Valutazione impatto ambientale, il decreto Competitività rischia di bloccare l’Italia

Con l'entrata in vigore del decreto Competitività, anche al più piccolo degli impianti, ad esempio un 3 kW fotovoltaico su tetto, può essere chiesta la Via, che allunga di mesi i tempi e spesso costa più del progetto. Una situazione che rischia di paralizzare il mondo delle rinnovabili e non solo e che si spera si risolva presto con il nuovo decreto in arrivo.

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Una notizia letta sui giornali ieri ha messo in allarme molti. Riguarda un impianto di minieolico sardo ma mette in evidenza una novità normativa che potrebbe avere impatti su molti altri progetti, anche piccolissimi e anche al di fuori del mondo rinnovabili. C’è infatti una situazione di vuoto normativo temporaneo nella quale anche per gli interventi più piccoli, come montare un pannello solare sul tetto di casa o installare un comignolo che scarichi i vapori, si può essere costretti ad affrontare la Valutazione di impatto ambientale o Via, una procedura autorizzativa laboriosa, lunga e che in certi casi può essere addirittura più costosa della stessa opera da autorizzare.

Il primo effetto della nuova norma a fare notizia si è verificato a Villanovaforru in Sardegna, dove – riporta l’Unione Sarda di ieri – è stato sequestrato un impianto minieolico da 60 kW appunto perché realizzato senza Via. Come sappiamo per impianti così piccoli la Via finora non era richiesta: tutto è cambiato con l’entrata in vigore del decreto Competitività (non dello Sblocca Italia come erroneamente riportato dal quotidiano sardo e da alcune agenzie).

Come si spiega anche nell’avviso diffuso dall’Assessorato Difesa Ambiente della Regione Sardegna (allegato in basso), infatti, l’entrata in vigore del Competitività (legge 116/2014 di conversione, con modificazioni, del D.L. 91/2014) ha modificato (con l’art. 15 , comma 1, lettera c) la disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale, introducendo alcuni emendamenti alle disposizioni di cui al Decreto legislativo 152/2006 parte II, Titolo III.

In particolare, sono state temporaneamente soppresse le soglie dimensionali da applicarsi per l’assoggettamento alla procedura di Via dei progetti elencati nell’allegato IV del D.Lgs. 152/06 (modificato da vari interventi normativi). Tradotto in parole semplici: se prima gli impianti più piccoli – ad esempio quelli a rinnovabili sotto al MW, quelli eolici sotto ai 60 kW e quelli idroelettrici sotto a i 100 kW – erano esonerati dalla verifica di assoggettabilità alla Via, ora non lo sono più.

Una modifica introdotta nel decreto Competitività a seguito di una procedura di infrazione UE: era infatti risultato in contrasto con la normativa europea, in particolare con la direttiva 92 del 2011, il fatto che la taglia di un impianto fosse l’unica discriminante in base alla quale si decideva la procedura autorizzativa.

Il decreto Competitività dunque stralcia le soglie dimensionali contestate dall’Europa e rimanda a un altro decreto, ancora da emananare, in cui si stabiliranno nuovi criteri, che non siano meramente basati sulla taglia, per individuare i progetti che devono essere sottoposti a verifica di assoggettabilità alla Via.

La situazione attuale di vuoto normativo dunque è temporanea, in attesa che arrivi il nuovo decreto, che è in fase di stesura e che fonti sentite da QualEnergia.it prevedono sarà approvato entro metà dicembre. Tutta questa confusione insomma dovrebbe essere sanata entro la fine dell’anno con le nuove linee guida che, riporta chi ha potuto vederne le bozze, andrebbero in una direzione di maggior apertura e semplificazione.

Stando alla bozza del nuovo decreto in circolazione, infatti, accanto alle soglie dimensionali, alle quali le Regioni potranno applicare riduzioni da 20 al 50%, ci saranno una serie di criteri sulla base dei quali si deciderà quando un impianto dovrà essere sottoposto a Via. Ad esempio potrà dover affrontare la Via comunque se sorge in una zona a forte intensità abitativa (> 500 abitanti/kmq), in una zona a protezione speciale o di interesse storico o se è vicino ad altri impianti: una deroga quest’ultima, scritta evidentemente con l’intenzione di affrontare il problema del frazionamento, quello cioè ad esempio dei parchi eolici fatti da decine di turbine sotto ai 60 kW, ciascuna (finora) esente da assoggettabilità a Via.

