Aste competitive per l’eolico: un fallimento in tre atti

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Il sistema di assegnazione degli incentivi tramite aste competitive soprattutto per l'eolico è stato fallimentare. Dopo l'asta 2012 risultano in esercizio appena 217 MW e nessun MW dopo l'asta 2013. Anche quella del 2014 porterà scarsi risultati. Cosa è accaduto e quali correttivi adottare lo spiega un'analisi di Anev.

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Dopo l’entrata in vigore del nuovo sistema di assegnazione degli incentivi alle rinnovabili tramite aste competitive e in vista della sua prossima rivisitazione prevista entro il 31 dicembre 2014, è possibile fare un bilancio dopo le prime tre sessioni del nuovo meccanismo.

Per quanto riguarda l’eolico i risultati sono francamente deludenti. Questa circostanza che era stata da tempo prevista dall’ANEV (Associazione Nazionale Energia del Vento, ndr), e purtroppo si è concretizzata con un blocco pressoché totale in questo 2014 di nuove iniziative. Come emerge da uno studio effettuato dall’associazione di categoria, infatti, dell’asta 2012 il 46% dei MW risultati vincitori, e quindi aggiudicatari dell’incentivo, non sono ancora in costruzione. Dei 442 MW ammessi solo 217 MW sono in esercizio (49%) e 22 MW (5%) in costruzione (vedi grafico a destra).

Destano ulteriore preoccupazione i dati relativi all’asta 2013, che evidenziano come nessuno degli impianti ammessi, pari a 465 MW, risulti in esercizio e solo 113 MW (25%) in costruzione. Ciò evidenzia quindi come ci siano ad oggi 346 MW (75%) aggiudicatari dell’asta dello scorso anno che sono praticamente in una situazione di stallo (vedi grafico in basso).

Aggregando i dati relativi ai due anni quindi è assolutamente preoccupante rilevare come per 550 MW su 907 MW (61%!) non sia stata ancora posata la prima pietra e solo 16 impianti su 36 allo stato attuale siano destinati a produrre energia (per una visione d’insieme della situazione delle aste 2012 e 2013 sia in termini di megawatt che di numero di impianti si veda la scheda Anev, ndr).

Le perplessità si accentuano esaminando i risultati dell’asta 2014, con 356 MW contendibili, i cui risultati evidenziano come ci sia stato un progressivo innalzamento dei livelli di sconto che renderà presumibilmente irrealizzabili gran parte degli impianti in graduatoria. Purtroppo la necessità di abbreviare i tempi di realizzazione ed entrata in esercizio degli impianti, a cui si aggiunge il ritardo nell’emanazione delle regole che governeranno lo sviluppo delle rinnovabili per il periodo post-2015, ha obbligato la gran parte degli operatori a forzare la mano sulle offerte, tanto da avere sconti anche molto spinti, accentuando per questa sessione il rischio di non veder realizzati gli impianti vincitori anche se supportati da garanzie fideiussorie bancarie.

Va considerato poi un altro aspetto preoccupante, cioè la presenza tra gli ammessi di numerose società all’apparenza slegate dal mondo degli operatori industriali dell’eolico e presumibilmente riconducibili a sviluppatori che non hanno mezzi economici e tecnici o conoscenze specifiche del settore da consentire loro di realizzare autonomamente un impianto.

Alla luce di tutto ciò sembra oramai chiaro che l’esperimento delle aste ha avuto un risultato ad oggi che può considerarsi fallimentare. L’obiettivo infatti non può essere limitato ad avere sconti significativi, ma deve essere invece rapportato al livello di sconto raggiunto dagli impianti in esercizio e da questo punto di vista il risultato è pessimo. Inoltre si deve aggiungere l’aumento del contenzioso che rischia di bloccare ulteriormente anche le poche iniziative in fase di realizzazione e allontanare ulteriormente gli operatori seri. In poche parole l’introduzione di questo sistema sta portando al blocco dell’eolico, la cui percentuale di realizzazione sta progressivamente crollando e le nuove installazioni di fatto sono pochissime.

Come uscire da questa situazione? Innanzitutto prendendo quanto di buono c’è nel nuovo sistema, e cioè il fatto che la procedura competitiva ha iniziato a selezionare i progetti con una producibilità più alta. Quindi bisogna correggere le cose che non hanno funzionato e in particolare ridurre al massimo la “sindrome del vincitore”, cioè il fatto che pur di risultare vincitori alcuni partecipanti si spingano a formulare offerte poi insostenibili economicamente. Da questo punto di vista la strada migliore è di elevare l’asticella dei progetti, prima ancora che dei soggetti, partecipanti consentendo la partecipazioni solo a quelli cantierabili (escludere ad esempio la possibilità di partecipazione con la sola VIA).

Poi sembra indispensabile rendere operativo il meccanismo di scorrimento della graduatoria che oggi è inapplicabile se non dopo 42 mesi (quindi mai), sarebbe a tal fine sufficiente introdurre meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni su base di un crono programma definito che, qualora non rispettato per motivi imputabili al proponente, comporti la possibilità di sostituzione dell’operatore inadempiente al quale deve essere comunque data la possibilità di uscita con escussione parziale della garanzia ovvero di rimanere in graduatoria offrendo ulteriori garanzie. Infatti le dinamiche generate dal sistema di assegnazione degli incentivi nelle prime tre aste ha riportato prepotentemente alla ribalta il fenomeno delle società sviluppatrici, proprio ciò che si voleva combattere con l’introduzione delle aste.

Chiariamoci, questo fenomeno non è di per sé negativo, ma deve essere meglio regolamentato. Infatti se a fronte di contingenti già non abbondanti (in media 400 MW all’anno) si arriva a percentuali di realizzazione della metà il risultato è che l’industria eolica nazionale rischia un drastico blocco. In conclusione è auspicabile che tale tendenza vada tempestivamente interrotta con politiche di rilancio del settore eolico, in particolare con l’emanazione dei correttivi per le prossime aste e contingenti entro la fine del 2014 come previsto dalla normativa vigente.

L’eolico è infatti una tecnologia che con la maturità tecnologica e con l’efficienza dei costi raggiunta, risulta essere ancora molto promettente e in prospettiva una tecnologia vincente. Senza le adeguate correzioni ai sistemi di sviluppo si rischia di compromettere in maniera irreversibile un intero settore industriale, che dal 2000 ad oggi ha visto una crescita costante delle presenze industriali sul nostro territorio, che ha contribuito in maniera significativa alla crescita occupazionale, raggiungendo alla fine del 2013 oltre 30.000 addetti, garantendo al nostro Paese una esportazione di tecnologia e componentistica di assoluto rilievo.

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