Elezioni Usa, le conseguenze per clima ed energia

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Con la vittoria di martedì notte alle elezioni di medio termine, negli Stati Uniti ora i Repubblicani, notoriamente pro-fossili e contrari a tagli incisivi dei gas serra, hanno la maggioranza in entrambe le Camere. Vediamo quale potrà essere il nuovo equilibrio di potere sulle politiche statunitensi su clima ed energia.

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Martedì notte per Barack Obama è iniziato un brutto periodo: nelle elezioni di metà mandato i Repubblicani hanno conquistato la maggioranza in entrambe le Camere. Di sicuro è una brutta notizia per il clima, data l’avversione che il centrodestra americano ha per le politiche di riduzione delle emissioni. Ma, in concreto, quanto potranno essere influenzate le politiche energetiche Usa dal ribaltamento avvenuto?

A guardare come cambieranno gli equilibri al Senato c’è poco da stare allegri: oltre ad aver guadagnato la maggioranza, i Repubblicani avranno la presidenza di Commissioni importanti. Il presidente della nuova maggioranza del Senato sarà Mitch McConnell, repubblicano del Kentucky, noto per il suo amore per il carbone. In Commissione Ambiente e Lavori pubblici del Senato siederà un’altra nota paladina delle fossili come Lisa Murkowski, eletta in Alaska. La presidenza della stessa Commissione andrà ad un altro nome noto per le sue posizioni negazioniste sul cambiamento climatico antropogenico, James Inhofe, dell’Oklahoma, mentre un altro repubblicano negazionista, Ted Cruz, dal Texas, presiederà la Commissione Scienza e Tecnologia.

Due le grandi questioni sulle quali i Repubblicani si metteranno di traverso: cercheranno di impedire che l’Agenzia per l’Ambiente, l’EPA, possa regolare le emissioni di CO2 e si batteranno affinché si faccia il contestato Keystone XL Pipeline, l’oleodotto che dovrebbe portare alle raffinerie Usa il greggio estratto dalle sabbie bituminose canadesi, una delle fonti di energia peggiori per clima ed ambiente. Entrambe le decisioni, come è facile capire, avranno ricadute importanti sulla politica energetica americana e di conseguenza sui negoziati internazionali per la lotta al global warming.

Dare poteri all’EPA sulla CO2, come previsto dal Clean Air Act, è infatti l’unico modo al momento praticabile che gli Usa hanno per riuscire a ridurre le emissioni come promesso a Copenhagen. Da questo punto di vista, sembra che la vittoria repubblicana alle elezioni di metà mandato non abbia grandi possibilità di produrre effetti. Innanzitutto, il tentativo dei repubblicani di disarmare l’EPA è già stato fermato al Senato; in secondo luogo, Obama farà di tutto per difendere il taglio delle emissioni su cui si è impegnato nei negoziati internazionali; infine, se i Repubblicani riuscissero a riportare la questione nell’agenda, probabilmente l’ostruzionismo democratico riuscirebbe a neutralizzare la loro azione.

Se non potranno impedire il taglio delle emissioni tramite l’EPA, i Repubblicani con ogni probabilità continueranno però a rendere il lavoro dell’Agenzia sempre più difficile con altre leggi e tagliando i fondi. Ad esempio una proposta in discussione prevede di imporre a tutte le agenzie federali di calcolare tutti gli impatti economici indiretti dei vari regolamenti proposti e di scegliere sempre l’opzione meno costosa … ovviamente senza però considerare tra i costi quelli relativi agli impatti ambientali e sanitari.

Incerto anche il destino dell’oleodotto Keystone XL, tema sul quale i Repubblicani continueranno con la loro strategia, che consiste nell’inserire l’approvazione dell’oleodotto in leggi che parlano di tutt’altro. Qui infatti il fronte democratico è più diviso, con diversi democratici provenienti dagli Stati più fossili-dipendenti favorevoli. La stessa posizione di Obama non è netta. Il presidente, osservano alcuni commentatori, per rinsaldare i rapporti con il suo elettorato, probabilmente vorrà accantonare il controverso progetto, ma sul tema potrebbe essere costretto ad un compromesso. Obama qui potrebbe usare il suo diritto di veto, ma resta da vedere se vorrà farlo e quanto e come i Repubblicani che controllano Camera e Senato vorranno ricattarlo. Considerando che in passato non hanno esitato a spingersi fino a portare il Paese sull’orlo del default c’è di che essere preoccupati.

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