Insomma, tutto dovrebbe presto essere risolto dalle nuove norme, sperando che arrivino presto. Nel transitorio però il decreto Competitività dispone che le Regioni valutino caso per caso, disposizione che alcune come Sardegna e Abruzzo hanno appunto interpretato nel senso di richiedere a tutti la Via, creando una situazione che potrebbe paralizzare centinaia e centinaia di progetti anche piccolissimi, che ha portato al sequestro della piccola turbina sarda e che sta allarmando le associazioni delle rinnovabili.

“L’interpretazione data da Sardegna e Abruzzo è incomprensibile – osserva interpellato da QualEnergia.it Carlo Buonfrate del CPEM, il consorzio dei produttori da minieolico – anche perché c’è stata una conferenza Stato-Regioni in cui si è parlato del tema e le Regioni stanno collaborando alla stesura del nuovo decreto. Anche per mettere una girandola sul balcone, secondo queste due Regioni, ora si dovrà affrontare uno screening ambientale. Solo nel minieolico ci sono centinaia di cantieri che rischiano di essere bloccati. Si rischia di creare problemi gravissimi a tutto il settore delle rinnovabili, ma anche alle istituzioni stesse data la mole di lavoro enorme che richiederà sottoporre a Via tutti i progetti”.

“La legislazione precedente – commenta a QualEnergia.it Alessandro Visalli del Comitato FREE – era effettivamente incongruente essendo la dimensione di un impianto l’unico criterio che imponeva la verifica di assoggettabilità alla Via: si pensi ad esempio che in quel modo un piccolo impianto idroelettrico realizzato in un torrente poteva essere esonerato dalla Via a prescindere, mentre uno di taglia maggiore in una condotta forzata poteva dover affrontare la verifica. Ma ora il vuoto normativo che si è creato rischia di paralizzare l’Italia e non solo il settore delle rinnovabili. Anche per montare un piccolo impianto fotovoltaico su tetto ora può infatti essere richiesta la Via, molto più costosa dell’impianto stesso e che ruba circa 9 mesi di tempo a qualsiasi progetto e vi potranno essere soggetti anche lavori che riguardano le piccole aziende, come installare un camino per i vapori o una piccola conduttura per il gas. “

“Ora anche una fossa settica o un pollaio – continua Visalli – dovrà avviare una procedura che prevede l’ascolto di tutti, la pubblicazione sui bollettini ufficiali, la presentazione di complesse e costose documentazioni multidisciplinari, l’interessamento di funzionari istruttori e di commissioni di esperti, la decretazione regionale. Dovrà anche aspettare un tempo che usualmente è superiore a quello necessario per avere un figlio. In pieno contrasto con le sbandierate espressioni di semplificazione e sburocratizzazione, la stessa procedura si farà per un inceneritore di rifiuti e per un termocamino a pellet se riscalda acqua. Si arriva all’assurdo che progetti la cui autorizzazione a costruire è stata demandata dalla mano destra a procedure praticamente istantanee, la mano sinistra ritarda di un anno o più. E che progetti il cui costo è di poche migliaia di euro sono gravati da procedure amministrative che costano tre-quattro volte più dell’impianto. Migliaia di progetti saranno abbandonati ancora prima di essere concepiti, centinaia di milioni di euro di investimenti saranno persi per il paese”.

Come abbiamo visto la cosa non interessa solo le rinnovabili: nell’elenco – ricorda il rappresentante dei FREE – troviamo: i progetti di irrigazione e drenaggio dei suoli agricoli; il cambiamento d’uso dei suoli non coltivati ad uso agricolo intensivo; gli impianti per allevamento, la ricomposizione fondiaria; i gasdotti; gli impianti industriali per una grandissima varietà di tecnologie ed applicazioni; caseifici; birrifici, impianti di fabbricazione di pannelli; cellulosa; derivazioni acque; strade; acquedotti; canalizzazioni e bonifiche; porti turistici; elettrodotti aerei privati; villaggi turistici, alberghi, stoccaggi prodotti petroliferi (come un serbatoio di gasolio a servizio di una caldaia); terreni di campeggio, “… e tutto questo – sottolinea Visalli – senza soglia di dimensione minima. Sarà il paradiso dei Nimby e la totale paralisi. Non possiamo che augurarci che il buon senso prevalga e sia posto un argine con una tempestiva nuova regolazione che salvi il criterio di proporzionalità, insieme alla giusta attenzione alla specificità di ogni applicazione al suo contesto. ”.

 

L’avviso della Regione Sardegna (pdf)

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