Bolletta: risparmio da rinnovabili ‘scomparso’, ora l’Antitrust indaga

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In una conferenza stampa organizzata al Senato da M5S, insieme a Federconsumatori e Adusbef, si chiedono chiarimenti per trasferire il calo dell’elettricità registrato in Borsa sulle bollette degli italiani. E si offrono alcune ricette. Adusbef ha inviato una segnalazione alla Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

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Alcuni mesi fa QualEnergia.it (Il mistero del risparmio generato dalle rinnovabili che non arriva in bolletta) poneva la questione delle inefficienze del mercato elettrico e del caro-bollette; in particolare ci chiedevamo come mai, nonostante la notevole generazione da eolico e fotovoltaico facesse registrare una forte discesa del prezzo dell’elettricità in Borsa, questo calo non si stesse riflettendo nella bolletta degli italiani. A luglio la componente energia (PE) era infatti superiore al PUN (prezzo unico nazionale) di circa 20 €/MWh.

Il PUN, come sappiamo, è una media dei prezzi sul mercato spot del giorno prima (MGP), mentre il PE riflette il mix di acquisto dell’Acquirente Unico (AU) che compra l’energia per conto dei clienti del mercato tutelato. Tra i due indicatori, solo parzialmente paragonabili un certo scosatmento c’è sempre stato, ma dal 2009 in poi la differenza è cresciuta in maniera anomala, impedendo all’effetto calmierante delle rinnovabili sul PUN di arrivare in bolletta. Dove vanno a finire quei circa 20 euro a MWh?

La stessa domanda se l’è posta oggi il senatore del M5S, Gianni Girotto, che insieme a Federconsumatori e Adusbef, ha promosso presso il Senato una conferenza stampa sul tema. Adusbef ha fatto sapere di aver inviato una segnalazione all’Antitrust che, ha dichiarato formalmente, valuterà i fatti evidenziati ai fini dell’applicabilità delle disposizioni di cui alla legge n. 287/90 (Norme per la tutela della concorrenza e del mercato).

Il commento del presidente di Adusbef, Elio Lannutti: “è l’unica autorità di cui ci fidiamo”. Per Rosario Trefiletti di Federconsumatori “ridurre il prezzo dell’energia per le famiglie è possibile e lo si può fare in pochi passaggi. Bisogna aumentare il potere d’acquisto degli italiani anche tagliando la bolletta elettrica”. L’accusa di fondo è che ci troviamo di fronte a comportamenti poco corretti da parte dei grandi produttori.

Nel corso della conferenza stampa si è evidenziato come da tempo di registri un significativo calo del PUN, ma l’aumento delle bollette elettriche è aumentato del 53% in 10 anni.

Per il senatore M5S questo aumento è causato da oneri e sussidi che vengono impropriamente inseriti in bolletta. Fa solo alcuni esempi come gli oneri per il  nucleare da smantellare (circa 300 milioni di euro all’anno) o i 48 milioni per il 2013 e 2014 erogati per il rigassificatore Olt di Livorno non operativo. Si potrebbero ridurre gli oneri – spiega Girotto – intervenendo sull’interrompibilità, sugli Interconnector coi Balcani (elettrodotto per importare energia dalla Serbia), sul capacity payment oppure sterilizzando l’Iva, che potrebbe essere spalmata solo sul prezzo all’ingrosso di energia, anziché su quello finale in bolletta.

Si chiede poi una politica che favorisca una maggior produzione e penetrazione delle fonti rinnovabili nel nostro paese, per molte ragioni: industriali, occupazionali, ambientali e sanitari e per la sicurezza degli approvvigionamenti.

Tra le ricette del M5S, oltre alla stabilizzazione dell’ecobonus (arriverà presto una risoluzione firmata da tutti i gruppi politici), anche l’introduzione di una carbon tax, una tassa sui combustibili fossili che potrebbe servire per reperire risorse importanti, oltre che a sancire il principio che ‘chi inquina paga’.

Tornando all’inchiesta di Qualenergia.it ricordavamo come la forbice tra PE e PUN dipenda soprattutto dalla differenza che esiste tra la formazione dei due prezzi: il primo è una media dei prezzi sul mercato spot del giorno prima (MGP), la PE invece riflette il mix di acquisto dell’Acquirente Unico (AU) che compra l’energia per conto dei clienti del mercato tutelato. La forbice è da ricercarsi sul fatto che l’AU compra circa il 40% dell’energia sul mercato spot (quindi in base al PUN) e il resto sul mercato a termine, con i prezzi alti. Ne risulta chiaramente che c’è chi ci guadagna, in particolare chi vende a termine e riesce a lucrare su una notevole differenza di prezzo di acquisto, mentre ci vanno a rimettere, al solito, i consumatori sia quelli del mercato tutelato, che quelli del mercato libero.

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