314 mln€/anno (risparmio 12%) nei comuni ordinari e 301 mln€/anno (risparmio 12%) nei litoranei/montani. Supponendo un raggiungimento parziale dell’obiettivo (80% per comuni ordinari e 40% comuni litoranei/montani) e senza considerare che anche comuni sotto target di poco possono attivare azioni di miglioramento, il saving totale realizzabile nel breve periodo si può valutare in 370 mln €/anno (risparmio del 15%, circa 10 €/abitante*anno) che merita di certo un approccio sistematico attivo da parte delle Amministrazioni, supportato da sistemi di monitoraggio e analisi quali quello oggetto dello studio in oggetto.

Il risparmio è molto differenziato, grazie all’uso di benchmark variabili in base a zona climatica e range popolazione, a livello di Regione. Riferendosi ai soli comuni ordinari si può stimare di massima in 8  €/anno*abitante il saving ottenibile, pari a circa il 12% del valore medio nazionale (67 €/anno*abitante).

Come ottenere il risparmio

Ottimizzazioni gestionali. Prioritariamente occorre attuare interventi mirati di ottimizzazione gestionale (azioni fissaggio puntuale orari accensione/spegnimento impianti accompagnate per il riscaldamento da interventi di regolazione, taratura, ecc.) con risultati ottenibili in tempi “0”. Da un lato con l’uso ad esempio di datalogger attivi si stabilisce l’orario vincolato di funzionamento e dall’altro si fa un “tagliando” agli impianti, senza significativo investimento e nel rispetto del patto di stabilità, riportandoli alla loro massima efficienza possibile, in relazione alla specifica  tecnologia. Le esperienze in campo su vari Comuni hanno assicurato saving dell’8-15%. Con queste azioni in genere si fanno rientrare nei livelli di benchmark-target i consumi energetici dei Comuni più energivori.

Miglioramento efficienza impiantistica, interventi mirati. La riduzione incrementale si potrebbe ottenere a seguito di un parziale mirato ammodernamento (quindi efficientamento) delle apparecchiature degli impianti termici e di illuminazione, sia pubblica che interna dei locali, ossia interventi meno impattanti sotto il profilo investimenti e spesso rientranti nella manutenzione straordinaria e in contratti con ESCO. I saving si ritiene siano ottenibili in tempi medio –  brevi (3-8 anni per interventi di miglioramento di efficienza sugli impianti, valori minori se assistiti da incentivi, quali Conto termico, TEE, ecc.).

Confronto benchmark-target e valori medi comuni similari della stessa zona con spesa media unitaria

In generale emerge un quadro di polverizzazione diffusa con ampie possibilità di miglioramento (presumibilmente di tipo gestionale in prima battuta) a fronte peraltro di diffuse realtà caratterizzate da valori di spesa unitaria inferiore a tali target.

Per una zona definita (es. provincia – comuni con stessa zona climatica), riferendosi a benchmark-target, il confronto in argomento evidenzia sempre una diffusa e non omogenea condizione di spesa non uniforme, in base alla quale si può valutare il livello del singolo comune, in questo caso confrontato però con i parametri corrispondenti di comuni limitrofi, di cui spesso è più facile valutarne lo stato da comparare con il singolo comune in esame (vedi due esempi).

Conclusioni e proposte

Il metodo adottato si ritiene possa costituire un valido esempio di metodologia di definizione di costi standard sulla cui base attuare la “spending review”. Il metodo è un innovativo ma semplice sistema di analisi (ripetibile nel tempo e/o adottabile anche per altri  ambiti, es. sanità, sostituendo il parametro di riferimento) che consente, partendo da dati già disponibili e mantenuti aggiornati nei data base dei sistemi della PA, di:

  • valorizzare parametri unitari di benchmark-target (che si ritengono affidabili relativamente al riferimento della spesa e al numero di abitanti), semplici e utili nella operatività corrente, in genere sconosciuti anche agli addetti ai lavori
  • stimare saving (circa 15%) realistici e ottenibili sia nel breve periodo (ottimizzazioni gestionali) che nel medio periodo (diagnosi energetiche light e successivi interventi di miglioramento efficienza energetica, in linea con dettati DLgs 102/14, ecc.)
  • individuare i potenziali Comuni con spese energetiche unitarie parametriche elevate (metodologia più corretta rispetto al controllo SIOPE tra un anno e l’altro della spesa totale che non è significativo di efficienza reale del comune) e quantificarne la consistente disuniformità di spesa procapite. Il tutto con possibilità di confronto del singolo comune con quelli della propria zona per aventi  caratteristiche confrontabili

La pubblicazione e la diffusione dello studio (senza mettere i nomi dei Comuni), magari con software che lo metta a disposizione sul web per analisi da parte degli amministratori locali, dovrebbe indurre il singolo Comune a procedere ad approfondimenti amministrativi e tecnici, anche perché innescherebbe una sana competizione politica nelle Amministrazioni, magari sollecitata dai cittadini che finalmente saprebbero quanto spende la loro Amministrazione (e quindi loro stessi) per le spese energetiche.

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