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Deutsche Bank sul fotovoltaico: grid-parity nell’80% dei mercati entro il 2017

Nel giro di 3-4 anni il fotovoltaico potrebbe essere in grid parity nel 50% dei mercati potenziali e nello scenario migliore addirittura nell'80% dei mercati entro la fine del 2017. Lo prevede l'ultimo, molto ottimista, report della banca tedesca. Nuovi modelli di business spingeranno le installazioni solari, con diverse utility che entreranno in gioco.

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Il fotovoltaico è già conveniente senza incentivi rispetto all’elettricità retail in circa 40 Paesi. Nel giro di 3-4 anni potrebbe essere in grid-parity nel 50% dei mercati potenziali e nello scenario migliore addirittura nell’80% dei mercati entro la fine del 2017. Il basso prezzo del petrolio non costituisce un problema per il settore. Nuovi modelli di business spingeranno le installazioni su tetto, con diverse utility che entreranno in gioco. Ci sarà da guadagnare per chi riuscirà a commercializzare per primo le tecnologie per l’accumulo più convenienti.

A dirlo è Deutsche Bank nel suo ultimo industry focus sul settore (allegato in basso). Se recentemente ci siamo abituati a leggere report provenienti dal mondo bancario che sul solare sono addirittura più fiduciosi delle associazioni di settore, questo è senza dubbio uno dei più ottimisti.

Il solare non incentivato, scrivono gli analisti della banca tedesca, al momento ha costi di produzione tra gli 0,13 e 0,23 $/kWh (0,11-0,22 €), ben al di sotto dei costi dell’elettricità dalla rete in diversi mercati (vedi grafico sotto).

Deutsche Bank si aspetta per i prossimi 3 anni ulteriori cali dei prezzi del 5-15% l’anno e, dunque, che il costo di un impianto installato scenda fino del 40% rispetto a ora nel giro di 4-5 anni. Se ciò accadesse almeno il 50% dei mercati potenziali sarebbe in grid-parity. Se al calo dei prezzi del FV poi si associasse un aumento del prezzo dell’elettricità del 3% l’anno, entrerebbe in grid-parity un ulteriore 30% dei mercati potenziale, fino ad arrivare nello scenario più ottimistico con l’80% dei mercati in grid-parity già a fine 2017.

Con l’aumento della competitività, stima Deutsche Bank, il TAM, total addressable market, cioè il mercato potenziale cui il fotovoltaico può rivolgersi (diverso dal mercato reale, previsto per il 2015 sui 53-58 GW) passerebbe in 5 anni dai 140 GW/anno attuali a 260 GW/anno. Insomma, il solare ha davanti praterie enormi da conquistare.

Preoccupa poco la Banca tedesca il recente calo del prezzo del petrolio: la flessione del valore delle azioni di compagnie FV a seguito del crollo del barile, si legge, è dovuta a “vendite irrazionali”. Secondo gli analisti il greggio low-cost non intacca i fondamentali su cui poggia il solare: il ruolo del petrolio nella produzione elettrica è assolutamente marginale in quasi tutti i mercati e la competitività del FV si gioca soprattutto con i prezzi del kWh al consumatore.

Il report prevede per il 2015 una crescita della domanda sempre più diversificata: sul primo semestre pesa l’incertezza su mercati importanti come Giappone e Regno Unito, che però sarà compensata nel secondo semestre dalla crescita in Usa, Cina e mercati emergenti. L’equilibrio tra domanda e offerta di moduli FV secondo DB nel 2015 sarà relativamente stabile, dato che la maggior parte dei produttori non sta pianificando grandi incrementi di capacità produttiva.

Gli analisti della banca vedono con fiducia il mercato del FV su tetto, specie negli Usa: tra i driver prezzi che scendono anche grazie alla prevista rimozione dei dazi sui prodotti cinesi, modelli di business basati sul leasing e il fatto che mentre “una parte delle utility continuerà a fare lobby contro il solare” diverse compagnie elettriche statunitensi entreranno nel settore, mettendosi in competizione con gli operatori del FV.

In generale DB vede con grande interesse i nuovi modelli di business nella parte a valle della filiera: “Crediamo che le aziende impegnate nella parte financing/downstream sono quelle che genereranno più valore per gli investitori nel breve termine”, si legge. Altro sorvegliato speciale, lo storage: “con il miglioramento dei costi degli accumuli ci aspettiamo che le aziende con le soluzioni storage più economiche saranno quelle che pagheranno i maggiori dividendi agli investitori”.

Il report dà una bella iniezione di fiducia al settore, anche se andando a guardare i dati sull’Italia viene il dubbio che l’ottimismo possa essere eccessivo: ad esempio il prezzo dell’elettricità per il residenziale in Italia è ora più basso di circa 5 centesimi rispetto a quanto considerato dagli analisti DB, l’LCOE usato nei calcoli non è facilmente ottenibile in tutte le installazioni e forse, anche in conseguenza di queste premesse, l’IRR stimato sembra troppo alto (si veda tabella a pagina 21 del documento).

D’altra parte i trend descritti dalla banca sono già visibili: negli ultimi 8 anni il calo dei prezzi dei sistemi ha avuto un tasso annuale composto di circa il 15%; gli investimenti in generazione distribuita, cioè soprattutto in FV su tetto (dato Bloomberg di cui abbiamo parlato ieri) sono cresciuti del 34% nel corso del 2014; in Germania i costi degli accumuli sono scesi del 25% nel corso del 2014. Insomma, le cose potrebbero andare più lente di quanto stima la banca tedesca, ma di sicuro andranno nella direzione attesa dagli operatori del settore.

Il report Deutsche Bank (pdf)

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